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Impresa 4.0, un bilancio positivo soltanto a metà

Le Pmi faticano a cogliere le opportunità offerte da Industria 4.0, è emerso in occasione di Industry 4.0 360 Summit. Ma anche le grandi imprese faticano a uscire dalla logica degli incentivi

Pubblicato il 17 Ott 2018

trasformazione digitale


Che bilancio si può dare del Piano Impresa 4.0 avviato negli scorsi anni e che cosa si può fare per spingere ulteriormente la trasformazione digitale delle imprese italiane? Se ne è parlato in occasione del recente evento “Industry 4.0 360 Summit”, organizzato a Roma dal Gruppo Digital 360, che ha visto la partecipazione di imprese ed esperti del settore. La sensazione complessiva è che il quadro possa dirsi parzialmente positivo, dal momento che questo processo ha coinvolto principalmente grandi aziende, spesso attratte dagli incentivi fiscali senza una chiara strategia di adozione delle tecnologie 4.0. Secondo i dati del Politecnico di Milano, le Pmi, al contrario, risultano indietro: solo il 24,4% delle realtà entro i 49 dipendenti ha già sperimentato soluzioni di questo tipo. Anche relativamente alle prospettive future si nota una forte differenza tra le dimensioni di impresa: complessivamente il 10% delle imprese italiane prevede di introdurre almeno una tecnologia 4.0 nel prossimo triennio, ma la percentuale sale al 35,1% tra quelle oltre i 250 dipendenti e crolla al 7,9% tra quelle entro i dieci. Numeri che mettono in evidenza la necessità di avviare una seconda fase, con l’obiettivo di coinvolgere anche piccole e medie imprese.

Rangone
Andrea Rangone, Ceo Gruppo Digital 360

“L’attuale Governo ha annunciato di volere continuare il finanziamento di iper e superammortamento: è la direzione giusta, gli incentivi devono proseguire, coinvolgendo le PMI e potenziando parallelamente le competenze digitali per sostenere la quarta rivoluzione industriale in Italia – ha detto Andrea Rangone, Amministratore Delegato di Digital360 -. È necessario accompagnare le imprese in una seconda fase dell’economia 4.0, più evoluta, promuovendo un’adozione consapevole delle tecnologie nel settore manifatturiero. Il ritardo delle PMI non deve stupire: nel nostro sistema economico, sono le grandi realtà capo filiera a trainare le piccole. Ma oggi anche le piccole guardano con attenzione a Industria 4.0 ed è maturata la consapevolezza sulle opportunità della quarta rivoluzione industriale: è solo questione di tempo perché siano coinvolte. Ora è importante dar seguito al Piano nazionale, non solo per gli incentivi fiscali, ma perché solo il faro acceso della politica riesce a mantenere l’attenzione e permettere una reale diffusione delle iniziative”.

Secondo quanto emerso dal dibattito, infatti, gli incentivi hanno spinto molto il rinnovo del parco macchine, favorendo la sostituzione di impianti e macchinari obsoleti con altri nuovi e interconnessi. Ma il piano nazionale non è ancora riuscito a produrre gli effetti sperati di sviluppo delle competenze tecnico-operative e della consapevolezza manageriale necessarie per sfruttare anche a livello macroeconomico le enormi opportunità di Industria 4.0.

“Secondo le nostre rilevazioni, in Italia oggi gli investimenti si sono concentrati su Industrial IoT e Industrial Analytics, ma altre tecnologie, specie quelle legate al Cloud e alle Human Machine Interface hanno fatto registrare i tassi di crescita più significativi – ha detto Giovanni Miragliotta, co-direttore dell’Osservatorio Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano -. Ora è necessaria una visione sistemica delle tecnologie 4.0, per cogliere i grandi benefici che vanno dalla migliore pianificazione, dal miglioramento della qualità, dalla capacità predittiva alla manutenzione, fino alla creazione di nuovi modelli di business per le imprese. Tuttavia le tecnologie sono solo l’elemento abilitatore: il cambiamento e il valore vengono sempre dalle idee”.

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