Presentato in anteprima a SPS Italia a Parma lo scorso maggio (qui l’intervista del nostro Fabrizio Cerignale), il libro di Armando Martin “Industria 4.0, sfide e opportunità per il Made in Italy” (Editoriale Delfino, 2018) è stato selezionato per la finalissima del premio nazionale di divulgazione scientifica che si terrà alla sede centrale del CNR a Roma il prossimo 13 dicembre. Chi volesse partecipare all’evento di premiazione può registrarsi qui.
Gli autori (3 per ognuna delle 5 categorie scientifiche) si sfideranno presentando le proprie opere di fronte al pubblico e a una “giuria di sala” composta da 150 giurati munita di televoter, sotto la Presidenza di Giorgio De Rita, Segretario generale del Censis.
Per Martin, che è cofondatore di Innovation Post, si tratta della seconda finalissima per lo stesso premio negli ultimi 3 anni con 2 libri diversi, entrambi dedicati all’automazione e all’innovazione tecnologica.
Il libro è una guida scientifica a tutto tondo su 4 capitoli fondamentali della Quarta Rivoluzione Industriale: i modelli di impresa; le tecnologie abilitanti; gli scenari pubblici e sociali dell’innovazione oltre la fabbrica; i pionieri italiani dell’impresa 4.0 raccontati attraverso 30 case history di eccellenza.
Le “false percezioni” fanno sottostimare l’importanza dell’industria
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Il tema che Armando Martin svilupperà nel corso della presentazione sarà quello delle percezioni alterate. Spiega l’autore: “Anni fa lessi un’analisi del sociologo Ilvo Diamanti secondo cui ci percepiamo come un Paese pianeggiante, di terra, metropolitano e pieno di stranieri. In realtà siamo un Paese a prevalenza montuosa-collinosa, proteso sul mare, con la maggior parte della popolazione residente in provincia e con un tasso di stranieri inferiore alla media europea. Credo che anche per l’Industria valga il tema delle false percezioni”.
La prima percezione distorta, spiega Martin, è che “sovrastimiamo enogastronomia, arte e turismo, scordando, non sapendo o fingendo di non sapere che l’Italia è un grande Paese industriale e tecnologico, la seconda manifattura d’Europa, la settima nel mondo.
La seconda percezione alterata è quella dell’ambiente di fabbrica da molti ritenuto brutto, sporco, noioso e poco attrattivo per i giovani. “In realtà nelle fabbriche moderne si lavora in un contesto sicuro e controllato, a stretto contatto con le innovazioni più stimolanti che stanno cambiando il mondo”, dice Martin.
Il terzo bias cognitivo è che la trasformazione digitale provochi disoccupazione tecnologica. “Ma basandosi semplicemente sui numeri, i Paesi che stanno investendo di più in tecnologia e formazione (Germania, Corea del Sud, Giappone) hanno tassi di disoccupazione bassissimi e un’occupazione di alta qualità. Perfino in Italia, negli ultimi anni, il numero di occupati è rimasto pressoché costante a parità sostanziale di numero di abitanti. Anzi nell’industria, dopo la crisi del 2008, è addirittura cresciuto”, spiega l’autore del libro.
Industria 4.0 è un’occasione unica per rimettere ordine tra le nostre priorità e soprattutto per modernizzare il nostro Paese, aumentare la dimensione delle imprese, far emergere una nuova classe imprenditoriale, far crescere nuovi investimenti e nuove competenze. “Pagheremmo a caro prezzo il fatto di ostacolare o trascurare questo processo, sarebbe a mio parere un errore imperdonabile”, conclude Martin.