Erano presenti anche Paola Pisano, ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, e Roberto Baldoni, vicedirettore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza e responsabile del Nucleo per Sicurezza Cibernetica (Nsc), all’inaugurazione del Cybersecurity Co-Innovation Center realizzato da Cisco a Milano presso il Museo della Scienza e Tecnologia. Per entrambi un’occasione per confermare ciò che a livello governativo si sta facendo sia sul fronte della sicurezza, sia su quello dell’innovazione.
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Baldoni: importanti le iniziative di natura pubblico-privata
È Baldoni che parla dell’importanza di allargare il perimetro di sicurezza cibernetica: “Bisogna alzare i livelli di sicurezza per gli asset strategici nazionali. Per questo ci siamo focalizzati sulla creazione di un ecosistema nazionale, per questo hanno significato il CINI, Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica e con il suo Laboratorio Nazionale di Cybersecurity. Tutte le iniziative di natura pubblico-privata ci interessano e per questo per noi è importante la creazione di un cybersecurity co-innovation center, come questo voluto da Cisco”.
Paola Pisano: si investe troppo poco
A sua volta Paola Pisano, ministro per l’innovazione tecnologica, esordisce: “Più si digitalizza, più si dà la possibilità di sfruttare la leva tecnologica per introdurre innovazione, più diventa chiaro che senza una reale strategia di cybersecurity il rischio di essere attaccati aumenta”.
Riconosce che per la PA la posta in gioco sia elevata. Si parla di reputazione, di interruzione di servizi – e anche di servizi critici – per i cittadini: “Dobbiamo difenderci dagli attacchi cyber, ma dobbiamo anche superare quella mentalità per cui essere colpiti è un evento che provoca vergogna: ci si vergogna e non lo si racconta, ma se non lo si racconta non diamo modo di trovare le soluzioni e capire cosa è effettivamente successo”.
Cybersecurity: centrale nello sviluppo del Paese
C’è poi un aspetto di contesto importante per il Ministro. Oggi si parla di una media di tre oggetti connessi a persona: spesso gli attacchi non dipendono dai dispositivi, ma dai comportamenti delle persone: la colpa, ribadisce Pisano, non è delle tecnologie, ma dell’uso che di queste tecnologie si fa.
Ma c’è un punto sul quale il Ministro vuole porre l’attenzione: “Un paese che vuole crescere digitalmente e non pensa alla sicurezza mette a repentaglio la sua economia e la sua libertà. Le aziende in Italia investono e spendono poco, troppo poco in sicurezza. Per le piccole imprese si parla di 3.000 euro l’anno, per quelle grandi di 20.000. Sono cifre troppo basse per la dimensione del fenomeno. Dobbiamo lavorare con i diversi stakeholder, con istituti di ricerca, scuole, università, aziende, per un passaggio di best practice indispensabili”.
E cita l’importanza di iniziative come il libro bianco del CINI sulle pratiche di cybersecurity o le collaborazioni internazionali.
“Dobbiamo entrare nell’ordine d’idee che il tema della cybersecurity ha lo stesso livello di importanza del clima o delle migrazioni. Ma per affrontarlo adeguatamente servono competenze. Per questo, una iniziativa come questa varata da Cisco è importante e deve essere estesa a livello nazionale, in primo luogo perché mette insieme tanti stakeholder, grazie a un attento lavoro di pazienza e di cucito, in secondo luogo perché ha un impatto sociale positivo in termini di formazione e crescita di conoscenze e competenze, infine perché allarga il focus sulla formazione di tutti i cittadini”.