Analisi

Stefano Rebattoni: la “nuova” IBM al servizio delle imprese e del PNRR

Una chiacchierata a tutto tondo con Stefano Rebattoni, amministratore delegato di IBM Italia, sul ruolo che la società vuole giocare per supportare le imprese e il sistema Paese nella sfida più grande per il loro futuro. Tecnologie, strategie, metodologie per accompagnare una transizione oggi indispensabile

Pubblicato il 24 Nov 2021

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Cogliere le opportunità del PNRR sulla transizione digitale ed ecologica; modernizzare le infrastrutture critiche del Paese con consulenza, AI, cloud ibrido e security; supportare proattivamente la trasformazione digitale della PA; alimentare talenti e futuro del lavoro.
Sono queste le priorità sulle quali IBM Italia, anzi, la nuova IBM Italia, nata all’inizio di novembre dopo lo scorporo di Kyndryl, ha deciso di concentrarsi nel 2022.
Così le ha presentate Stefano Rebattoni, amministratore delegato della società, nel corso di un incontro con la stampa.
È una IBM nuova, che si muove in uno scenario nuovo, disegnato dall’emergenza pandemica, così come del resto puntualizzato in occasione di THINK Italy, che si è svolto il 20 e 21 ottobre scorsi.

Lo scenario italiano

“Rispetto agli altri Paesi, l’Italia si è trovata nel pieno della crisi pandemica in una posizione di relativo svantaggio rispetto agli altri Paesi”, ha ricordato Marizio Decollanz, Head of Communications di IBM Italia, aprendo l’incontro e citando i risultati più evidenti di uno studio condotto da The European House Ambrosetti, anch’esso presentato in occasione di THINK.
All’Italia sono mancate le energie di sistema, un connubio tra diversi elementi rappresentati dalle buone pratiche manageriali, da un capitale umano formato e diversificato, dalla digitalizzazione. Questo significa che il motore Italia non ha avuto la stessa spinta che altri Paesi hanno avuto”.
Ed è qui che scatta il primo richiamo di attenzione: “Presto o tardi le energie esclusivamente finanziarie agevolate dal PNRR andranno ad esaurirsi e se non saremo in grado di mettere in moto le energie di sistema il Paese tornerà a crescere meno della media europea. La sfida è dunque trovare nelle pieghe del PNNR quella spinta necessaria”.
Lo studio Ambrosetti indica nella digitalizzazione della PA e del sistema produttivo gli asset critici verso i quali indirizzare gli interventi. Da un lato si parla di cloud, interoperabilità, servizi digitali ai cittadini, digitalizzazione delle grandi amministrazioni centrali, competenze digitali di base dei cittadini, trasformazione della PA; dall’altro di digitalizzazione dei processi produttivi, di leve come transizione 4.0, produzioni ad alto contenuto tecnologico, banda ultra larga, space economy, proprietà industriale…
“Appare chiaro che le imprese più digitalizzate sono più produttive e con un differenziale positivo di occupazione. Nei prossimi cinque anni la digitalizzazione potrà sostenere la crescita occupazionale ad alto valore aggiunto”.
“Siamo a un bivio – conclude il suo intervento Decollanz -. Davanti a noi abbiamo l’opportunità di realizzare la trasformazione e le riforme strutturali che possono sostenere una crescita duratura e sostenibile. Se invece ci limiteremo a sfruttare il sostegno finanziario, una volta esaurita la benzina finirà anche la forza propulsiva”.

Quattro direttrici per la nuova IBM

La nuova IBM, interviene a sua volta Stefano Rebattoni, si muove in questo scenario. “La nuova IBM ha preso forma e ha aperto una nuova fase di dialogo e confronto con le aziende italiane per comprenderne le priorità, che oggi si identificano nel raggiungimento dell’efficienza operativa, con il miglioramento della customer satisfaction e con l’aumento dei profitti, come emerge da una ricerca IDC”.
In questo contesto, la nuova IBM ha identificato in due capisaldi i pilastri della propria crescita (technology e consulting), mentre è nel cloud e nell’AI che la società ha identificato oggi le proprie priorità strategiche.
“IBM Italia ha scelto di declinare il proprio sviluppo strategico lungo quattro direttrici. In primo luogo, Predict, vale a dire l’estrazione del valore delle informazioni dai dati. È un segmento che vale 7,6 miliardi di dollari e che cresce a un tasso medio del 27%. Il secondo pillar è rappresentato dall’automazione dei processi. Questa è un’area nella quale abbiamo fatto anche parecchie acquisizioni negli ultimi mesi, una delle quali anche in Italia, dove abbiamo scelto di far entrare nel nostro perimetro myinvenio. È comunque un’area che da sola vale 98 miliardi di dollari e registra un tasso di crescita annuo del 17%. Il terzo pillar riguarda la sicurezza, ovvero la resilienza e la sicurezza delle infrastrutture, secondo i principi dello Zero Trust. È un’area che vale 23 miliardi, con una crescita media annua del 19%. Infine, si arriva alla modernizzazione applicativa per garantire l’agilità operativa che serve oggi alle imprese”

Naturalmente, non manca il layer infrastrutturale, rappresentato dall’offering storico di IBM (hardware, mainframe, storage, Z System, Power, iSeries), tanto più necessario quanto più appare chiaro che il 75 per cento dei global workload sono ancora on premise. Né mancano, ed è questo un focus molto importante per IBM, le piattaforme dedicate a scenari applicativi specifici, come la piattaforma public cloud per il settore finanziario.
“I nostri obiettivi sono chiari: il 70 per cento delle revenue verrà da attività di consulenza, abbinate a software e technology, alle quali poi si aggiunge ciò che si genera sul fronte Red Hat e infrastruttura – racconta ancora Rebattoni -. Soprattutto è importante oggi sottolineare che ci sono 35 miliardi di free cash flow per sostenere investimenti strategici nei prossimi 3 anni”.

Il ruolo del Quantum Computing nei progetti di innovazione

Un’ultima riflessione, in relazione agli asset strategici che IBM mette a disposizione del Sistema Paese, Rebattoni la dedica al grande tema del Quantum Computing.
“Il Quantum Computing non è un miraggio: fra due anni la potenza computazionale basata su tecnologia quantistica supererà quella basata su potenza tradizionale. Per noi il Quantum rappresenta lo strumento che ci consente di supportare sfide e obiettivi globali, che spaziano dal climate change all’energy storage, dalla gestione delle supply chain globali alla ricerca sugli antivirali. Non è solo una tecnologia, ma richiede un lavoro di ricerca sull’approccio metodologico e per noi è importante che questo lavoro venga svolto in accordo con i Governi o con gli Istituti di ricerca”.
Per questo Rebattoni non nega che ci possa essere anche una via italiana al Quantum, così come è accaduto in altri governi e Paesi, identificando uno o più ambiti di applicazioni specifici che potrebbero servire al sistema-Italia.

IBM e il PNRR: a supporto delle imprese e dei consorzi

Se lo scenario è chiaro, Stefano Rebattoni è molto realistico sugli effettivi ostacoli che ci sono nella realizzazione di obiettivi così ambiziosi, soprattutto in relazione al PNRR e alla trasformazione che dovrebbe interessare tanto la Pubblica Amministrazione, quanto le imprese.
“La trasformazione digitale è molto bella a parole, ma l’execution è il nocciolo della questione. Quando si cala la digital transformation su aziende che già l’hanno abbracciata è fin troppo facile. Non possiamo dimenticare che il nostro Paese è quello delle PMI, che nel cambiamento vedono più i rischi che le opportunità. In questo il nostro IBM Garage rappresenta una risposta ai timori delle imprese. Potremmo definirlo a metà strada tra una palestra dell’innovazione e il lettino dello psicologo: è lo strumento per chi non sa da dove cominciare e a volte non sa nemmeno di avere un bisogno. In questo IBM gioca un ruolo di accompagnamento. Investiamo aprendo il Garage a queste imprese, guidandole verso le buone pratiche, portarle già ai primi MVP (Minimum Viable Product) e indirizzandole verso una digitalizzazione che apre loro opportunità diverse di mercato”.

Il ruolo dell’ecosistema dei partner

In questo, sottolinea, un ruolo chiave lo gioca l’ecosistema dei partner: “IBM ha dichiarato che si muoverà direttamente su un set di clienti molto ridotto. Il resto è compito dei partner. Stiamo lavorando per abilitare l’ecosistema di partner e technology service provider perché raggiungano distretti e lavorino in modo diverso e più agile. Abbiamo bisogno di una cinghia di trasmissione e questa cinghia è rappresentata dal nostro ecosistema”.
Importante poi è il lavoro che si sta sviluppando in termini di best practice, con focus di industria, per facilitare l’implementazione delle tecnologie IBM in scenari d’uso definiti e – perché no? – replicabili. “Una leva come IBM Maximo – esemplifica Maurizio Decollanz – può dar vita a sperienze diverse: si va dall’implementazione che ne ha fatto Autostrade per la gestione delle infrastrutture critiche, come ponti e viadotti nazionali, ma può essere replicata anche in scenari più ridotti, come il monitoraggio di scuole o edifici. La stessa tecnologia è utilizzata da Medtronic in ambito medico sanitario e trova altre applicazioni nel mondo assicurativo”…

Quanto al ruolo che IBM vuole giocare all’interno del PNRR, di sicuro l’azienda è interessata “a seguire il piano di gare che verranno aperte dal Governo. In relazione al tema caldo del cloud nazionale e del polo strategico nazionale con partnership pubblico privata, che in questa fase prevede la partecipazione di soggetti nazionali, IBM sarà a supporto del Consorzio che verrà incaricato dal Governo. Noi ci stiamo muovendo per qualificarci nei confronti dei soggetti che poi opereranno concretamente su queste progettualità”, spiega Rebattoni.

La partnership con Kyndryl

Infine Kyndryl. Perché non è possibile pensare alla “nuova” IBM senza riferirsi anche allo spin-off appena realizzato.
“Kyndryl è un partner importantissimo, che dispone di infrastrutture e persone. È un partner che può operare in proprio, ma anche in collaborazione con altri system integrator. Ma non è un partner preferenziale, tanto che entro i prossimi 12 mesi ci sarà una cessione delle quote che IBM detiene in Kyndryl. Noi siamo liberi di lavorare con altri consulting partner, così come Kyndryl è libera di lavorare con altri hyperscaler”.

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Maria Teresa Della Mura
Maria Teresa Della Mura

Giornalista, da trent’anni segue le tematiche dell’innovazione tecnologica applicata ai modelli e ai processi di business.Negli ultimi anni si è avvicinata al mondo dell’Internet of Things e delle sue declinazioni in un mondo sempre più coniugato in logica smart: smart manufacturing, smart city, smart home, smart health.

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