MERCATI

Beni strumentali, dopo i numeri record del 2022 anche il 2023 chiuderà in crescita

L’industria italiana dei beni strumentali si lascia alle spalle un 2022 da record, con il fatturato in crescita del 10,7% a quota 55,4 miliardi di euro. A trainare le vendite soprattutto il boom della domanda da parte delle imprese italiane, grazie alla spinta degli incentivi. Federmacchine prevede un 2023 di ulteriore crescita, anche se a un ritmo più moderato. Bruno Bettelli nominato nuovo presidente della federazione. Intanto Marchesini (Confindustria) spiega a che punto sono i contatti con il Governo sul piano Transizione 5.0…

Pubblicato il 12 Lug 2023

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L’industria italiana dei beni strumentali si lascia alle spalle un 2022 da record, con il fatturato in crescita del 10,7% a quota 55,4 miliardi di euro – una cifra che rappresenta il 2,9% del PIL – e sta navigando un 2023 di ulteriore crescita, anche se a un ritmo più moderato: l’anno in corso, secondo le stime del Gruppo Statistiche di Federmacchine, dovrebbe chiudersi a quota 57,7 miliardi, registrando un ulteriore +4,1% rispetto al 2022.

Il grafico che segue mostra l’andamento del fatturato dal 2008.

Ricordiamo che Federmacchine è la federazione che in seno a Confindustria raggruppa i costruttori di macchinari di 12 comparti: macchine utensili, per il packaging, per il tessile, il legno, la plastica, la ceramica, laterizi, vetro, pietre naturali, calzature, gomma e sistemi per la trasmissione di potenza.

Boom della domanda da parte delle imprese italiane

A trainare la crescita nel 2022 è stata soprattutto la domanda da parte delle imprese manifatturiere italiane. Il consumo complessivo di macchinari da parte delle nostre imprese ha toccato il valore record di 31,7 miliardi di euro, il 18,1% in più rispetto all’anno precedente. Il boom della domanda ha fatto crescere sia le consegne dei costruttori italiani sul mercato interno (19,8 miliardi di euro, +15,2%) sia le importazioni (11,9 miliardi, +23,1%).

Tornando alle performance dei costruttori italiani, anche le esportazioni sono aumentate considerevolmente, portandosi a un valore di 35,6 miliardi di euro (+8,4%), che superando quello del 2018, segnano anch’esse un record.

I principali mercati di destinazione sono risultati: Stati Uniti (4,7 miliardi di euro, +17,1%); Germania (3,8 miliardi, +8,6%); Francia (2,4 miliardi, +11,9%); Cina (1,9 miliardi, -6,2%) e Turchia (1,5 miliardi, +7%).

In calo il rapporto export-fatturato

Complessivamente i costruttori italiani hanno venduto all’estero il 64,3% della loro produzione: un valore che rappresenta il minimo storico degli ultimi dieci anni e che è dovuto, più che al calo dell’export, alla crescita forte e costante registrata in questi ultimi anni dalla domanda nazionale. Basti pensare che le consegne sul mercato interno sono passate da meno di 10 miliardi nel 2013 a quasi 20 miliardi nel 2022: un boom che non si può non valutare anche in considerazione degli incentivi presenti sin dal 2016, quando esordì il superammortamento.

Il grafico che segue mostra invece l’andamento del consumo di macchinari da parte delle fabbriche italiane: anche da qui si nota il boom avvenuto negli ultimi dieci anni, con un valore degli acquisti quasi raddoppiati.

Un 2023 ancora in crescita (grazie agli ordini già acquisiti)

L’anno in corso, come anticipavamo, farà segnare ancora una crescita per tutti i principali parametri di riferimento.

Il fatturato dei costruttori italiani crescerà a 57,7 miliardi (+4,1% rispetto al 2022). L’export si attesterà a 36,7 miliardi di euro (+3%).

Il consumo interno raggiungerà il valore di 33,5 miliardi di euro (+5,6%). Ne beneficeranno sia le importazioni, attese in crescita, del 4,8%, a 12,5 miliardi di euro, sia le consegne dei costruttori che dovrebbero arrivare al valore di 21 miliardi, +6,1% rispetto all’anno precedente.

A proposito di export, il presidente uscente di Federmacchine, Giuseppe Lesce, ha ricordato che una “recente ricerca Ingenium, realizzata da Confindustria e Federmacchine, ha messo in luce un potenziale di 16 miliardi di export non ancora realizzato che è certamente alla portata delle imprese del comparto”.

Il peso degli incentivi sul futuro del comparto

Per il 2023 dunque il trend è ancora positivo, soprattutto se si considera che è una crescita rispetto a un anno record come il 2022.

Tuttavia va sottolineato come i volumi delle vendite siano in gran parte merito di ordini acquisiti lo scorso anno, mentre la raccolta ordini del 2023 – almeno stando alle rilevazioni di alcuni comparti nei primi mesi del 2023 – appare in deciso calo, anche a causa del dimezzamento degli incentivi previsti dal piano Transizione 4.0.

A questo proposito Lesce ha sottolineato che gli incentivi 4.0 “hanno funzionato e stanno funzionando molto bene: ogni cantesimo che lo stato mette negli incentivi torna indietro con gli interessi in termini di competitività del sistema Paese”.

Transizione 5.0, le proposte di Federmacchine

L’associazione accoglie quindi “con favore l’idea di destinare a favore di queste misure un plafond adeguato di risorse disposte dalla rivisitazione del PNRR che dovrebbe essere integrato con i fondi RePower EU per la transizione energetica”. Il riferimento è all’iniezione di almeno 4 miliardi per il potenziamento del piano Transizione 4.0 e la sua evoluzione in piano Transizione 5.0 che il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso ha recentemente confermato.

Federmacchine auspica un sistema “modulare” di crediti di imposta incrementali, in cui all’attuale credito di imposta per gli investimenti in tecnologie di produzione digitali di ultima generazione “debba aggiungersi un secondo credito di imposta per gli investimenti in macchinari che vengono integrati tra loro per dar vita ad un sistema che implementa le due catene del valore, fisica e digitale. Infine, ci dovrebbe essere una terza misura che garantisca un credito di imposta per la sostenibilità, così da spingere le aziende verso la green manufacturing, in linea con le direttive europee”, ha spiegato Lesce.

Transizione 5.0, le proposte di Confindustria

All’incontro ha partecipato anche Maurizio Marchesini, imprenditore del settore nonché vicepresidente di Confindustria, che ha detto: “Per la prossima legge di bilancio al Governo chiederemo innanzitutto la stabilizzazione del taglio del cuneo fiscale”.

Sugli incentivi del prossimo piano Transizione 5.0, Marchesini ha detto che “siamo già in ritardo perché in genere a luglio di discute già dei dettagli, mentre siamo ancora alle proposte”.

L’idea che sta prendendo corpo, ha detto, è quella di un meccanismo con “una struttura simile a quella prevista dal piano Transizione 4.0, quindi senza controlli ex ante, come vorrebbe invece l’Agenzia delle Entrate”.

In secondo luogo Confindustria chiede intanto “aliquote importanti per la digitalizzazione – il 40% – 50% – perché siano realmente attrattive” nonché qualcosa per la formazione.

Poi al tema della digitalizzazione si affianca il tema della transizione green, “che è la parte più complessa”. Sul punto sarà necessario presentare un progetto e una sua validazione, ma “senza uscire dai metodi del 4.0 che pure prevedono la perizia per gli investimenti più importanti”.

Le risorse possono arrivare dal PNRR, perché le imprese sono in grado di utilizzarle e “sono sempre impieghi relativi al digitale e al green che sono i temi del PNRR”.

Bruno Bettelli nuovo presidente

Federmacchine ha anche proceduto al rinnovo delle cariche sociali.

A sostituire Lesce alla guida della  federazione per il biennio 2023-2024 sarà Bruno Bettelli, cofondatore presidente e Ceo di I-tech di Sassuolo, azienda specializzata nella realizzazione di sistemi di preparazione e distribuzione intra logistica di prodotti coloranti liquidi quali smalti, inchiostri, vernici e altri prodotti chimici.

Bettelli, imprenditore classe 1968, è inoltre cofondatore di Estra Srls, azienda nata nel marzo 2023 e specializzata nella creazione di contenuti pubblicitari per il settore della meccanica strumentale.

Negli ultimi due anni è stato membro del consiglio direttivo di Federmacchine, mentre dal 2020 è vicepresidente di Acimac, l’associazione dei costruttori italiani di macchine e attrezzature per la ceramica.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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