Negli ultimi anni il settore manifatturiero industriale si è trovato a dover affrontare un forte clima di incertezza che ha fatto emergere la necessità di ricercare soluzioni alternative di produzione in grado di supportare un’interconnessione più rapida. Il contesto manifatturiero odierno è strutturato, il più delle volte, secondo il modello di produzione delocalizzata, che prevede la possibilità di allocare l’area produttiva in zone diverse dallo stato di appartenenza. Sebbene questo modello preveda benefici in termini di sviluppo di aree emarginate e importanti riduzioni dei costi sostenuti dalle imprese, bisogna allo stesso tempo considerare l’eccessiva produzione di CO2 generata dai veicoli adoperati per il trasporto merci, i lunghi tempi di attesa previsti per la ricezione dei prodotti e i conseguenti costi elevati derivanti dal coinvolgimento di numerosi intermediari. Attualmente, quindi, il panorama mondiale prevede contestualmente anche l’utilizzo di tecnologie che promuovono strategie di business molto differenti rispetto alla produzione delocalizzata, come la produzione distribuita e la manifattura additiva.
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Industria manifatturiera e produzione distribuita
L’efficienza e la qualità dei prodotti sono alcune delle variabili che conducono un consumatore all’acquisto e queste caratteristiche sono spesso riconducibili a piccole unità industriali che, avendo un controllo globale di tutte le fasi di processo e non necessitando della delocalizzazione delle stesse, possono garantire l’ottimizzazione delle attività e un monitoraggio accurato.
L’approccio della produzione distribuita promuove l’utilizzo di tecnologie e metodi di produzione alternativi in grado di far evolvere l’intera visione manifatturiera.
La produzione distribuita prevede l’allocazione di centri produttivi vicini al punto di utilizzo, contribuendo alla trasformazione digitale delle impese e abilitandole a nuove possibilità di risparmio, soddisfacendo allo stesso tempo aspettative e tempistiche.
Se fino a questo momento è sempre stata legata a piccole realtà, il trend del “reshoring” nell’ultimo periodo ha coinvolto non più esclusivamente piccole reti manifatturiere, ma anche realtà internazionali che hanno identificato numerosi benefici riconducibili all’utilizzo di questo strategico modello.
Il pannello di controllo di una stampante 3D
La manifattura additiva
La produzione distribuita consente di disporre immediatamente dei prodotti allocati in aree molto vicine al punto di utilizzo, abbattendo i tempi di attesa connessi alle spedizioni o al trasporto. Adottando questa soluzione i costi d’inventario sono notevolmente ridotti: non è più necessario, avere magazzini di scorte fisiche di parti, ottimizzando così i costi di esercizio.
Sostenibilità e time-to-market più rapido, con soluzioni eco-friendly ma estremamente competitive. Meno passaggi logistici, meno tempi di transito, trasporti e spedizioni ridotte, abbattendo le barriere geografiche con risultati superiori in termini di velocità, qualità ed economicità.
La stampa 3D in questo contesto si posiziona con un ruolo preponderante rispetto agli altri metodi alternativi di produzione, poiché il suo benefici sono visibili su tutti i livelli della catena industriale.
In merito alla sostenibilità delle parti realizzate, che si tratti di prototipi o parti finite funzionali, la stampa 3D realizza ogni singolo componente con metodo additivo ovvero aggiungendo materiale layer dopo layer in modo tale da produrre meno scarti.
Secondo uno studio, entro il 2050 tramite l’additive manufacturing sarà possibile risparmiare fino al 90% della materia prima, riducendo i costi di materiali e gli scarti, ottimizzando notevolmente anche l’utilizzo dell’energia necessaria per avviare la produzione.
Questo nuovo metodo consente di digitalizzare i processi, sfruttando i benefici della Supply Chain 4.0, una soluzione del tutto nuova di concepire la produzione industriale, una metodologia di lavoro che consente di innovare la propria business intelligence per ottenere una maggiore flessibilità e risultare più competitivi sul mercato.
Centri specializzati, come le aziende che hanno aderito al network Roboze 3D Parts, creato e promosso da Roboze, produttore di soluzioni di stampa 3D per l’industria, nascono per offrire il proprio know-how e la propria tecnologia a supporto dei produttori, in modo da abbattere significativamente la curva di apprendimento e accelerare i margini connessi all’implementazione della soluzione nei propri processi. Tramite i centri dislocati nel mondo, si può offrire un servizio di produzione On demand e Just in time, che garantisce non solo scalabilità della produzione ma anche una notevole riduzione dei costi, connessi ad esempio alle scorte di magazzino non fruibili immediatamente.
Digitalizzando la produzione con il supporto di esperti del settore della stampa 3D, è possibile ora realizzare parti ad alte performance, di grandi dimensioni e con massima precisione e ripetibilità.
Un pezzo realizzato con una stampante 3D
Supply chain più snella con il metal replacement
La manifattura tradizionale è sempre stata considerata l’unica metodologia di lavoro idonea per produzioni industriali, ma i brillanti risultati ottenuti nell’ambito del metal replacement con super polimeri e materiali compositi, hanno condotto i produttori verso strade alternative, in grado di ottimizzare non solo le parti realizzate, ma capaci di rendere più snella la Supply Chain e di fornire un controllo globale su tutte le fasi di produzione.
Attualmente l’unico sistema in grado di assicurare questi risultati è un ecosistema tecnologico che permette una perfetta integrazione nel flusso di lavoro aziendale e che consente, grazie all’automazione industriale PLC e l’avanzata tecnologia di stampa 3D, di garantire un monitoraggio costante delle attività per un pieno ed efficiente controllo di tutte le fasi del processo, con risultati finali formidabili.
Poter fornire alle aziende una soluzione efficiente e ottimizzata che assicura risultati al pari dei metodi tradizionali ha certamente un grande impatto sull’intero mercato globale che ben presto potrà non solo fornire prodotti perfettamente in linea con le necessità e bisogni espressi, ma realizzati supportando la produzione locale e valorizzando il territorio.
Il potenziale della produzione distribuita considerando anche le alte prestazioni offerte, consentirà di connettere domanda e offerta, evitando sprechi, abbattendo le emissioni di CO2, riportando la produzione vicina al punto di utilizzo, affidandosi ad una rete di produttori esperti che saranno in grado di offrire una soluzione flessibile ma allo stesso tempo stabile.
Una strategia produttiva efficace, completa ma soprattutto accessibile, capace di integrarsi perfettamente con i flussi di lavoro aziendali senza dover far affidamento su un singolo fornitore per consentirà piena e totale agilità.
Produzione distribuita vs. produzione delocalizzata
Uno dei driver che condiziona il mercato manifatturiero mondiale è sicuramente rappresentato dal costo di produzione, che determina la scelta di alcune strategie volte a ridurre o addirittura abbattere molte delle spese normalmente previste. Tantissime multinazionali ormai collocano da anni i loro centri produttivi in paesi sottosviluppati dove il costo della manodopera, di produzione, assemblaggio e trasporto è notevolmente ammortizzato.
La catena che ne deriva affinché tutto il processo sia portato a termine, coinvolge una serie di fornitori, e distributori che rappresentano tasselli fondamentali per poter offrire un servizio in grado di soddisfare la domanda del mercato.
È bene considerare il notevole vantaggio derivante da questa scelta strategica che consente non solo condizioni fiscali più agevoli ma un vantaggio in termini di crescita economica non indifferente. Ma qual è il vero prezzo delle distanze? I trasporti intercontinentali rappresentano in realtà, un rischio non prevedibile che potrebbe generare problematiche come quello che è accaduto a Evergreen.
Articolo originariamente pubblicato il 27 Apr 2021