Apofenia: la chiave per interpretare un mondo del lavoro sempre più liquido

“Lavorare nell’azienda liquida utilizzando l’apofenia”, presentato a Roma il nuovo volume scritto da Massimo Bornengo, Ezio Civitareale e Gianpiero Tufilli.

Pubblicato il 29 Mag 2019

Apofenia


Rivoluzionare le dinamiche del lavoro con un’ottica rivolta al futuro, mettendo in secondo piano le nozioni, superate e statiche, che impediscono alla società di interpretare e sfruttare al meglio i mutamenti che avvengono al suo interno.

È questo l’obiettivo e l’assunto del volume “Lavorare nell’azienda liquida utilizzando l’apofenia” (Franco Angeli editore), presentato oggi, nell’Auditorium di Federmanager Roma, e firmato da tre professionisti con una notevole esperienza nella gestione delle risorse umane, Massimo Bornengo, Ezio Civitareale e Gianpiero Tufilli.

Il titolo parte dalla visione di Zygmunt Bauman per introdurre un concetto che è da sempre insito nei processi mentali umani, ma che mai come ora ha bisogno di essere valorizzato.

L’apofenia in una società liquida

L’apofenia è il processo di individuazione e riconoscimento di schemi o connessioni in un magma di dati apparentemente casuali e senza alcun senso, la capacità di rendere semplice e leggibile ciò che è incoerente ed eterogeneo.

“In una società statica – ha spiegato Tufilli, HR Director di ZTE Italia – sarebbe normale che prevalesse il valore dell’esperienza, delle best practices, di ciò che insegna il passato. Ma in un mondo in cui l’unica costante è il cambiamento e l’unica certezza è l’incertezza, l’esperienza ha un ruolo minore. Cresce invece la necessità di una capacità che dia ordine al disordine e veda forme nel difforme, normando fenomeni con cui avremo sempre più a che fare nelle organizzazioni familiari e aziendali”.

“C’è una rivoluzione culturale da attuare – spiegano – pretendiamo di normare fenomeni nuovi con una visione vecchia. Si incasella il lavoro in tipologie che la realtà spesso supera”.

Il ragionamento degli autori si sofferma poi su esempi critici concreti: “Gli smart worker o i runner sfuggono il più delle volte alle categorie di lavoratori autonomi, subordinati o parasubordinati, ma perché il ciclista non ha normative che lo tutelino dagli infortuni? Perché non si riesce a incasellare la novità. La gestione della crisi non è più un momento di passaggio, è una crisi perpetua. Non è una fase, ma una costante. È più l’ignoto che deve essere dominato che il noto”.

“Questa liquidità penetra tutti gli organismi sociali. Assume una rilevanza enorme la capacità che ha solo l’essere umano di trovare connessioni e ganci che permettano di seguire un percorso anche laddove sembra regnare solo il caos”.

E sul ruolo del manager nel nuovo mondo del lavoro, sempre più fluido, il presidente di Federmanager Roma Giacomo Gargano, ha aggiunto: “Per sua natura sa adattarsi ai contesti in continuo cambiamento, ma mai come oggi è consapevole che essere manager implica un aggiornamento di skills e abilità più funzionali ad accogliere la moderna organizzazione liquida. Il manager quindi deve adattarsi a una nuova visione della leadership che aggreghi componenti tecniche, emozionali, etiche e sociali”.

Valuta la qualità di questo articolo

E
Beatrice Elerdini

Giornalista di professione, reporter, copywriter, Social Media Manager e autrice di testi per la tv e il web. Da dieci anni lavoro su piattaforma Wordpress e mi nutro di SEO. Ogni giorno mi occupo di cronaca, attualità, economia e nuove tecnologie. Avete storie, notizie e curiosità da raccontare? Scrivetemi a biaraven@libero.it

email Seguimi su

Articoli correlati

Articolo 1 di 4