Nel 2016 la spesa dell’Italia in ricerca e sviluppo ha toccato l’1,29% del prodotto interno lordo: una cifra che si attesta ben al di sotto della media europea (2,03%), e ancora più lontana dagli investimenti di Svezia (3,25%), Austria (3,09%), Germania (2,94%), Danimarca (2,87%) e Finlandia (2,75%). A fotografare la situazione è l’elaborazione di Eurostat, che ha osservato la spesa dei singoli Paesi nel 2016 e l’ha messa a confronto con il 2006.
L’anno scorso l’Europa ha speso 300 miliardi di euro in ricerca e sviluppo, pari al 2,03% del prodotto interno e in leggero aumento rispetto a dieci anni prima, quando si attestava all’1,76%. L’Italia si trovava nella parte bassa della classifica già nel 2006, quando il suo indice si attestava all’1,09%. In questi dieci anni è cresciuta, in sostanza alla stessa velocità della Ue, senza riuscire quindi a colmare il divario con le economie più vivaci del continente.
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Il confronto
Gli investimenti dell’Europa in ricerca e sviluppo sono inferiori alle potenze con cui Bruxelles si confronta. Nel 2015 la Corea del Nord ha speso il 4,23% del suo prodotto interno lordo. Il Giappone viaggia intorno al 3,29%, gli Stati Uniti al 2,79%. Anche la Cina, seppure di poco, ha sorpassato la Ue, attestandosi l’anno scorso al 2,07%. La Commissione ha posto come traguardo una media del 3% entro il 2020 e ha indicato questo traguardo tra i cinque principali obiettivi della strategia pluriennale dell’Unione. All’attuale velocità di crescita è un risultato che non potrà raggiungere.
Cresce la spesa per lo sviluppo delle imprese
Negli ultimi dieci anni la spesa è cresciuta in ventidue Paesi membri. L’Austria ha investito più di tutti in ricerca e sviluppo, passando dal 2,36% del 2006 al 3,09% del 2016. Al contrario, sei Paesi hanno ridotto i loro contributi, su tutti la Finlandia, che dal 3,34% di dieci anni prima nel 2016 è scesa al 2,75%, comunque al di sopra della media comunitaria. Quasi tutti gli Stati hanno collocato le loro provviste sul segmento delle imprese, salvo Cipro, Lettonia e Lituania, che hanno finanziato l’educazione superiore.
In particolare, l’Italia ha incrementato gli investimenti sulle imprese dal 49% al 58%, riducendo gli altri contributi in tutti i settori: il pubblico perde peso dal 17% della spesa al 13%, l’educazione superiore dal 30% al 26% e il non profit dal 4% al 3%. I Paesi che spendono di più per lo sviluppo delle imprese sono Slovenia, Ungheria e Bulgaria (rispettivamente con il 76%, 74% e 73%). La Romania, invece, ha la spesa più alta per il pubblico con il 33%.