Una domanda interna debole, che dura già da diversi mesi, alla quale si aggiunge un rallentamento dell’export, sono le cause di una situazione che diventa preoccupante per la produzione industriale italiana.
Nonostante il recupero stimato in maggio e giugno (+0,5% e +0,2% rispettivamente) il Centro Studi Confindustria si attende una diminuzione nel trimestre in corso dello 0,7% rispetto al primo trimestre e quindi un contributo negativo dell’industria alla dinamica del PIL.
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Produzione industriale, ecco i numeri di Confindustria
Secondo il Centro Studi Confindustria le condizioni dell’economia italiana restano deboli e le attese degli operatori sono ancora orientate a un diffuso pessimismo. Nel secondo trimestre il valore aggiunto dell’industria contribuirà negativamente alla dinamica del PIL, che è attesa piatta e con rischi al ribasso.
Il centro rileva un aumento della produzione industriale dello 0,5% in giugno su maggio, che a sua volta registra un incremento dello 0,2% su aprile. La variazione congiunturale nel secondo trimestre è di -0,7%, dopo il +1,0% nel primo.
La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, arretra in giugno dell’1,2% rispetto allo stesso mese del 2018; in maggio è stimata scendere dell’1,4% anno su anno. Gli ordini in volume registrano un calo congiunturale in giugno (-0,4% su maggio, -1,6% sui dodici mesi) dopo un marginale recupero in maggio (+0,3% su aprile, +0,2% anno su anno).
La domanda interna debole frena la produzione
Secondo l’analisi del CSC la dinamica della produzione è stata frenata da una forte debolezza della domanda interna, specie nella componente investimenti, e da una domanda estera che, secondo gli operatori, ha frenato a causa della recrudescenza delle tensioni commerciali internazionali. L’anello debole della fase congiunturale attuale resta, comunque la domanda interna.
Cala la fiducia, aumenta il risparmio e si fermano consumi e investimenti
Una situazione che nasce da un meccanismo che mette insieme diversi fattori sensibili che, una volta connessi tra loro , permettono di fare una fotografia completa della dinamica economica italiana.
In primo piano la fiducia, che è diminuita in giugno e nel secondo trimestre sia tra le famiglie che tra le imprese. Tra le famiglie è scesa ai minimi da agosto 2017, con un peggioramento netto delle valutazioni sulla situazione economica personale, sulle attese di disoccupazione e sulle prospettive dell’economia italiana. La prolungata condizione di incertezza genera, infatti, un circolo vizioso che, attraverso un aumento del risparmio, frena consumi e investimenti e produce effetti negativi sulla dinamica dell’economia italiana.
Un andamento calante della fiducia dei consumatori genera, quindi, effetti sull’economia reale attraverso una gestione molto parsimoniosa dei bilanci che determina un aumento del tasso di risparmio (a scopo precauzionale). Già nel primo trimestre la quota di risparmio era salita all’8,4% del reddito disponibile nonostante un forte aumento del potere d’acquisto.
Tra le imprese la fiducia è scesa ai minimi dal 2016 ed è tornata a diminuire nel manifatturiero, dopo il temporaneo recupero di maggio. Il peggioramento ha riguardato tutte le componenti e, nel secondo trimestre, è stato particolarmente marcato per gli ordini (specie quelli esteri), per i giudizi sui livelli di produzione e per le attese sull’occupazione.