L’ultimo appuntamento del 2023 per Leaders&Tech, la community di innovatori creata ormai due anni fa da IBM, è stata l’occasione per fare una riflessione sui percorsi fatti, sulle sfide affrontate, ma anche su come ci si sta preparando per un futuro nel quale intelligenza artificiale e sostenibilità già si delineano come linee guida imprescindibili.
Un incontro che chiude idealmente un percorso che, come ricorda Nico Losito, Vice President Technology in IBM Italia, “ha sempre cercato di coniugare due aspetti: dati ed emozioni. Abbiamo sempre cercato di proporre contenuti in logica fact based, convinti come siamo che il fact checking sia una modalità ancora poco perseguita. Ma ai fatti abbiamo sempre cercato di unire le emozioni, perché sono le emozioni che lasciano il segno”.
L’incontro ha reso possibile una riflessione sul tema caldo del momento: l’AI e i suoi impatti sul mondo del lavoro e sulle organizzazioni aziendali. Una riflessione dalla quale sono scaturiti alcuni spunti sui quali lavorare nei prossimi mesi.
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I percorsi di innovazione nella community
Così, i fatti sono rappresentati dai percorsi che anche quest’anno molte delle imprese che fan parte della community hanno intrapreso, promuovendo l’innovazione sia all’interno delle loro organizzazioni, sia verso i loro clienti e utenti.
Pietro Lanza, Director Sales, IBM Technology introduce un membro della community, Maurizio Fatarella, Direttore Affari Istituzionali e Comunicazione presso PagoPA. Azienda nata nel 2019 come Tech Company pubblica, con la missione di innovare la relazione tra cittadini e PA, facilitando la creazione di servizi pubblici di qualità, e di migliorare la competitività del Paese.
Oggi, racconta Fatarella, PagoPA persegue un modello di business sostenibile “Perseguiamo l’autosostenibilità, lavoriamo in team multidisciplinari, il nostro valore distintivo è la capacità di execution”.
“La vera innovazione – conclude Fatarella – l’abbiamo fatta al nostro interno, passando da startup ad azienda strutturata. Nel 2024 faremo il percorso conclusivo: saremo meno condizionati dalla tecnologia. La finalizzeremo, portandola al servizio del cittadino”.
Lo sguardo al futuro: è l’ora della AI
Se Fatarella ha portato lo sguardo sui percorsi intrapresi, la community è stata invitata a guardare al futuro, cercando un momento di confronto su uno dei temi più discussi degli ultimi mesi: l’intelligenza artificiale e il suo impatto sulle organizzazioni.
Al di là di alcuni ostacoli oggettivi, evidenziate per altro anche in uno studio promosso dalla stessa IBM, dal quale emerge la difficoltà di adottare queste tecnologie su larga scala oltre il pilot, i membri della community hanno fatto emergere timori, aspettative e anche speranze.
Certo, al di là della consapevolezza dell’impatto (qualcuno parla di “effetto misplacement”) sui white collar, i timori riguardano soprattutto la capacità dell’AI di imitare la mente umana, la sua effettiva capacità di sostituire l’uomo in tutte quelle attività nelle quali servono intelligenza, capacità di sintesi, creatività.
Aspetto questo evidenziato anche da Vincenzo Nibali, “lo squalo”, campione di ciclismo intervenuto all’incontro.
“L’intelligenza artificiale entra anche nello sport e aiuta su moltissimi aspetti tecnici, oggettivi e misurabili. Poi però entra in gioco l’uomo, con il suo stato d’animo, la sua condizione fisica e psicologica. E quella componente non può essere assoggettata all’AI”.
È comunque positivo pensare ad una AI in grado di aiutare, anche nel mondo del lavoro, persone con qualche disabilità.
Superare il rischio dell’irrilevanza
Ed è qui che arrivano le prime “raccomandazioni” da parte della community.
Come per ogni grande innovazione, bisogna focalizzarsi sul rendere l’AI davvero utile, sul non rendere nessuno irrilevante nel mondo economico, “perché l’irrilevanza crea schiavi e padroni”.
Nessuno deve avere paura dell’AI, anche perché il vero rischio è stare fermi.
E in Italia abbiamo un forte problema di digitalizzazione, che rischia di frenarci nella capacità di cogliere le opportunità e comprenderne i rischi, lavorando, come del resto ha fatto la UE con l’AI Act, immaginando i cosiddetti “worst case scenarios”.
Dal punto di vista organizzativo, invece, non c’è una linea di azione definita.
C’è chi ipotizza la nascita di una nuova figura manageriale dedicata, un Chief AI Officer, chi considera la AI talmente trasversale da diventare responsabilità di tutti, anche con il rischio di delegare con imprecisione.
Focalizziamoci sul viaggio, non sui problemi
Ed è su questo punto che interviene Gianmario Verona, economista italiano, rettore dell’Università Bocconi dal 2016 al 2022 e presidente della Fondazione Human Technopole, per portare pragmatismo all’interno di queste riflessioni.
“C’è un tema di leadership importante sul quale confrontarsi. Abbiamo di fronte a noi una general purpose technology che impatta su tutti i settori, una tecnologia molto trasversale, ci sta facendo fare un salto di qualità. È un cambiamento straordinariamente importante, potenzialmente utile, ma potenzialmente anche nocivo. La sfida è trovare il giusto equilibrio e saperlo poi governare”.
Abbiamo intrapreso un viaggio, è la sintesi di Gianmario Verona e sul viaggio dobbiamo focalizzare la nostra attenzione.
“In uno scenario di profonda complessità, non dobbiamo avere come primo obiettivo la soluzione del problema. Non dobbiamo domandarci se occorra un Chief AI Officer o meno, dobbiamo preoccuparci di impostare correttamente il viaggio, per disporre degli strumenti giusti ed adeguati per affrontarlo”.
Le tecnologie sicuramente aiutano, così come aiuta il cambiamento avvenuto in questi anni, che ha promosso un approccio “open” alle tecnologie stesse.
“L’aspetto positivo legato al paradigma delle tecnologie aperte è la possibilità di collaborare e far leva su un network collaborativo. Le decisioni complesse non si prendono da soli. Si prendono con i colleghi, con le istituzioni, facendo riferimento ai punti saldi della nostra cultura e ai nostri valori”.
Articolo originariamente pubblicato il 26 Gen 2024