Dopo il recupero-record messo a segno nel 2021, l’industria italiana dei beni strumentali registrerà quest’anno un brusco rallentamento della crescita, passando dal +21,6% del 2021 (50,4 miliardi di euro) al +1,3% del 2022 (51 miliardi). Sono i dati resi noti dal Gruppo Statistiche di Federmacchine, la Federazione che riunisce le associazioni dei produttori di macchinari e beni strumentali.
A generare questo piccolo incremento di fatturato, che comunque garantirà al mercato di rimanere su livelli elevati, sarà soprattutto la domanda estera: l’export infatti, è atteso in crescita del 2,1% a quota 33,5 miliardi di euro, portando il rapporto export/fatturato al 65,7%.
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Gli Stati Uniti si confermano primo mercato
Guardando in dettaglio i dati di consuntivo relativi al periodo gennaio-marzo 2022, le esportazioni di beni strumentali italiani sono cresciute dell’8,8% rispetto allo stesso periodo del 2021.
Osservando la classifica di destinazione dell’export, nei primi tre mesi si confermano sostanzialmente le posizioni registrate nel 2021: Stati Uniti (613 milioni; +13,7% rispetto gennaio-marzo2021); Germania (584 milioni, +5,9%); Francia (366 milioni di euro; +4,5%); Cina (319 milioni -0,9%); Spagna (206 milioni; +13,2%).
L’unico arretramento è relativo ai paesi extra-UE, determinato per lo più dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina: Russia (-18,3%), Ucraina (-55,3%), Bielorussia (-43%) ma anche Turchia (-9,3%) e Regno Unito (-9,1%). Bene invece le vendite in Svizzera (+21,8%).
Il mercato interno
Le consegne dei costruttori sul mercato interno registreranno invece una leggera contrazione portandosi a quota 17,5 miliardi (-0,3%).
Il consumo interno, determinato dalla somma delle consegne dei costruttori italiani sul mercato nazionale e delle importazioni, risulta in crescita del 2,4% a quota 27,8 miliardi di euro. Il merito è chiaramente delle importazioni, che crescono del +7,4% portandosi a quota 10,3 miliardi di euro.
Lesce: “Servono interventi straordinari nella cornice europea”
“Il 2022 appare decisamente più complesso del 2021”, commenta Giuseppe Lesce, presidente di Federmacchine. “Inflazione in accelerazione; ostacoli al funzionamento delle catene di fornitura; aumento della volatilità dei mercati finanziari; ulteriori rialzi dei prezzi delle materie prime, di quelle energetiche e dei beni alimentari sono tutti fenomeni che fanno ormai parte del nostro quotidiano. Perfino l’avvicinarsi della parità tra euro e dollaro, che in effetti dovrebbe sostenere l’export dei paesi dell’Unione verso gli Stati Uniti e verso le aree legate alla moneta americana, preoccupa poiché rischia di far crescere ancora di più i prezzi di materie prime ed energia”, aggiunge.
Di qui la richiesta al Governo “di interventi straordinari mirati a ridurre gli effetti più pesanti derivati dalla pandemia prima, e dalla guerra poi”.
In ogni caso, sottolinea Lesce, “l’Europa deve muoversi unita se vuole veramente difendere il suo patrimonio culturale e economico fatto di conoscenza, manifattura e regole condivise”.
Lesce: “Incentivi 4.0 diventino strutturali”
Lesce sottolinea anche il ruolo fondamentale degli incentivi previsti dal Piano Transizione 4.0 alla ripresa del mercato nazionale.
“Il processo di transizione 4.0, avviato ormai da parecchi anni, è in una fase cruciale del suo dispiegamento perché la consapevolezza della necessità di innovare gli impianti manifatturieri si sta allargando ad una platea sempre più ampia di imprese”, dice.
“Per questo riteniamo che gli incentivi 4.0 debbano divenire strutturali, così da accompagnare in modo continuo e costante l’evoluzione tecnologica delle fabbriche. Alle autorità di governo chiediamo quindi di ragionare su un sistema che preveda il mantenimento di queste misure anche oltre il 2025″.
Per favorire il processo di ammodernamento del parco macchine, è inoltre “assolutamente necessaria la revisione della normativa sugli ammortamenti che è molto importante per le decisioni di investimento delle aziende. Le norme italiane sono ferme a tabelle stabilite nel 1988, ormai completamente obsolete nel rappresentare i tempi di deperimento dei moderni beni strumentali. Addirittura, ci sono tipologie di beni neppure previste dalle tabelle. Rispetto a questo punto, i nostri imprenditori sono in netto svantaggio rispetto ai colleghi esteri”, sottolinea Lesce.