L’impiego delle nuove tecnologie digitali nel quadro di modelli di agricoltura 4.0 è necessario per poter coniugare fabbisogni crescenti di cibo a livello mondiale, preservare la qualità dei prodotti, ridurre l’impatto ambientale delle produzioni.
A tracciare bene il quadro della situazione è Elio Catania, top manager di lungo corso e ora consigliere del Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, nel corso dell’incontro ‘Sicurezza, tracciabilità e sostenibilità: innovare il settore Agrifood con il digitale’, organizzato da Anitec-Assinform e Confindustria digitale.
Catania fa notare: “è importante dare all’Agrifood e al Digital Agrifood il giusto ruolo e la giusta importanza all’interno dell’intero ecosistema dell’innovazione. Le tecnologie da valorizzare ci sono, la questione è come farle arrivare a un sistema così parcellizzato, è una vera e propria questione di ‘execution’, passare dalle opportunità ai fatti concreti, perché è bassa la capacità ricettiva del singolo operatore sul territorio, mentre le realtà più grandi sono più sensibili e dinamiche”.
E il top manager sprona gli operatori delle nuove tecnologie: “l’offerta tecnologica e digitale deve essere più vicina e più attenta al mondo agricolo, che ne ha bisogno e offre grandi opportunità. Qui, al Ministero delle Politiche agricole e alimentari, sono molto pochi gli operatori di tecnologie che bussano alla porta e vengono a proporre soluzioni innovative, è un mondo ancora molto trascurato dall’Information technology”.
Anche Agostino Santoni, presidente di Confindustria Digitale, non usa giri di parole e parla in modo diretto: “diciamocelo, la tecnologia deve diventare ancora più semplice. Ancora più semplice dal punto di vista applicativo, di implementazione, sviluppo, aggiornamento, integrazione”. Sì, la semplicità, ingrediente strategico e ancora troppo spesso chimera di molte innovazioni tecnologiche.
Del resto, gli agricoltori e gli addetti ai lavori dell’Agrifood non usano più la zappa da molto tempo, ma se gli metti in mano un sistema IoT per rendere più efficiente la produzione non si può pretendere che diventino prima degli ingegneri per poterlo utilizzare al meglio.
Agricoltura e Industria alimentare pesano per oltre il 4% sul PIL nazionale e, includendo anche i settori collegati (commercio, ingrosso e dettaglio, ristorazione e servizi legati al cibo) il sistema ha un peso pari al 15%, con un valore complessivo di circa 522 miliardi di euro. L’agricoltura italiana è la prima in Europa per valore aggiunto e la terza per produzione lorda vendibile. L’Italia è primo produttore mondiale di vino in volume e primo produttore europeo in valore nella produzione di ortaggi.
In questo contesto, “il settore agroalimentare deve affrontare significative trasformazioni per far fronte alle grandi sfide globali, come cambiamenti climatici, la lotta agli sprechi e la povertà alimentare, la sostenibilità economica, sociale e ambientale delle produzioni”, osserva Catania. Questi sono solo alcuni dei trend mondiali che stanno determinando la necessità di innovare i modelli economici e i processi produttivi per tutti gli attori della filiera.
Tutto questo mondo ha bisogno di evolvere, di crescere in efficienza, ha bisogno di innovazione digitale. “L’impiego delle nuove tecnologie digitali nel quadro di modelli di agricoltura 4.0, appare necessario per poter coniugare fabbisogni crescenti di cibo a livello mondiale, preservare la qualità dei prodotti, ridurre l’impatto ambientale delle produzioni”, rileva Marco Gay, presidente Anitec-Assinform.
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L’innovazione digitale per far crescere l’Agrifood
Si tratta di un comparto dell’innovazione digitale il cui valore è stimato intorno a 540 milioni di euro e che cresce di anno in anno, anche durante la pandemia mondiale, in linea con la crescita del mercato digitale nel suo complesso. Per sfruttare al meglio le opportunità offerte dalla digitalizzazione è necessario capire il funzionamento della filiera alimentare fino al consumatore, sempre più protagonista dei modelli di business delle imprese.
Capire “come il comparto agroalimentare sta cambiando è quindi necessario, al fine di orientare al meglio l’offerta di innovazione e calibrare correttamente gli investimenti”, spiega Simone Marchetti, coordinatore Tavolo Filiere Produttive 4.0 di Anitec-Assinform.
Del resto, considerare la filiera agroalimentare nella sua globalità, e non solamente nei suoi segmenti, è il perno della nuova politica europea per la PAC (Politica Agricola Comunitaria), una vera e propria rivoluzione per i temi di sicurezza e sostenibilità nell’ambito del Green Deal europeo.
Il programma Farm-to-Fork
Il programma Farm-to-Fork, infatti, “è la strategia per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente cui il settore agroalimentare italiano deve riferirsi in maniera convinta abbracciandone la filosofia e adottando idonee soluzioni e tecnologie”, sottolinea Chiara Corbo, direttrice dell’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano: “a questo scopo, investire in innovazione appare una delle leve strategiche per ottenere processi produttivi più efficienti pur mantenendo la qualità tipica dell’agroalimentare italiano”.
Oggi è possibile costruire processi capaci di trarre vantaggio dalla grande disponibilità di dati e di informazioni. Così da alzare molto il livello di efficienza dell’intera filiera, trasformando anche i settori più tradizionali. L’agricoltura è al centro di un processo di profondo rinnovamento, che punta sulle tecnologie digitali – come Big data, Intelligenza artificiale e Machine learning, Internet of Things, Cloud e Blockchain, 5G mobile network – per realizzare l’ottimizzazione di filiera che tuteli al meglio il consumatore, migliori la qualità e la resa della produzione agricola e ne garantisca l’origine.
La Blockchain e i campi di fragole
Nell’ambito agroalimentare, la Blockchain è tra le tecnologie digitali che suscita più interesse e per questo motivo applicazioni in questo ambito vengono maggiormente sperimentate e adottate.
La tecnologia Blockchain, nata come sistema per le transazioni elettroniche tra nodi di un sistema decentralizzato, ha trovato applicazioni in disparati ambiti in cui è stata valorizzata la funzione di tracciabilità e documentazione dei servizi per l’impresa, come, non ultimo, il supply chain management. La funzione di tracciabilità, insieme alla garanzia dell’immutabilità del dato inserito nella catena dei blocchi, sta trovando declinazione in molteplici ambiti produttivi, non ultimo il settore Agrifood.
Sono numerosi i casi in cui si utilizza la Blockchain come “diario di bordo” del processo produttivo o “lavagna in rete” dei dati che si registrano e annotano circa il processo di produzione e trasformazione: nella produzione vitivinicola, in quella casearia, nell’allevamento del pollame, fino alla coltivazione del riso, delle arance e alla produzione e trasformazione del pomodoro.
Trasparenza e attendibilità dei dati
Adottando la Blockchain, “tutti i protagonisti della filiera garantiscono trasparenza, conoscibilità e attendibilità dei dati relativi al ciclo produttivo, dal trapianto alla raccolta dei frutti, fino al processo di trasformazione e alla distribuzione del prodotto confezionato”, rimarca il presidente di Confindustria Digitale, e in questo quadro “protezione dei dati e sicurezza sono un fattore critico di competitività”.
Tutti gli operatori di una filiera (coltivatori, fornitori, trasformatori, distributori, dettaglianti e consumatori) hanno la possibilità di accedere a un database distribuito con la garanzia di conoscere dati affidabili circa l’origine e lo stato degli alimenti. Questo è sicuramente un valore aggiunto dal punto di vista operativo per la singola azienda, e per tutti quelli che fanno parte della rete di imprese coinvolte.
Qrcode, RFID NFC, ologrammi avanzati
Gli operatori di questo processo associano al prodotto le informazioni che ne raccontano la ‘storia’ lungo l’intero percorso di produzione: provenienza delle materie prime, sostenibilità, come è stato realizzato e conservato, certificati di autenticità e originalità, video, attestati.
Un vantaggio c’è anche per il consumatore che, tramite smartphone e attraverso etichette intelligenti (Qrcode, RFID NFC, ologramma avanzato), può accedere con semplicità alla storia del prodotto. Il consumatore finale in questo modo “avrà sempre risposte sicure e potrà sempre contare sulla verità delle informazioni fornite, con conseguente incremento della fiducia verso i produttori e l’intera filiera”, fa notare Corbo: “di conseguenza, si responsabilizza il produttore, si rafforza la fiducia nel prodotto e nel brand e si supportano le verifiche degli organismi di controllo e delle associazioni dei consumatori”.