Il testo del disegno di legge di Bilancio, come è noto, introduce all’articolo 8, in via sperimentale per un anno, il credito d’imposta per le spese in formazione 4.0. Una norma tanto attesa quanto sofferta, che alla fine – se pur in maniera meno forte di quanto ci si attendesse – è comunque approdata nel disegno di legge. La formazione – questa è la logica della norma – è un requisito ormai imprescindibile per creare o consolidare le competenze necessarie a padroneggiare le nuove tecnologie, elemento chiave dell’impresa 4.0.
La norma prevede, al secondo comma, che le spese siano «pattuite attraverso contratti collettivi aziendali o territoriali». Una scelta politica che vuole legare le spese in formazione alla contrattazione di secondo livello, per creare quel legame tra la formazione del lavoratore e chi gli interessi dei lavoratori è chiamato a rappresentarli
I sette emendamenti “anti-sindacato” e la reazione di Bentivogli
Nella valanga di emendamenti presentati in Commissione Bilancio al Senato sul DDL di Bilancio non mancano però le voci contrarie. Sono ben 7 infatti gli emendamenti (dall’8.5 all’8.11) – provenienti non solo dall’area di centro destra, ma anche dal PD – che chiedono di eliminare proprio le parole: «, pattuite attraverso contratti collettivi aziendali o territoriali» dal comma 2 dell’articolo 8.
La reazione del sindacato non si è fatta attendere. A prendere l’iniziativa il segretario della FIM CISL Marco Bentivogli, che ha rilasciato la seguente nota:
“Ci giunge notizia della presentazione di un emendamento in Commissione Bilancio in Senato per togliere dal capitolo formazione e credito d’imposta ad essa collegata.
L’emendamento propone la cancellazione di ogni riferimento alla contrattazione collettiva aziendale per poter accedere al credito d’imposta. Tale passaggio è invece fondamentale per coinvolgere i lavoratori, responsabilizzare imprese e sindacato sulla qualità e l’utilità della formazione su cui ricevere sgravi. Inoltre, senza contratto aziendale, diventa discrezionale e unilaterale la scelta del datore di lavoro sulle posizioni professionali da coinvolgere.
Industry 4.0 deve garantire anche la partecipazione e la dignità sul lavoro. Il nostro paese spende poco e male sulla formazione, alla vigilia della quarta rivoluzione industriale ciò rappresenterebbe un autogol imperdonabile ad opera di chi vede nella formazione un bancomat senza criteri e partecipazione“.
Gli emendamenti sono ancora in discussione, ma entro questa settimana la Commissione dovrà terminare i lavori perché da lunedì la parola passerà all’Aula.