Dopo l’analisi delle proposte dedicate all’innovazione contenute nel programma del Partito Democratico, che ha iniziato la nostra rassegna, vediamo quali sono le idee del Movimento 5 Stelle che ha scelto di definire, in un centinaio di pagine, il proprio programma per lo sviluppo economico. Una sezione del “piano industriale” è, infatti, dedicata proprio ai temi dell’innovazione, della quarta rivoluzione industriale, con un focus dedicato all’industria culturale, oltre a proposte che vanno sopratutto verso la sburocratizzazione e la formazione.
Indice degli argomenti
Le premesse del “piano industriale”
La sezione del piano, dedicata all’innovazione, parte da una sfida, quella dell’industria 4.0 e delle ripercussioni di questa nuova “rivoluzione industriale” su tutti i comparti, da quelli più tradizionali, come la domotica, l’agricoltura, la robotica e l’organizzazione delle città fino a comparti come la musica, i media e la cultura, alla quale il programma dedica un’analisi approfondita.
I numeri della cultura in Italia
Lo studio del Movimento 5 Stelle parte da una constatazione, quella che “Il nostro Paese ha il primato mondiale per numero di siti Patrimonio dell’umanità Unesco”, per allargare il campo ai numeri del sistema produttivo culturale, analizzato dal rapporto di Unioncamere “Io sono cultura”.
In Italia, ricorda il documento, ci sono 412.521 imprese (circa il 7% delle imprese italiane), che danno lavoro a 1.492.000 persone (6,1 degli occupati) e producono il 17% del valore aggiunto nazionale pari a 249,8 miliardi di euro (totale valore aggiunto della filiera culturale). L’industria culturale impiega il doppio degli addetti rispetto all’industria assicurativa e finanziaria e produce più valore aggiunto dei settori della finanza e assicurazioni, sanità, costruzioni e metallurgia e meccanica.
“Il patrimonio culturale non rappresenta un bene improduttivo da mantenere – spiega il Movimento – ma occasione di sviluppo e lavoro le cui potenzialità si possono riassumere in un dato: in Italia abbiamo 424 musei e solo otto assorbono il 50% dei visitatori. Gli spazi per investire e creare lavoro sono enormi“. A questo si aggiunge il turismo che rappresenta una delle maggiori industrie italiane e, secondo quanto certificato dall’ISTAT, con il suo 10% di valore aggiunto, vale il doppio dell’industria delle costruzioni.
Abolire le barriere all’innovazione
“Agire come attori della quarta rivoluzione industriale – spiega il programma – significa essere in grado di coglierne le opportunità per creare oggi nuove imprese e nuovi posti di lavoro realizzando prodotti e servizi innovativi. Questo prevede uno sforzo in due direzioni: da un lato è necessario favorire la nascita e la crescita di nuove imprese attraverso la sburocratizzazione e la riduzione degli oneri fiscali, dall’altro è fondamentale diffondere conoscenza in merito nel Paese e in particolar modo tra le generazioni che si apprestano a scegliere un percorso universitario o una carriera lavorativa.
“Il M5S crede che l’Italia possa diventare un importante attore nella quarta rivoluzione industriale e quindi vuole sin da subito abolire le barriere che oggi limitano la nascita e lo sviluppo delle idee innovative. Da una parte andando a eliminare burocrazia e oneri per le imprese, specie nei primi anni di attività (come il contributo minimale INPS che impone il pagamento di 3600€/anno per ogni socio amministratore o dipendente di SRL, anche se fattura zero), dall’altra favorendo l’incontro degli innovatori tramite eventi o grazie all’istituzione di nuovi spazi di coworking laddove esistano locali pubblici inutilizzati”.
A questo si giunge lo sviluppl di “hard e soft skills (STEAM – Science Technology Engineering Art Mathematics) sin dai più inferiori livelli di istruzione, instillando nei protagonisti di domani la conoscenza e le competenze per affrontare le nuove sfide”.
Il ruolo delle istituzioni per lo sviluppo di Industria 4.0
Lo Stato, le Regioni e le amministrazioni locali giocano un ruolo fondamentale nel coordinare le attività per l’innovazione sul territorio: “È dunque importante rivedere la struttura e il funzionamento della macchina decisionale che ad oggi non ha portato a risultati efficaci. Non esiste un filo conduttore comune in luoghi diversi d’Italia: dai bandi di finanziamento e all’accesso al credito al servizio offerto dalle camere di commercio.
“La pubblica amministrazione per allinearsi a Industria 4.0 deve subire un profondo cambiamento, convertendosi ai principi dell’interoperabilità ossia rendendo standard i propri processi e servizi. In questo modo – spiega il Movimento – si andranno anzitutto a semplificare le procedure amministrative con un effetto “collaterale” che è quello della diffusione di Open Data, nformazioni rilasciate secondo regole standard, legate a ciò che è sotto il controllo dello Stato che potranno essere utilizzate da startup o imprese per creare nuovi servizi innovativi“.