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Attacchi informatici in aumento nel primo semestre del 2024: in Italia è il manifatturiero il settore più colpito

Il rapporto dell’Agenzia italiana per la sicurezza informatica (Clusit) conferma la tendenza in crescita degli attacchi informatici a livello globale nel primo semestre del 2024 (+23% sullo stesso periodo del 2023). Diminuiscono gli attacchi “critici”, ma aumentano quelli con gravità “elevata”, che sono il 50% del totale. A livello globale è la sanità il settore più colpito, mentre in Italia per la prima volta è la manifattura a detenere questo primato.

Pubblicato il 07 Nov 2024

OEE e fermo impianto


Continua, anche nel primo semestre del 2024, il trend di crescita degli attacchi informatici: sono 1.637 quelli registrati a livello mondiale, con una media di 273 attacchi cyber al mese: è quanto evidenzia il rapporto Clusit (Agenzia italiana per la sicurezza informatica).

Il dato, che rappresenta un aumento del 23% rispetto allo stesso periodo del 2023, è definito “preoccupante” dai ricercatori, considerando che lo scorso anno si era registrato un amento a livello globale dell’11% rispetto all’anno precedente.

Per quanto riguarda l’Italia, il primo semestre ha fatto registrare una lieve flessione del numero degli attacchi, che rappresentano il 7,6% del totale. Tuttavia, sottolinea il rapporto, è ancora presto per parlare di una vera diminuzione degli attacchi e il loro numero resta comunque sproporzionato rispetto alla popolazione e al Pil del Paese.

Se gli attacchi “critici” risultano in diminuzione sia in Italia che nel mondo, crescono invece quelli di gravità “elevata” (+8%), che rappresentano il 50% del totale.

Per la prima volta è la manifattura il settore più colpito dai criminali informatici nel nostro Paese, con un aumento del 19% rispetto al 2023. Tuttavia, a preoccupare è la crescita degli attacchi nel settore sanitario (il più colpito a livello mondiale): +83% rispetto allo stesso periodo del 2023.

La tendenza degli attacchi informatici nel mondo negli ultimi cinque anni

L’analisi dei ricercatori ha preso in particolare considerazione l’arco temporale degli ultimi cinque anni, evidenziando un incremento degli attacchi nel mondo del 110% dal 2019 al 2024.

Nel primo semestre del 2024 si è verificato il 13% degli attacchi portati a termine nei cinque anni. Si tratta del numero di incidenti più elevato di sempre, ben oltre la linea di tendenza previsionale stimata sulla base dell’andamento dell’ultimo quinquennio.

Se, cinque anni fa, i ricercatori di Clusit rilevavano a livello globale una media di 4,5 eventi al giorno, oggi ne classificano mediamente nove.

Oltre alla crescita costante della frequenza degli incidenti, anche la valutazione dell’indice di gravità degli attacchi registrati dai ricercatori di Clusit è andata aumentando anno dopo anno, rappresentando così un ulteriore fattore di moltiplicazione dei danni.

Complessivamente, nel primo semestre di quest’anno l’81% degli eventi registrati ha avuto impatti gravi verso gli obiettivi, in linea con lo scorso anno. Oltre un terzo ha avuto un impatto “critico”, percentuale in calo rispetto allo scorso anno (dal 38% al 31%) a favore degli eventi di severity “alta”, in aumento dell’8% rispetto allo scorso anno (dal 42% al 50%).

“Oltre all’incremento dei danni causato dal cybercrime e dalle normali attività di intelligence che osserviamo ormai da molti anni, si conferma nel primo semestre 2024 la fase di conflittualità cibernetica diffusa in cui siamo entrati nel 2022, ulteriormente cresciuta nel 2023 anche a causa dell’allargamento del conflitto tra Israele e le milizie islamiche supportate dall’Iran in vari paesi dell’area medio-orientale”, commenta Sofia Scozzari, del comitato direttivo Clusit.

L’andamento del cyber crime in Italia

Nel primo semestre di quest’anno, i ricercatori di Clusit hanno registrato un lieve calo nel numero degli attacchi nel nostro Paese rispetto allo stesso periodo del 2023, con un totale di 124 eventi, corrispondenti al 7,6% del totale.

Tuttavia, come confermato nel corso della presentazione del Rapporto Clusit, il numero significativo di eventi continua a indicare una situazione di allerta in Italia.

Come nel resto del mondo, gli attacchi critici sono stati in diminuzione (8% rispetto al 13,5% del 2023), a dispetto quelli di gravità elevata, che invece hanno rappresentato il 50% del totale, in crescita rispetto allo scorso anno e in linea con il dato globale.

“I dati parziali del primo semestre 2024 mostrano una leggera diminuzione degli incidenti avvenuti in Italia; sono segnali positivi ma che riteniamo prematuro considerare come un alleggerimento della pressione, e che potrebbero essere causati da una fluttuazione stagionale. In ogni caso, anche nel primo semestre 2024 il numero di incidenti subiti dal nostro Paese è sproporzionatamente alto rispetto alla nostra popolazione ed al Pil nazionale in rapporto col Pil mondiale, il che certamente merita un’attenta riflessione ed azioni concrete di mitigazione”, spiega Andrea Zapparoli Manzoni, del comitato scientifico Clusit.

Gli attacchi rilevati nel nostro Paese sembrano tuttavia danneggiare in maniera meno critica rispetto al resto del mondo: gli incidenti con impatto grave sono infatti notevolmente più bassi (8% contro 31%). Risultano molto più numerosi gli incidenti con impatto medio, ma i loro danni sono più circoscritti (41% contro 19%).

Le finalità degli attacchi informatici nel mondo e in Italia

Il cybercrime, che caratterizza le attività volte al guadagno economico, è stato la prima causa degli attacchi nel mondo nel primo semestre 2024, rappresentando il 88% del totale. Questo tipo di attacchi risulta in crescita di 5 punti percentuali rispetto al primo semestre del 2023 e di oltre 23 punti percentuali rispetto al primo semestre 2023).

A completare lo scenario, si sono verificati nel periodo attacchi riconducibili ad azioni di hacktivism (6%), a espionage/sabotage (4%) e information warfare (2%), tutti in lieve decrescita percentuale rispetto al 2023.

I ricercatori di Clusit hanno notato che la tendenza complessiva degli incidenti causati da attacchi a sfondo politico, sociale e di information warfare sembra tornare negativa, nonostante l’acuirsi e l’estensione progressiva dei conflitti già attivi nel 2023.

Occorre tuttavia ricordare, precisano i ricercatori, che diversi governi – ed in particolare Russia, Nord Corea e Cina –, utilizzano gruppi cybercriminali come esecutori materiali di alcune attività di intelligence, complicando il quadro dell’attribuzione delle reali motivazioni di un buon numero di incidenti.

Anche nel nostro Paese sono stati nei primi sei mesi di quest’anno gli attacchi con finalità di cybercrime ad avere il maggiore impatto nello scenario complessivo (71% dei casi, contro il 63,5% del 2023) – seguito da hacktivism, fenomeno che continua a mantenersi su percentuali più elevate rispetto al resto del mondo (29%).

Analizzando la situazione italiana, gli autori del Rapporto Clusit hanno però evidenziato che, rispetto al secondo semestre del 2023, da gennaio a giugno del 2024 si è registrata una diminuzione del cybercrime (-17% degli attacchi) e dell’hacktivism (-50% degli attacchi).

Il calo del fenomeno dell’hacktivism, spiegano i ricercatori, contribuisce per due terzi alla diminuzione complessiva degli attacchi. A diminuire sono anche gli attacchi di tipo DDoS (denial of service), tradizionalmente tra i più utilizzati dagli attivisti, che sono calati del 52%.

“Tuttavia, le organizzazioni italiane risultano particolarmente vulnerabili a iniziative con finalità dimostrativa, di natura politica o sociale: infatti, oltre un terzo del totale degli incidenti classificati come hacktivism a livello globale è avvenuto ai danni di enti o imprese italiane”, spiega Luca Bechelli, membro del comitato scientifico di Clusit.

Non sono stati registrati nel nostro Paese casi di espionage/sabotage e information warfare.

Chi viene colpito nel mondo: nel settore news/media la crescita maggiore

Quasi un incidente su cinque nel primo semestre 2024 è stato rivolto al settore della sanità, che risulta il più attaccato a livello mondiale, con il 18% degli incidenti (erano il 14% nel 2023). In valore assoluto, si tratta di 296 incidenti in soli sei mesi, pressoché lo stesso dato dell’intero 2022 (304 attacchi).

Secondi, tra gli obiettivi, con il 16% degli attacchi, i “multiple targets”, bersagli appartenenti a diversi settori colpiti contemporaneamente con l’obiettivo di mietere il maggior numero di vittime possibile, in costante crescita rispetto al passato.

Segue il settore governativo, militare e delle forze dell’ordine, con il 13% degli attacchi, e il settore finanziario e assicurativo, con l’8%, che mostra un’incidenza sul totale in calo del 3% rispetto al 2023.

Superando in un semestre il numero degli incidenti dell’intero anno precedente, Il settore news/multimedia registra invece il triste primato di crescita di tutta la classifica, raggiungendo l’ottavo posto dal dodicesimo del 2023.
Anche nel comparto delle associazioni ONG e di categoria, del commercio all’ingrosso e al dettaglio, così come dell’energia e utilities, il numero degli incidenti del I semestre 2024 supera, in qualche caso in modo significativo, il 70% del totale dell’intero 2023.

Attacchi informatici, in Italia è il settore manifatturiero ad essere il più colpito

In Italia, cambia lo scenario: nel primo semestre 2004 è stato il comparto manifatturiero la prima vittima, con il 19% degli attacchi informatici (in crescita dal 13% nel 2023).

Da notare che oltre un quarto (28%) del totale degli eventi cyber rivolti al comparto globale riguarda realtà manifatturiere italiane, ricalcando la peculiarità del tessuto economico del nostro Paese, come hanno rilevato gli autori del Rapporto Clusit.

Seguono i “multiple targets”, con il 13% degli attacchi e il settore governativo, militare e delle forze dell’ordine, con l’11% degli attacchi.

Appaiono inoltre particolarmente presi di mira anche i settori trasporti e logistica (11%), la sanità (9%), il settore professionale /scientifico/tecnico (8%) e associazioni ONG e di categoria (7%). Seguono i comparti ICT, arti /intrattenimento (entrambi al 4%) e finanziario/assicurativo, che si attesta poco sopra il 2%.

È, tuttavia, il settore sanitario italiano a destare le maggiori preoccupazioni se guardato in prospettiva temporale, come hanno evidenziato i ricercatori di Clusit. Infatti, nel primo semestre 2024, gli incidenti rilevati ai danni di questa categoria sono comparabili in numero a quelli individuati nell’intero anno 2023.

La crescita rispetto allo stesso periodo dello scorso anno è pari all’83%, confermando la preoccupante tendenza che vede un significativo aumento dell’attenzione da parte dei cybercriminali nei confronti di un comparto particolarmente critico.

La geografia degli attacchi: Europa sempre più nel mirino dei criminali informatici

Nel semestre gennaio-giugno 2024 si conferma la preponderanza di vittime americane (41% degli attacchi, in leggera diminuzione rispetto al 2023); il 29% è stato sferrato verso l’Europa (in crescita rispetto al 23% del 2023).

Letto in valore assoluto, con 469 incidenti che hanno avuto vittime in Europa, il dato evidenzia che nel solo I semestre 2024 si sono registrati nel nostro continente circa il 75% degli incidenti di tutto il 2023.

In Asia è stato registrato l’8% degli attacchi mondiali. Secondo i ricercatori di Clusit, considerato il peso rilevante dell’economia del continente a livello mondiale, il valore potrebbe essere influenzato dall’ancora limitata efficacia di normative che obbligano le organizzazioni a notificare gli incidenti più gravi.

Il 17% degli attacchi informatici è avvenuto parallelamente verso località multiple, mentre rimane marginale la componente, sul totale, degli incidenti riferibili ad Oceania (4%), comunque in crescita, e Africa (1%).

Le tecniche d’attacco nel mondo: il ransomware resta quella più utilizzata

Nel primo semestre 2024 oltre un terzo degli attacchi nel mondo è stato causato da malware (34%). Sebbene questa categoria comprenda molte tipologie di codici malevoli, il ransomware è in assoluto quella principale e maggiormente utilizzata grazie anche all’elevata resa economica per gli aggressori, che spesso collaborano fra loro con uno schema di affiliazione, come hanno commentato gli autori del Rapporto Clusit.

Gli incidenti basati sullo sfruttamento di vulnerabilità costituiscono come nel 2023 la seconda tecnica più utilizzata (al 14%, in discesa di 4 punti percentuali rispetto al 2023).

Il phishing risulta stabile (8%) al terzo posto, sebbene la crescita del numero degli eventi registrati in valore assoluto sia superiore alla media delle categorie precedenti.

Per oltre un incidente su quattro (26%) non è possibile, da fonti pubbliche, determinare la tecnica utilizzata. Un dato che registra una crescita del 5% rispetto al 2023.

In Italia il 51% degli attacchi informatici è stato sferrato attraverso malware

Anche in Italia il malware è cresciuto nel semestre, ed è stato la causa di oltre metà degli attacchi verso le vittime del nostro Paese (51% degli attacchi contro il 33% del 2023). Gli attacchi DDoS, che mirano a rendere inaccessibile/inutilizzabile un servizio online sovraccaricandone le risorse, sono scesi invece in seconda posizione (27% contro il 36% del 2023), ma con un peso significativamente maggiore rispetto a quello occupato a livello globale.

Ancora una volta, i ricercatori Clusit evidenziano la correlazione con gli incidenti causati da campagne di hacktivism: molto spesso la tecnica di attacco utilizzata dagli hacktivist è proprio il DDoS, poiché si punta a interrompere l’operatività di servizio di organizzazioni o istituzioni, rendendo evidente al pubblico un messaggio di denuncia o protesta.

Phishing e social engineering, che puntano sullo sfruttamento della vulnerabilità del fattore umano, sono stati la causa del 7% degli attacchi nel nostro Paese. Si tratta di una lieve diminuzione, secondo i ricercatori di Clusit, che tuttavia continua a costituire una minaccia sostanziale per le organizzazioni e porta in primo piano la necessità di potenziare e rendere più efficaci le campagne di sensibilizzazione e formazione rivolte ai dipendenti.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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