Gli imprenditori lombardi non si sono fatti impressionare dal decreto crescita appena presentato dal Governo, anzi. In un confronto avuto oggi con il vicepremier Luigi Di Maio, Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda, snocciola tutto quello che non convince della politica industriale dell’attuale Governo.
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Via quota 100 per abbassare il cuneo fiscale
Le critiche più pressanti sono sulla famigerata quota 100 che, a giudizio di Bonomi, “aggrava il debito previdenziale e ne addossa iniquamente i costi ai più giovani oltre ad abbassare il tasso di occupazione”.
Bonomi concede qualcosa invece sul reddito di cittadinanza, che però deve essere lasciato “solo nella sua componente di potenziamento della lotta alla povertà del Rei”. E dice di non volersi neanche soffermare sulla possibilità che nella prossima legge di bilancio siano trovate le risorse per l’aliquota Irpef al 15% per i redditi familiari sino a 3o mila euro.
Ma Assolombarda ne ha anche per il governo Renzi e chiede la fine degli 80 euro “che non hanno significativamente innalzato la propensione al consumo”.
Il presidente degli industriali lombardi propone che i 20-25 miliardi che si libererebbero se venissero accolte le richieste degli imprenditori vengano impiegati per un drastico “universale e permanente abbattimento del cuneo fiscale. E la nostra proposta e di traslarlo non a noi imprese, ma integralmente ai lavoratori fino a 35 mila euro di reddito lordo”.
E poi ci vuole una ripresa integrale delle agevolazioni per Industria 4.0 soppresse e ristrette e del credito d’imposta destinato a ricerca e sviluppo, che è stato ridimensionato nella scorsa legge di bilancio e che nel decreto crescita può registrare sì una proroga, ma con un ulteriore ribasso.
Sventare il precipizio di una nuova recessione
Le richieste arrivano alla fine di un discorso in cui Bonomi chiede di “sventare il precipizio della nuova recessione e di evitare un nuovo 2011. Ma l’azione del governo non sembra andare in questa direzione. Lo sblocca cantieri non è quel che abbiamo chiesto per mesi”.
Le agevolazioni alle imprese previste dal Decreto Crescita “sono un mix di positivo ripristino di agevolazioni come il superammortamento”, ma altre misure, come l’accresciuta deducibilità dell’Imu e il taglio Ires, dovrebbero portare “zero euro” di minori entrate nel saldo complessivo 2019 fino a un massimo di 172 milioni nel 2021: “una ben misera frazione dei miliardi cassati alle imprese attraverso la cancellazione di Ace e Iri e persino dei 2,1 miliardi abbinata alla mini Ires”.
Le replica di Di Maio: puntare su export e tutela del Made in Italy
Tranquillo e con il sorriso sulle labbra, Luigi Di Maio ha rivendicato quello che l’esecutivo ha fatto e sta facendo, ricordando che l’intera Europa è stata colpita dal rallentamento delle economie e che proprio per questo bisogna “ragionare su una politica industriale europea“.
Per superare questo momento difficile bisogna puntare sull’export, ragion per cui “bene abbiamo fatto a firmare gli accordi per la via della seta”. La prossima settimana – ha ricordato il vicepremier – è prevista una missione nel Dubai, senza dimenticare il piano Ice da 140 milioni di euro.
Ma il Governo crede molto nel recupero di almeno una parte di quei cento miliardi di euro che se ne vanno a causa dell’abuso dell’Italian sounding (prodotti alimentari stranieri che di italiano hanno solo il nome), tanto che nascerà “un bollo di Stato per i prodotti made in Italy”. E poi c’è il lavoro sulla blockchain che aiuterà a contrastare i falsi garantendo la tracciabilità della filiera.
“Il ripristino del superammortamento dimostra che siamo capaci di tornare indietro, non siamo rigidi”, ha osservato Di Maio che ha evidenziato anche l’introduzione dell’Intelligenza artificiale per il portale incentivi.gov.it che aiuterà gli imprenditori a trovare con facilità gli aiuti a disposizione per le loro attività.
L’abbassamento del costo dei brevetti, lo sblocco del fondo di garanzia con un tetto di finanziamento che arriva fino a cinque milioni e i 140 milioni per le aree di crisi sono gli altri provvedimenti annunciati da Di Maio che se ne va con un applauso. Ma la distanza rimane ampia.