I processi di digitalizzazione delle imprese manifatturiere e la collaborazione tra IT e OT sono due dei temi centrali del Forum Software Industriale organizzato da ANIE Automazione e Messe Frankfurt. Industry4Business ha voluto affrontarlo a sua volta confrontandosi con Franco Andrighetti Founder & Managing Director di EFA Automazione.
La digitalizzazione e l’innovazione delle imprese rivestono un’importanza sempre maggiore. Non è più solo una questione di efficienza e di competitività della singola impresa, ma ne va della sopravvivenza di un vasto ecosistema industriale, di intere filiere che impattano in modo decisivo a livello sia economico che sociale. Quando il tema dell’automazione e della digitalizzazione interviene sui processi e sui prodotti, arriva poi sui consumatori, sulle loro scelte e sulle loro decisioni.
Qual è la visione di EFA Automazione sul ruolo e sui processi per accelerare l’introduzione della digitalizzazione nelle imprese?
Dobbiamo prima di tutto considerare come la digitalizzazione sia già prepotentemente entrata nella nostra vita quotidiana. Basta ad esempio osservare la pubblicità di un’autovettura per rendersi conto di come oggi sia cambiato il modo di vendere da parte dei produttori e di fruire da parte dei consumatori. Il business model sta radicalmente cambiando, perché culturalmente la digitalizzazione è divenuta parte integrante del nostro stile di vita: l’automobile è divenuto un bene che si affitta, non si acquista. Il noleggio a lungo termine consente alle aziende produttrici di tenere sotto controllo le loro flotte e di gestirle con precisione. Ne controllano il “comportamento”, dispongono di dati sul suo “stato di salute”, possono intervenire al momento opportuno, minimizzando i costi e ottimizzando i tempi di manutenzione. La digital transformation, che per queste aziende è già da tempo una realtà, ha di fatto impattato sulle nostre abitudini e stile di vita: ci stiamo abituando quotidianamente al concetto di servizio e non più di acquisto.
Tutto questo sta generando un impatto straordinario anche livello di imprese manifatturiere. Come EFA Automazione riteniamo che oggi sia strategico focalizzarsi sul ruolo e sulle prospettive delle PMI, che costituiscono l’ossatura portante del nostro sistema industriale. Molte grandi imprese hanno avviato con successo progetti di digital transformation, grazie alla disponibilità di adeguati skill e risorse interne. Ma il nostro obiettivo è quello di portare queste opportunità alle realtà di minori dimensioni, sensibilizzandole sulla necessità di aggiornare i loro modelli gestionali e aiutandole a capire quanto questo sia importante per continuare a competere sul mercato globale.
Qual è nel concreto l’approccio di EFA Automazione per sostenere le PMI in questo scenario in evoluzione?
Conosciamo le necessità e sappiamo quali sono le problematiche tipiche delle PMI, in qualsiasi settore operino e qualunque siano le esigenze di connettività che stanno alla base dei loro progetti di digital transformation. Il nostro punto di forza nei loro confronti è, oltre all’esperienza unica che abbiamo maturato in tre decenni di attività passati sul campo al loro fianco a risolvere problematiche di connettività, quello di saper offrire un approccio concreto, pragmatico. I nostri interventi seguono la filosofia bottom-up: non perdiamo mai di vista il punto di partenza, il focus su cui concentrarsi, cioè la specifica esigenza a cui l’azienda deve far fronte, che riusciamo sempre a soddisfare con soluzioni efficaci, di rapida implementazione e soprattutto economiche.
Questo tipo di approccio, rispetto a uno di tipo top-down, è particolarmente apprezzato dalle PMI per la sua immediata concretezza e rappresenta la soluzione ideale per tutte quelle aziende che spesso sono frenate dall’intraprendere un percorso di innovazione perché la digital transformation è stata loro presentata (erroneamente) come un progetto complesso e oneroso.
Quali sono oggi le criticità e quali le opportunità dal vostro punto di osservazione?
Spesso l’innovazione tecnologica rischia di essere mal interpretata, in particolare per come viene presentata sul mercato e, di conseguenza, accettata da chi la deve usare. In relazione al tema Industria 4.0 abbiamo spesso assistito al prevalere della componente fiscale e finanziaria rispetto a quella strategica. Ma è molto importante riportare l’attenzione ai temi dell’innovazione tecnologica e alle problematiche di implementazione dei sistemi digitali. Chi non innova in digitalizzazione non ha un futuro e occorre interpretare questo percorso come una leva di innovazione per i prodotti, per i processi e come fattore di evoluzione del rapporto con i clienti.
Quali sono gli ambiti che vedete con maggior interesse?
Per sua natura, la digital transformation tocca trasversalmente tutti gli ambiti aziendali in un’ottica di integrazione dei processi. Per questo motivo, la sua efficacia viene a dipendere dalla solidità delle fondamenta su cui essa si basa: i dati da un lato, la connettività dall’altro. Certo, esistono differenti “verticalizzazioni”, tutte molto importanti, come AI, machine learning, predictive maintenance, augmented reality. Seppur diverse, tutte sono però caratterizzate da un denominatore comune: il dato. Tutte queste applicazioni non sono in grado di generare valore se non poggiano in modo solido ed efficace sul dato.
Questa è la ragione per cui il dato, in un processo di digital transformation, risulta essere il vero asse portante. Sono tuttavia ancora molte le aziende che sul dato non pongono la giusta attenzione. Non dimentichiamo che da ciascun singolo dato generato da ogni singola macchina si possono estrarre informazioni utilissime, che consentono di ottimizzare l’efficienza produttiva e, quindi, generare profitto. Il compito primario che noi attori di questa trasformazione dobbiamo portare avanti nei confronti delle PMI è quello di aiutarle a valorizzare i dati in chiave di business.
Veniamo a EFA Automazione, che ruolo sta svolgendo?
EFA Automazione rappresenta, per così dire, il punto da cui originano e si basano i processi di digital transformation. Da 30 anni ci occupiamo di connettività, ovvero di fare in modo che i più disparati dispositivi installati in produzione possano comunicare in modo efficace e sicuro tra di loro, nonché con i livelli superiori di supervisione e MES. E lo facciamo, come precedentemente detto, con una vocazione particolare per le piccole e medie imprese, di cui siamo gli interlocutori privilegiati. Con i nuovi paradigmi tecnologici, i dispositivi non solo si trovano a comunicare tra di loro, ma anche ad aprirsi al mondo: tutto ciò con una serie di problematiche da un lato, ma anche di opportunità dall’altro. L’ambiente del cloud ha disaccoppiato la relazione tra fonti di dati e unità elaborative e ha aperto delle “autostrade” dove i dati fluiscono naturalmente dal campo alle piattaforme che si occupano delle varie verticalità: AI, machine learning, predictive maintenance ecc. Ebbene, il nostro ruolo è quello di supportare le PMI a cogliere i vantaggi dell’innovazione, aiutandole a superare le difficoltà del caso per accelerare il loro percorso di trasformazione digitale.
Com’è cambiato per voi con l’IIoT il tema della connessione e del networking industriale?
Il mondo industriale è cambiato radicalmente. Fino a cinque anni fa il mondo era limitato ai controllori di campo, ai pannelli operatore per l’interazione locale con il ciclo produttivo, alle soluzioni software che raccoglievano dati e consentivano ad un reparto tecnico di verificare dalla sala di controllo l’impianto. Ogni impianto era sì automatico, interattivo, ma anche “chiuso”, con protocolli di comunicazione scelti sulla base di specifici criteri e architetture di automazione rigorosamente plasmate sulla base dell’hardware utilizzato.
L’avvento del cloud e la digitalizzazione della fabbrica hanno avviato una trasformazione radicale e quello che per noi era un panorama predefinito, un ecosistema ben delimitato, è evoluto a tal punto da aver assunto la forma paradigmatica di Yin-Yang, ovvero di un grande e unico ambiente le cui funzionalità si compenetrano ed equilibrano per il raggiungimento di uno scopo comune.
Questa evoluzione coincide con l’abbattimento della barriera fisica tra i mondi IT e OT. Si tratta di un fattore dirompente, che ha rotto gli schemi. Se prima i dati venivano estratti ed elaborati localmente per ottenere un risultato utile a una determinata e circoscritta operazione, ora gli stessi dati possono essere pubblicati su piattaforme “open” o di tipo enterprise per essere trasformati e resi disponibili sotto forma di informazioni. Tutto ciò non solo agevola il lavoro dell’operatore, riduce gli errori e incrementa l’efficienza delle operazioni, ma offre anche una visione di insieme per la conduzione del business prima impraticabile.
Quali sono dal vostro punto di osservazione i punti fondamentali alla base di questa trasformazione?
L’evoluzione delle tecnologie legate al mondo della comunicazione sono il primo e più importante fattore di trasformazione: senza questa evoluzione la trasformazione digitale non avrebbe avuto luogo. L’effetto del 5G sarà dirompente e, ancora una volta, scuoterà lo scenario: i dati potranno essere scambiati con velocità, si supererà il problema della latenza e l’IoT diventerà effettiva realtà.
Oggi l’Internet of Things esprime il 10% del suo reale potenziale, ciò perché manca ancora una portante all’altezza delle sue potenzialità. L’infrastruttura di comunicazione 5G abiliterà nel mondo dell’industria la possibilità di sviluppare servizi oggi non ancora accessibili in ragione dei rischi collegati, appunto, a latenze ancora troppo elevate, che si traducono in scarsa affidabilità. Con il 5G ci saranno molte le industrie che potranno accelerare i propri progetti di servitizzazione o generare ulteriore valore aggiunto dalla capacità di produrre, elaborare e trasmettere dati in tempo reale. Per tutti resterà fondamentale la necessità di disporre di infrastrutture di comunicazione sempre più affidabili e sicure.