Strategie europee

Un piano per disegnare l’industria europea del futuro: ecco cosa prevede la strategia industriale europea

A pochi mesi dalla sua presentazione, la Commissione ha dovuto rivedere, alla luce delle sfide e delle vulnerabilità emerse con la pandemia, il documento che definisce la strategia industriale europea. Tanti i punti di attenzione: dalle PMI ai lavoratori distaccati, dalla necessità di standardizzazione alla transizione digitale e verde…

Pubblicato il 15 Dic 2021

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Una premessa è necessaria.
Il 10 marzo 2020, la Commissione europea presenta la strategia industriale europea, un documento con cui intende disegnare l’industria europea del futuro, in un’ottica di maggiore competitività, digitalizzazione e sostenibilità.
Soltanto il giorno dopo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara che il Covid-19 ha ormai raggiunto le proporzioni di pandemia globale. Una pandemia che da qualche giorno è giunta anche in Europa e che da lì a poche settimane cambierà drasticamente l’economia e la società europea.
Il 2020 chiude con dei dati economici drammatici: una contrazione dell’economia europea del 6,3%, 1.4 milioni di posti di lavoro persi nelle piccole e medie imprese e una riduzione degli scambi intra-Ue del 24% nel secondo e terzo trimestre.

In un mercato integrato come quello europeo, con una consolidata forza lavoro transfrontaliera, la chiusura dei confini produce un grave shock agli scambi commerciali, mentre le restrizioni adottate a livello mondiale bloccano le merci e causano l’interruzione delle catene di fornitura.
In questo scenario, l’industria europea mostra la sua forza – con molte aziende che riconvertono la produzione per sopperire alla mancanza di prodotti strategici, quali i dispositivi di protezione personale – ma anche la sua debolezza.

Una “versione aggiornata” della strategia industriale europea

La pandemia ha provocato ferite, esposto vulnerabilità del sistema comunitario e accelerato transizioni che altrimenti avrebbero richiesto anni. Ecco, quindi, che a distanza di poco più di un anno dalla presentazione della strategia industriale europea, la Commissione decide di rilasciare una versione aggiornata del documento.

Le azioni contenute e gli strumenti (normativi e non) sono volti a favorire la ripresa dell’industria europea e ad assimilare le lezioni imparate con la pandemia. Il focus cambia e si allarga necessariamente la portata dell’azione: la competitività del mercato unico va promossa, ma in un’ottica di una maggiore resilienza e di preparazione davanti a possibili crisi future.

Per fare ciò, l’Ue deve svincolarsi dalle dipendenze nei settori considerati strategici alla sua economia e alla sua società. Inoltre, nel piano si aumenta il focus sulla transizione digitale e verde dell’Unione, dopo la spinta accelerativa fornita dalla pandemia, che ha rotto vecchie abitudini e antichi modelli organizzativi.

Le PMI al centro della strategia

Le piccole e medie imprese sono tra le aziende che più hanno sofferto le conseguenze della pandemia: il 60% delle PMI dell’Unione ha infatti riportato un calo di fatturato nel 2020.

Al tempo stesso, esse costituiscono lo scheletro del sistema imprenditoriale di molti Paesi dell’Unione, come Italia, Francia e Germania. Ecco, quindi, che la strategia industriale europea non poteva non prevedere azioni rivolte non solo a favorire la loro ripresa, ma anche la loro partecipazione agli ecosistemi di innovazione europei, in un’ottica di maggiore digitalizzazione e sostenibilità.

Un filo conduttore del documento presentato dalla Commissione è, infatti, la valutazione dell’impatto che le azioni e il quadro normativo proposto avrà proprio sulle PMI. In questo senso, la Commissione si è espressa più volte in favore di una semplificazione dei vincoli normativi per favorire l’innovazione delle imprese e ha deciso pertanto di adottare un approccio che definisce “one-in-one-out”.

Secondo questo approccio, qualsiasi nuovo onere per i cittadini e le imprese derivante dalle proposte della Commissione sarà compensato eliminando un equivalente onere esistente nella stessa area politica. E questo, secondo la Commissione, andrà a vantaggio soprattutto delle PMI.

Inoltre, la Commissione ha sottolineato la necessità di migliorare l’equità nelle relazioni B2B per sostenere le PMI che, a causa di asimmetrie nel potere contrattuale con le organizzazioni più grandi, sono soggette a pratiche e condizioni commerciali sleali, sia online che offline.

Risolvere anche il nodo dei pagamenti e dei finanziamenti

Vi è poi il nodo dei pagamenti. Secondo i dati raccolti dalla Commissione, il 40% delle imprese nell’Ue viene pagato in ritardo. Una situazione che è ulteriormente peggiorata durante la pandemia (il periodo si è infatti allungato di ulteriori 30 giorni) e che rischia di spingere fuori dal mercato tante piccole imprese, soprattutto in un periodo storico così complicato.

Per questo, nella strategia industriale la Commissione ribadisce che presenterà la proposta per la creazione di un Alternative Dispute Resolution Scheme, per velocizzare la risoluzione di questo tipo di controversie, che spesso contribuisce ad allungare il periodo necessario all’azienda per recuperare i soldi che le sono dovuti.

Ma questo non basta, perché man mano che gli strumenti di sostegno alle imprese che gli Stati membri hanno implementato durante la pandemia verranno ritirati, inizieranno ad aumentare i fallimenti (la Commissione stima che senza interventi l’11,4% delle aziende europee falliranno).

Bisogna, dunque, mobilitare investimenti e rafforzare gli strumenti a rivolti alle PMI. Un esempio è lo sportello dedicato alle PMI all’interno del piano InvestEU – la strategia europea volta ad aumentare gli investimenti in Europa, sostenere la ripresa e preparare l’economia per il futuro – che, secondo la Commissione, potrebbe innescare 45 miliardi di euro di investimenti nelle PMI entro la fine del 2023.

Man mano che questi fondi verranno, la Commissione intende intraprendere una serie di azioni per implementare o rivedere alcuni riferimenti normativi europei per agevolare la situazione delle PMI.

Ad esempio, la Commissione intende accelerare il lavoro sul finanziamento azionario per le PMI, espandendo il sostegno al capitale di scala, agli investimenti strategici e alle offerte pubbliche iniziali (IPO).

Un lavoro che, secondo la Commissione, attiverà investimenti in tecnologie verdi e digitali in tutte le fasi della vita di una PMI, dalle start-up alla fase di crescita ed espansione, fino all’uscita sui mercati pubblici. Un nuovo Fondo IPO pubblico-privato, inoltre, sosterrà le PMI e le mid-cap lungo (e oltre) il processo di quotazione.

A questo si aggiungeranno nuove misure per una tassazione più giusta e sostenibile, che tenga conto dei bisogni delle PMI e la revisione delle misure dello State Aid Temporary Framework per valutarne l’efficacia e stabilire gli interventi necessari. La Commissione, inoltre, promuoverà lo scambio di buone pratiche a supporto delle PMI tra i Paesi membri.

Vi è poi tutto il filone legato alle azioni per accelerare la transizione digitale e verde delle aziende. In questo ambito, la Commissione intende supportare le PMI mettendo a loro disposizione delle figure specializzate: si tratta dei consulenti per la sostenibilità, figure che presteranno consulenza dedicata alle PMI e che saranno pienamente in atto a partire dal 2022.

La strategia per rafforzare il mercato unico europeo e la circolazione di servizi

L’integrazione del mercato, tra i vari Paesi, e la libera circolazione di merci, lavoratori e servizi, è uno dei principi fondamentali dell’Unione. La pandemia ha dimostrato che, tuttavia, vi è la necessità di rafforzare il mercato unico, davanti alla possibilità di crisi future.

Per questo, nel rapporto annuale sul mercato unico europeo, la Commissione ha deciso di suddividere l’industria europea in 14 ecosistemi industriali: edilizia; industrie digitali; sanità, agroalimentare; energie rinnovabili; industrie ad alta intensità energetica: trasporti e industria automobilistica; elettronica; tessile; aerospaziale e difesa; cultura e industrie culturali e creative; turismo; prossimità ed economia sociale e commercio al dettaglio.

Un’analisi che servirà alla Commissione per meglio valutare l’impatto della pandemia e le azioni necessarie per rafforzare ciascun ecosistema, oltre che le azioni necessarie per accelerare la transizione digitale e green di ciascun comparto e gli strumenti più adatti a misurare i progressi.

Questa suddivisione, inoltre, servirà per migliorare la comprensione delle dipendenze strategiche attuali e future dell’Europa. Un’Europa che, da un lato, intende mantenersi orientata al libero scambio con i Paesi terzi, ma che dall’altro vuole mostrare la sua prontezza nel combattere le pratiche sleali e le sovvenzioni straniere che minano la parità di condizioni nel mercato unico.

Attenzione anche al settore dei servizi e ai “lavoratori distaccati”

Tra i vari strumenti contenuti nella strategia industriale europea, una grande attenzione viene riservata al settore dei servizi, che rappresenta il 70% del Pil europeo e impiega un’analoga percentuale della popolazione.

In questo ambito, la Commissione è pronta a lavorare per eliminare le barriere alla circolazione ancora presenti tra i vari Stati membri, anche grazie a una nuova Task Force dedicata al mercato unico e all’implementazione della Direttiva su Servizi.

Un’attenzione necessaria, perché se in materia di circolazione dei beni si sono fatti negli anni grandi passi in avanti, esistono ancora troppe barriere alla circolazione dei servizi all’interno dell’Unione.

All’interno di questa area di intervento ricade anche il lavoro da fare sui cosiddetti “lavoratori distaccati”. Mentre la legislazione dell’Ue garantisce una serie di diritti obbligatori e condizioni di lavoro da applicare ai lavoratori distaccati in tutta l’Unione, i feedback delle parti interessate sottolineano costantemente le difficoltà amministrative in questo ambito.

Le aziende, infatti, possono trovare complicato inviare ingegneri o personale tecnico a imprese o utenti finali in un altro Stato membro come accade, ad esempio, nel settore delle costruzioni. Per questo, obiettivo della Commissione è intensificare il lavoro con gli Stati membri per garantire che la direttiva sul distacco dei lavoratori sia correttamente recepita e attuata.

Inoltre, senza compromettere il quadro giuridico e la protezione dei lavoratori che esso garantisce, la Commissione lavorerà con gli Stati membri per elaborare un modulo comune, in formato elettronico, per la dichiarazione del distacco dei lavoratori. Questo modulo unico digitale potrebbe essere introdotto inizialmente su base volontaria.

Una strategia per la standardizzazione e la guida al public procurement

Altro passo necessario per rafforzare il mercato unico è superare le dipendenze dell’Unione in settori considerati strategici. Dall’analisi svolta dalla Commissione sono emerse criticità in 6 settori: materie prime, principi attivi farmaceutici, batterie al litio, idrogeno, semiconduttori, cloud e Edge computing.

Per ciascun settore, il report della Commissione europea analizza i Paesi dai quali l’Ue è maggiormente dipendente e l’impatto sui fabbisogni comunitari. Dipendenze che l’Unione intende affrontare attraverso:

  • alleanze industriali, per garantire una piattaforma aperta e ampia all’innovazione delle imprese, comprese start-up e PMI
  • partenariati internazionali diversificati, per garantire che il commercio e gli investimenti continuino a svolgere un ruolo chiave nello sviluppo della nostra resilienza economica
  • uno sforzo ancora maggiore sui progetti europei di interesse comune (IPCEI), con la creazione di nuovi IPCEI e il rafforzamento di quelli già esistenti

A questi strumenti si aggiungeranno quadri normativi rivolti a uniformare le pratiche all’interno dell’Unione e a tutelare le imprese europee dalla concorrenza sleale da parte di aziende straniere.

Nel primo ambito rientra la strategia sulla standardizzazione, che sfrutterà una task force congiunta tra la Commissione e l’Organizzazione europea per la standardizzazione (ESO), per definire soluzioni concordate per adottare in modo rapido le norme identificate come cruciali.

Nel secondo ambito si inserisce la proposta guida su come utilizzare efficacemente il public procurement per rafforzare la resilienza degli ecosistemi chiave. Queste forniranno una serie di strumenti volti ad aiutare gli acquirenti pubblici a identificare e affrontare i rischi e le dipendenze strategiche delle forniture e a diversificare la base dei fornitori.

Per fare ciò, la Commissione intende aumentare il public procurement in innovazione, soluzioni digitali e appalti di R&S (ricerca e sviluppo), introducendo criteri strategici – in particolare per gli appalti verdi, sociali e di innovazione – per garantire trasparenza e concorrenza.

Accelerare la transizione digitale e verde delle imprese

Il terzo pilastro del documento aggiornato riguarda la necessità di accelerare la transizione digitale e verde delle imprese, come risposta ai cambiamenti messi in moto dalla pandemia.

In questa seconda versione della strategia europea, si nota la volontà di rafforzare ulteriormente l’interconnessione tra le due trasformazioni. Su questo si concentrerà la European Green Digital Coalition, guidata dall’industria, che misurerà l’impatto e accelererà la diffusione di soluzioni digitali per rendere verdi i settori chiave.

Inoltre, la Commissione identificherà ulteriori misure per raggiungere l’obiettivo della neutralità carbonica delle tecnologie ICT e per aumentare l’adozione delle tecnologie digitali a favore di una riduzione dell’impronta ambientale di altri ecosistemi.

Fondamentale sarà stimolare gli investimenti delle imprese. Pertanto, la Commissione riconosce la necessità di fornire alle imprese maggiore sicurezza, in termini di un “quadro normativo coerente e stabile, accesso alle strutture e alle infrastrutture, finanziamenti per l’innovazione e lo sviluppo, materie prime ed energia decarbonizzata, misure di supporto della domanda di prodotti sostenibili e circolari e le giuste competenze”.

Il ruolo dei PNRR nazionali

Un ruolo importante, in questa fase di accelerazione, lo avranno gli investimenti previsti dai piani nazionali di resilienza e ripresa degli Stati Membri. Per questo la Commissione ha voluto vincolare i fondi destinati ai Paesi membri, stabilendo che almeno il 37% delle risorse fossero dedicate a investimenti green e almeno il 20% a quelli nel digitale.

In questa fase, inoltre, la Commissione valuterà anche l’intenzione (già manifestata) di alcuni Stati a costruire progetti multinazionali, per stabilire se ci sono le condizioni per combinare i finanziamenti degli Stati membri con aiuti europei.

Nell’ambito del quadro normativo, la Commissione procederà alla revisione delle normative europee sulla concorrenza – per assicurare che siano adatte a promuovere la transizione digitale e green delle aziende – e delle regole legate agli aiuti di stato sugli IPCEI, per aumentare il loro contributo all’ecosistema innovativo europei e assicurare la partecipazione anche di start-up e PMI.

Vi sono poi numerose iniziative, rientranti nell’ambito normativo, volte a promuovere una maggiore responsabilità delle imprese verso i criteri della sostenibilità e dell’economia circolare, attraverso:

  • una nuova strategia per la finanza sostenibile
  • un’iniziativa legislativa sulla governance aziendale sostenibile che prevede la due diligence da parte delle aziende
  • sostegno agli investimenti verdi sarà abbinato allo sviluppo di nuovi standard per la finanza verde
  • una nuova strategia per un approccio europeo ai contratti di carbonio per differenza

Un ulteriore slancio alla duplice transizione arriverà anche dal Programma Horizon e dai suoi strumenti, che la Commissione intende rafforzare per allargare l’ecosistema di innovazione paneuropeo.

Le giornate europee dell’industria

Sui temi della strategia industriale europea – e in particolare sulla transizione digitale e green – si concentrerà l’edizione 2022 delle giornate europee dell’industria.

Si tratta di un evento che ogni anno (dal 2017) chiama a raccolta esponenti del mondo industriale europeo (e non solo) per discutere delle normative, delle sfide e dei bisogni legati al mondo dell’industria.

L’edizione 2022, che si terrà a Bruxelles dall’8 all’11 febbraio, stimolerà le discussioni tra gli ecosistemi industriali sui percorsi verdi e digitali adottati presso le aziende, al fine di rafforzare la resilienza delle aziende e delle PMI dell’Ue.

Inoltre, il programma prevede discussioni su come la giovane generazione può plasmare il futuro dell’industria europea, in linea con la proposta della Commissione di fare del 2022 l’anno europeo della gioventù.

Per approfondire ulteriormente questo tema, invitiamo alla lettura di questi due servizi

Strategia industriale europea: che cos’è e come l’Europa intende accelerare la transizione digitale e green

La strategia industriale europea per disegnare il futuro dell’industria dopo la pandemia

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