La ricerca

Industria 4.0, la pandemia non frena gli investimenti in Italia

I dati dello studio Deloitte: più di 6 aziende su 10 nel nostro Paese non hanno interrotto i flussi di capitale per lo smart manufacturing. Al settore dedicato in media più di un terzo del fatory budget

Pubblicato il 14 Apr 2021

Hands holding tablet on blurred automation machine as background


Nonostante la crisi economica causata al tessuto produttivo nazionale del manifatturiero dall’emergenza Covid-19, le aziende del nostro Paese hanno continuato a investire sull’industria 4.0. Più di sei imprese su dieci del comparto, infatti, per l’esattezza il 63%, non soltanto non ha interrotto i flussi di capitali a supporto dei progetti di Smart Manufacturing, ma li sta accelerando, e sta dedicando a questo settore più di un terzo del factory budget. E’ quanto emerge dal report “L’importanza di un approccio ecosistemico alle iniziative di Industry 4.0 – una fotografia del settore manifatturiero italiano”, realizzato da Deloitte su un campione di più di 850 dirigenti di aziende manifatturiere in 11 Paesi a livello mondiale (Italia, Canada, Cina, Francia, Germania, Giappone, India, Messico, Spagna, Uk e Usa) e su interviste qualitative con più di 30 executive del comparto.

“Alla luce di questi numeri il Next Generation Plan europeo rappresenta uno stimolo per le riforme, ma anche la possibilità di accelerare la trasformazione digitale delle aziende manifatturiere italiane, alle prese con una sfida chiave per recuperare competitività e abilitare il paradigma della fabbrica digitale – afferma Andrea Muggetti, Industrial Products & Construction Sector Leader di Deloitte – Nella definizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sarà centrale adottare un processo di modernizzazione strutturale attraverso una strategia organica, che porti investimenti nelle tecnologie emergenti e sostegno allo sviluppo tecnologico”.

Le aree di eccellenza

Sono tre gli ambiti in cui l’Italia si distingue gestendo su ampia scala le iniziative di Industria 4.0 e dimostrando un grado di maturità maggiore rispetto ad altre geografie: l’automatizzazione di magazzini e centri di distribuzione (57%), l’uso di sensori in grado di rilevare la qualità di un prodotto/processo aziendale (53%) e prodotti smart e interconnessi grazie a tecnologie IoT (40%). “Affinché si possa registrare un aumento del grado di maturità delle aziende nel prossimo futuro – aggiunge Muggetti – data la complessità di questi progetti ed i loro impatti su tutta la struttura aziendale, i leader dovranno adottare un approccio olistico all’Industria 4.0, che vada oltre la sola tecnologia e tenga conto anche del modello di business e delle trasformazioni organizzative sottostanti”.

Gli ecosistemi di Smart Manufacturing

Dal report emerge inoltre l’importanza di aprirsi a ecosistemi di smart manufacturing, riconosciuta da nove intervistati su dieci. “Data la composizione del tessuto produttivo italiano, caratterizzato da una quota notevole di micro e piccole imprese, il ruolo degli ecosistemi è quanto mai centrale in quanto aiutano ad ottimizzare i processi innovativi, facendo leva sia sulla ricerca condotta internamente all’azienda sia sui processi di trasferimento tecnologico con soggetti terzi, non necessariamente facenti parti della medesima filiera del valore, con cui si condividono sia obiettivi che sfide – sottolinea Muggetti – I principali vantaggi, offerti da un approccio ecosistemico, risiedono nella possibilità delle aziende di colmare velocemente gap di natura economica, finanziaria, organizzativa e tecnica e nell’effetto ‘rete’ degli ecosistemi, grazie ai quali l’interazione fra una pluralità di soggetti, aventi ciascuno specifiche competenze e risorse, produce un valore superiore alla somma delle singole parti”.

Focus sui benefici dell’ecosistema

Tra gli obiettivi delle aziende italiane che partecipano a ecosistemi produttivi in ambito smart-manufacturing emergono il miglioramento del time-to-market, citato dal 34% del campione, lo sviluppo di nuovi canali o mercati (29%) e il miglioramento della capacità innovativa (26%). Più in basso c’è anche la riduzione dei costi, citata dal 14% sdegli intervistati.

Dall’indagine emerge anche un altro aspetto particolarmente interessante: “la maturità dichiarata dalle aziende manifatturiere italiane – spiega Deloitte – è quasi sempre inferiore rispetto a quella che le loro azioni e strategie lascerebbero intendere”. “Alla richiesta di esaminare lo stato attuale di maturità dei loro ecosistemi, solo tra il 7% e il 47% dei leader aziendali intervistati si è classificato a un livello di maturità di 4 o 5 su 5 per ciascuna delle caratteristiche identificate. Il divario esistente rispetto all’importanza di ciascuna caratteristica suggerisce che, mentre le aziende hanno sviluppato connessioni esterne a supporto dei loro sforzi in ambito Industry 4.0, queste non sono ancora sufficienti per poter parlare di un totale approccio ecosistemico”.

A oggi, il 93% delle aziende in Italia ha inoltre dichiarato di concentrarsi sullo sviluppo di ecosistemi produttivi, cioè quelli il cui fine ultimo è garantire attraverso l’adozione di opportune soluzioni tecnologiche un ottimale utilizzo della capacità produttiva installata. Altri ecosistemi, fra cui quelli riconducibili alla supply-chain (33%) e ai talenti (27%) sono oggi meno ricercati.

Quanto infine alla cybersecurity, un’impresa manifatturiera italiana su quattro ha evidenziato fra i maggiori ostacoli alla diffusione degli ecosistemi proprio il tema della sicurezza informatica. “A causa della natura interconnessa, always-on e aperta delle tecnologie 4.0 – conclude Muggetti – si è assistito a una proliferazione delle potenziali vulnerabilità e ad un ampiamento della superficie d’attacco. In un contesto di ecosistema, le aziende non solo devono prestare attenzione e prevenire l’accesso non autorizzato a risorse aziendali, il furto di tecnologie produttive e la disruption delle operation, ma anche devono evitare che gli hacker usino i sistemi informativi aziendali come hub per sferrare nuovi attacchi verso gli altri partecipanti all’ecosistema”.

Valuta la qualità di questo articolo

Articoli correlati

Articolo 1 di 5