Intelligenza artificiale

Acemoglu: “Non credete alla retorica sull’AI, gli effetti nel breve termine saranno molto minori del previsto”

In un recente articolo l’economista turco in forze al MIT di Boston Daron Acemoglu riflette sulle elevatissime aspettative riguardo l’Intelligenza Artificiale e suggerisce una visione più cauta rispetto alla retorica dominante. Gli effetti sull’economia – sostiene – saranno molto inferiore rispetto a quanto stimato dalle grandi società di consulenza e dai big player della tecnologia.

Pubblicato il 29 Mag 2024

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L’AI? Non avrà i grandi effetti sbandierati dai big player e dagli analisti. Almeno, non nei prossimi dieci anni. A proporre una tesi decisamente… controcorrente è il noto economista Daron Acemoglu, professore di economia al MIT e autore di alcuni “storici” paper sul rapporto tra tecnologia e occupazione.

Nel suo recente contributo sulle pagine di Other News, Voci Controcorrente l’economista turco in forze al MIT di Boston esamina le attuali aspettative riguardo l’Intelligenza Artificiale (IA) e suggerisce una visione più cauta rispetto alla retorica dominante.

Le prospettive sono molto più incerte di quanto si pensi

Acemoglu critica i big player dell’industria tecnologica, i consulenti che si esercitano nelle previsioni più fantasiose e gran parte dei media, che lasciano intendere che i recenti progressi dell’IA generativa porteranno presto straordinari vantaggi in termini di produttività e con enormi impatti sule vite di tutti noi.

“Né la teoria economica né i dati supportano previsioni così esuberanti”, spiega Acemoglu.

Acemoglu critica soprattutto le previsioni iperottimistiche di realtà come Goldman Sachs e McKinsey, che prevedono incrementi significativi del PIL globale grazie all’IA generativa. Goldman Sachs prevede un aumento del PIL globale del 7% nel prossimo decennio, mentre McKinsey stima un incremento annuale del PIL di 3-4 punti percentuali entro il 2040.

Acemoglu mette in discussione queste previsioni, notando che “le prospettive sono molto più incerte di quanto la maggior parte delle previsioni e delle stime suggeriscano”.

L’impatto dell’AI sulla produttività dei fattori: solo lo 0,66% in 10 anni

L’economista analizza l’impatto che l’IA potrebbe avere sulla produttività grazie all’automazione di alcune attività lavorative.

Acemoglu stima che l’IA potrebbe aumentare la produttività totale dei fattori solo dello 0,66% nei prossimi dieci anni, cioè dello 0,06% all’anno in media. Una stima che in realtà è fin troppo ottimistica e potrebbe essere realisticamente più vicina a uno 0,53%. Anche aggiungendo al calcolo l’aumento degli investimenti connessi all’AI, l’aumento della crescita del PIL potrebbe arrivare all’1, forse l’1,5%, dice Acemoglu, cifre che sono “molto più piccole di quelle fornite da Goldman Sachs e McKinsey”.

Acemoglu sottolinea che per ottenere numeri più grandi, come quelli previsti da Goldman Sachs e McKinsey, sarebbe necessario aumentare gli incrementi di produttività a livello micro o ipotizzare che l’AI avrà un impatto significativo su un numero molto maggiore di attività economiche. Tuttavia, egli ritiene che “nessuno dei due scenari sembra plausibile”, stando agli studi effettuati. Ad esempio – osserva – è impensabile stimare risparmi sul costo del lavoro superiori al 27% perché non sono in linea con gli effetti osservati di altre tecnologie emergenti, come i robot industriali che “hanno trasformato alcuni settori manifatturieri e sembrano aver ridotto il costo del lavoro di circa il 30%”. Inoltre – aggiunge – è improbabile che pensare che l’AI possa automatizzare più del 4,6% delle attività, “perché l’IA non è neanche lontanamente in grado di svolgere la maggior parte delle attività manuali o sociali” e perché le aziende che stanno investendo in maniera significativa sull’AI sono ancora una minoranza.

Gli effetti sul lavoro

Infine, Acemoglu si sofferma sugli effetti dell’IA sui lavoratori, sui salari e sulla disuguaglianza.

Secondo l’economista, rispetto alle precedenti ondate di automazione, gli effetti dell’IA potrebbero essere “più ampiamente distribuiti tra i gruppi demografici”, ma non ci sono prove che l’IA ridurrà la disuguaglianza o aumenterà la crescita dei salari. Alcuni gruppi, in particolare le donne bianche e autoctone, saranno significativamente più esposti e colpiti.

L’AI – conclude – è una tecnologia di uso generale. “Con l’AI possiamo fare molte cose, e sicuramente cose migliori che automatizzare il lavoro”.

L’importante è evitare di “abbracciare acriticamente il tecno-ottimismo o lasciare che sia l’industria tecnologica a dettare l’agenda”, perché in tal caso gran parte del potenziale potrebbe essere sprecato.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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