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Digital Skills, l’86% dei lavoratori italiani non si sente preparato

Un nuovo mondo digital-first rappresenta una grande opportunità per le aziende di ripensare l’aspetto dei team agili. Costruendo programmi di formazione incentrati sulle competenze digitali necessarie per i lavori di oggi e di domani, le aziende possono creare una cultura del lavoro flessibile che consenta a tutti i dipendenti di connettersi, imparare e progredire da qualsiasi luogo.

Pubblicato il 22 Feb 2022

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Secondo una ricerca McKinsey, tecnologie emergenti come Blockchain, Artificial Intelligence e Cloud stanno amplificando la domanda aziendale di competenze digitali specifiche, fino al 50% in Europa e negli Stati Uniti.
E mentre le aziende di tutto il mondo stanno rapidamente adottando modelli digital-first, oltre tre quarti di oltre 23.000 lavoratori a livello globale (il 73%) non si sente pronto per operare in un mondo del lavoro molto digitalizzato, il 76% neanche in futuro; eppure solo il 28% è attivamente coinvolto nell’apprendimento e nella formazione di competenze digitali.
Se guardiamo all’Italia, l’86% dichiara di non avere le competenze digitali necessarie alle aziende e l’87% si sente altrettanto impreparato per i prossimi cinque anni. Tuttavia, appena il 17% sta già seguendo percorsi formativi per colmare questo divario.
È quanto emerge dal Global Digital Skills Index di Salesforce, – azienda californiana di Cloud computing e leader nei servizi Customer Relationship Management (CRM) – l’indagine che misura il livello delle competenze digitali nel mondo del lavoro e che si basa sulle risposte di oltre 23.000 lavoratori di età compresa tra i 18 e i 65 anni provenienti da 19 Paesi sparsi in ogni continente, Italia inclusa.

Per colmare lo skill shortage servono investimenti globali e una forza lavoro più inclusiva

Il punteggio globale complessivo del Salesforce Index per la “prontezza digitale” – valutato in termini di preparazione, livello di abilità, accesso e partecipazione attiva all’aggiornamento delle competenze digitali – è attualmente solo di 33 su 100L’Italia è al di sotto della media globale, registrando un Salesforce Index di 25.
I paesi rappresentati nell’indagine variano da un punteggio massimo di 63 a uno minimo di 15, un dato che sottolinea come, sebbene alcuni paesi si sentano più pronti per il digitale rispetto ad altri, vi sia un urgente bisogno di investimenti a livello globale per colmare questo gap e creare una forza lavoro più inclusiva.

Ora più che mai, le aziende hanno la responsabilità di agire per affrontare il crescente divario di competenze globali.  La pandemia ha accelerato la trasformazione digitale e ha offerto alle aziende un’opportunità unica per ripensare il modo in cui si connettono con i propri dipendenti, clienti e comunità. Inoltre, la maggior parte degli intervistati (82%) prevede di apprendere nuove competenze per crescere nella loro attuale carriera o in una nuova.
Le imprese, i governi e le comunità possono lavorare insieme per sostenere la sete di conoscenza della forza lavoro facendo leva sulle comunità di apprendimento esistenti, investendo nelle generazioni più giovani e promuovendo programmi di formazione incentrati sulle migliori competenze digitali.

Per fare fronte a questo gap di competenze e consentire a chiunque di apprendere e sfruttare le competenze digitali necessarie per i lavori di oggi e di domani, nasce la Digital Talent Factory di Salesforce Italia, un luogo virtuale in cui tutti possono informarsi, trarre spunti e lasciarsi coinvolgere dall’uso delle tecnologie a prescindere dal grado di preparazione tecnico-scientifico; ma anche scoprire quale percorso formativo intraprendere per diventare protagonisti della propria vita professionale.

“La missione di Salesforce è quella di consentire a chiunque di apprendere e sfruttare le competenze digitali necessarie per i lavori di oggi e di domani – afferma Mauro Solimene, Country Leader per l’Italia di Salesforce – Per questo stiamo costruendo percorsi critici verso la nuova economia consentendo a chiunque di costruire carriera, aziende e comunità dinamiche insieme alle nostre tecnologie”.

Le competenze digitali di cui le imprese hanno bisogno e l’ambizione dei giovani di apprenderle

Le competenze digitali quotidiane, come i social media e la navigazione sul web, spesso non rispecchiano quelle ritenute fondamentali sul posto di lavoro e necessarie alle aziende per favorire la ripresa, la resilienza e la crescita.
Secondo il Salesforce Index, le competenze nella tecnologia di collaborazione sono viste come le più importanti per i lavoratori oggi e nei prossimi cinque anni. Ma nonostante l’abilità degli intervistati con le principali tecnologie di collaborazione a uso quotidiano, come i social media, solo il 25% si considera avanzato per le competenze tecnologiche di collaborazione necessarie specificamente per il posto di lavoro.
Più di due terzi di tutti gli intervistati della Generazione Z (il 64% a livello globale) afferma di possedere competenze avanzate sui social media, a sostegno dello stereotipo della padronanza digitale tra le giovani generazioni, ma solo meno di un terzo (il 31%) ritiene di possedere le competenze digitali necessarie in questo momento alle imprese.
Non molti intervistati della Gen Z ritengono di avere competenze digitali “avanzate” in settori come la codifica (20%), la crittografia dei dati e la sicurezza informatica (18%) e l’intelligenza artificiale (7%).
La differenza è ancora più netta in Italia, dove l’81% degli intervistati della Generazione Z ritiene di avere un livello avanzato nelle competenze social, ma solo uno su cinque (il 19%) pensa di possedere le competenze digitali necessarie per il mondo del lavoro di oggi.
Il Salesforce Index rivela che gli intervistati più giovani hanno massima fiducia e ambizione nell’apprendere nuove competenze: a livello globale oltre un terzo della Gen Z (il 37%) si sta attivamente formando per le competenze necessarie nei prossimi cinque anni rispetto al 12% dei Baby Boomer. La tendenza globale si riflette, pur con percentuali minori, anche in Italia, dove a dichiararsi proattivo sul fronte della formazione per colmare le competenze mancanti entro i prossimi cinque anni sono soprattutto i più giovani della Gen Z: uno su quattro (il 26%) rispetto a uno su cinque dei Millennial (il 19%) e addirittura a nemmeno uno su dieci dei Baby Boomer (il 7%).

Come Salesforce affronta il divario di competenze digitali

Salesforce si impegna a investire nella forza lavoro futura attraverso una diversificata serie di programmi di sviluppo della forza lavoro a livello globale, tra cui: La Trailblazer Community, una rete globale di 15 milioni di persone nell’ecosistema Salesforce che si aiutano a vicenda ad apprendere nuove competenze e ad avere successo con Salesforce; e Trailhead, la piattaforma di apprendimento online gratuita che sino ad oggi ha aiutato oltre 3,9 milioni di persone a qualificarsi per il mondo del lavoro del futuro.

L’obiettivo della Digital Talent Factory italiana di Salesforce è quello di formare talenti e colmare il gap di competenze in un luogo virtuale dove informarsi, ispirarsi, comprendere quali sono i percorsi e scoprire chi offre percorsi di formazione che poi possano facilmente tramutarsi in posti di lavoro. Le risorse non necessariamente devono avere una formazione tecnico-scientifica di base, l’importante è che siano persone curiose con una gran voglia di imparare per costruirsi una carriera e reinventarsi a livello professionale.

Nel processo di creazione e acquisizione di nuove competenze le aziende partner di Salesforce giocano un ruolo importante. Il modello di Salesforce Italia prevede delle triangolazioni con i partner e le università, il che permette di creare nuove risorse e nuove competenze e dare una risposta a tutte quelle aziende alla ricerca di figure professionali che spesso faticano a trovare.
Da qui le numerose collaborazioni con una ventina di università italiane: SDA Bocconi, Università Ca’ Foscari Venezia, Università di Cagliari, Università degli Studi di Bergamo, Università degli Studi dell’Aquila, Università degli Studi di Catania, Università Cattolica del Sacro Cuore, IULM e 24ORE Business School solo per citarne alcune. A questi attori si stanno affiancando altre organizzazioni come Generation Italy e Specialisterne la cui missione è proprio la formazione, spesso di persone che per tanti motivi non sono riuscite a costruirsi gli skill appropriati.

Le iniziative lanciate negli ultimi tre anni hanno portato complessivamente alla formazione di migliaia di studenti che poi in maniera diretta o indiretta sono entrati a far parte dell’ecosistema Salesforce. Secondo la ricerca IDC Salesforce Economy, entro il 2026 l’ecosistema Salesforce in Italia avrà un impatto stimato in 33,9 miliardi di dollari di nuovi ricavi e 21.360 nuovi posti di lavoro diretti e 93.300 posti di lavoro indiretti. Un volano importante a vantaggio di tutto il sistema economico italiano.

Immagine fornita da Shutterstock

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