Sono considerati tra i pilastri del piano industria 4.0 del governo, nonostante a oltre un anno dall’avvio del programma non siano ancora realtà. Sono i competence center, gli istituti che dovranno creare un collegamento tra università, centri di ricerca e aziende. Ma come si spiega questo ritardo? “Va a rilento la definizione dei contenuti, stiamo creando qualcosa ex novo”, spiega Mauro Parolini, assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia e invitato con i colleghi di Lazio, Piemonte e Campania al tavolo sul piano industria 4.0 e sui compentence center con il governo.
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Missione da decidere
Parolini spiega che i “competence center dovranno fornire alta specializzazione sull’industria 4.0 o, meglio, sull’impresa 4.0. Per questo non dovranno essere troppo specializzati o limitati solo ad alcuni settori”. Ma proprio questa indeterminatezza sta complicando la definizione del ruolo di questo anello del programma Calenda, secondo quanto riferisce l’assessore regionale.
“In Lombardia il competence center non si potrà limitare a occuparsi di un solo settore industriale, ma per la conformazione dell’economia regionale abbiamo bisogno di strutture che offrano servizi a 360 gradi”, prosegue Parolini. L’idea del politico è quello di un centro che possa dialogare con un ampio spettro di aziende alla ricerca di forme di innovazione. “Questo dibattito si interseca con quello dell’autonomia della Lombardia, ma noi non rivendichiamo competenze particolari in questo settore”, chiosa l’assessore.
Tempi stretti
Per Parolini il rischio sono i tempi. Ormai si affacciano le urne, previste nella primavera del 2018. “Calenda riconosce che siamo tragicamente in ritardo. C’è bisogno di un’accelerata”, incalza l’assessore. Per Parolini, nell’istituire i compentence center, “occorre tenere conto che l’Italia non è uniforme e che a Bari o Napoli ci possono essere necessità specifiche diverse da quelle di Lombardia ed Emilia Romagna”. “Il mio timore è che si facciano regole non sulle performance da raggiungere, ma su come ragiungere i risultati – avverte Parolini -. Gli strumenti non devono essere predeterminati”.
Aggiornamento – pubblicato il decreto attuativo dei Competence Center
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