Persone e innovazione

Workforce e Workplace Transformation: l’innovazione di Dallara ancora più legata al territorio

La risposta all’emergenza Covid 19 ha portato cambiamenti nel rapporto con l’innovazione in generale e con il digitale in particolare. Fabrizio Arbucci, Responsabile Digital innovation & Vehicle Electronic solutions di Dallara ci spiega come la centralità della persona e il rapporto con l’ambiente circostante siano fattori fondamentali per determinare la resilienza e la capacità di reazione dell’azienda

Pubblicato il 30 Gen 2021

Fabrizio Arbucci, Responsabile Digital Innovation & Vehicle Electronics Solutions


Per tante aziende e tante organizzazioni l’emergenza determinata dalla pandemia Covid-19 ha imposto non solo un ripensamento delle attività correnti, ma ha rappresentato uno stimolo e un invito a ripensare il proprio rapporto con l’innovazione. Il ruolo del digitale è molto cresciuto e si sono rafforzati e consolidati gli ambiti nei quali ha dimostrato di “fare la differenza”. Ma soprattutto ha aperto due riflessioni molto importanti su temi legati tanto al ruolo e alla centralità della persona, quanto al rapporto con l’ambiente circostante e con il territorio.

Dallara si è distinta da tempo, da ben prima dell’emergenza Covid, sui temi della qualità del lavoro e della “responsabilità” verso il territorio nel quale opera, unendo questi obiettivi a quelli dell’innovazione continua. (leggi a questo proposito il servizio: Giampaolo Dallara: la competitività si raggiunge puntando sui giovani e sul territorio )

Questi valori hanno permesso alla società di Varano de’ Melegari in provincia di Parma di affrontare l’emergenza pandemica nel segno di una innovazione a livello di organizzazione, di rapporti con le persone, di collaborazione con le realtà del territorio circostante. Ne abbiamo parlato con Fabrizio Arbucci, Digital Digital innovation & Vehicle Electronic Solutions di Dallara che porta in particolare il punto di osservazione e l’esperienza legata alla dimensione dell’innovazione digitale.

Nuove idee di innovazione per workforce e workplace

“L’emergenza sanitaria collegata al Covid-19 – osserva Arbucci – ci ha spinto a ripensare e ad arricchire di nuovi contenuti la nostra idea di innovazione digitale, sia in termini di strategie, sia per quanto riguarda le modalità di lavoro”.  Con tutta la sua negatività il Covid ha dato una forte scossa e ha imposto la necessità di considerare tante nuove variabili e tanti nuovi aspetti che attengono al ruolo dell’azienda in relazione alle persone e all’ambiente nel quale opera. La ricerca di competitività e di innovazione continua è strettamente legata anche alla qualità della vita e del lavoro delle persone. Il lockdown, i limiti alla mobilità e al distanziamento sociale, ci hanno indotto a riflettere sul rapporto con tutte le persone e sulle possibilità di mantenere e se possibile aumentare il coinvolgimento e il senso di appartenenza anche quando le circostanze impongono la distanza dall’azienda.

“Lato Covid, abbiamo cercato di reagire ad una situazione molto complessa sin da subito – spiega -. Dal momento in cui si sono presentate le prime emergenze ci siamo ritrovati in forma straordinaria in uno staff meeting per capire quali informazioni avessimo e cosa avremmo potuto fare per gestire la situazione pensando prima di tutto alla sicurezza delle persone. Dal primo giorno ci siamo organizzati per garantire il lavoro da casa a tutti i dipendenti che potevano avere situazioni di rischio riconducibili al Covid-19. Nello stesso tempo abbiamo scelto di agire in modo tempestivo per comprendere la situazione e per raccogliere il maggior numero di informazioni. Questo atteggiamento ci ha aiutato a predisporre un piano di sicurezza in grado di affrontare anche la eventualità di un potenziale focolaio in azienda. Per questo – prosegue – abbiamo steso un piano di azione robusto a livello IT, muovendoci per trasformare la nostra architettura in modo da supportare e garantire la migliore connessione possibile tra le persone in lavoro da remoto”. Il passaggio per Dallara è stato dunque quello di preparare una situazione di remote working non solo per chi poteva già farlo, ma anche per tutti coloro che non l’avevano mai fatto. “Avevamo già una importante quota di lavoro in mobilità – ricorda -, tipicamente composta da manager, dirigenti e capi progetto che hanno la necessità di spostarsi spesso, e che dispongono di una dotazione classica costituita da portatile, telefono e sistemi di comunicazione, nella fattispecie basata sulla piattaforma Cisco WebEx”.

L’impegno dell’IT per la trasformazione del lavoro

Come già sottolineato questa organizzazione ha visto un forte impegno lato IT e in particolare: “Dal punto di vista delle architetture abbiamo investito tanto tempo nella virtualizzazione per gestire un numero importante di persone che potessero essere nella condizione di collegarsi in sicurezza attraverso i loro dispositivi personali. Per ottenere questo obiettivo abbiamo creato una sorta di “bolla” inclusiva che ha permesso un collegamento protetto da casa e dai primi giorni del Covid dal 24 febbraio, in pochissimo tempo, siamo riusciti a rendere operative un numero molto importante di persone in una prima forma di smart working che ci ha permesso di ridurre la densità di dipendenti in azienda. Progressivamente abbiamo poi permesso di operare da casa anche altri colleghi e questo approccio ha consentito di affrontare il lockdown, quando poi si è reso necessario gestire il lavoro dall’esterno”.

Da una parte dunque un impegno lato IT per individuare soluzioni, piattaforme e architetture in grado di consentire la gestione del lavoro da remoto e dall’altra ancora ricerca di informazioni, conoscenza, necessità di approfondire la situazione, di sentire la voce e il vissuto delle persone.

Workforce: la priorità di mantenere il contatto stretto con tutti

“Abbiamo lavorato sin da subito in modo da tenere un contatto molto stretto con tutti – prosegue -. Abbiamo realizzato survey, valutazioni puntuali, abbiamo chiesto alle persone giudizi precisi su come affrontavano e vivevano questa esperienza. Abbiamo cercato di capire come lavoravano con le soluzioni e le applicazioni da remoto e abbiamo cercato di individuare e risolvere le criticità di particolari applicazioni, direttamente con il supporto delle persone coinvolte. Il tema del coinvolgimento è stato ed è essenziale”.

L’impegno sulla parte IT e sull’architettura di base per gestire la remotizzazione “spinta” è andato di pari passo con il disegno di una nuova organizzazione. “Ci siamo poi dedicati alla categorizzazione di attività e dei progetti classificandoli per priorità, per gestire al meglio le risorse e per affiancare a questo lavoro un meticoloso piano di recovery nel caso si fossero presentate ulteriori variabili o altre forme di emergenza”.

Workplace: innovazione digitale al servizio del lavoro e della collaboration

Arbucci sottolinea poi l’importanza per Dallara di aver lavorato da tempo sui temi dell’innovazione: “abbiamo capitalizzato i processi di digitalizzazione sui quali abbiamo investito da anni e possiamo dire che ogni singolo euro investito negli anni passati ha mostrato il suo ROI. Abbiamo “sfruttato” le applicazioni costruite sui processi: abbiamo “sfruttato” la collaboration per gli staff meeting, per le relazioni con fornitori e clienti, e anche per il supporto in produzione. Abbiamo avuto la possibilità di lavorare da remoto con forme di comunicazione che hanno dimostrato un livello di qualità davvero notevole. Grazie al percorso di collaboration realizzato con Cisco siamo stati nella condizione di gestire queste forme di relazione da remoto in modo efficace e veloce.

Uscendo dalla dimensione tecnologica e tornando al vissuto delle persone legato all’emergenza Arbucci osserva come sia emersa anche la necessità di approfondire ulteriormente gli effetti di una situazione così eccezione in relazione al comportamento delle persone, “anche per capire se la stavamo osservando da tutte le prospettive possibili e con il giusto livello di attenzione a tutte le possibili declinazioni. Per questo – prosegue – insieme a Marco Beltrami (Human Resources Manager presso Dallara n.d.r.) ci siamo seduti al tavolo e abbiamo cercato di individuare i trend legati all’esperienza Covid. Ad esempio, il rapporto tra le persone e la presenza fisica in azienda, il rapporto con le tecnologie, l’approccio alla nuova organizzazione”.

Il progetto Workforce e Workplace Transformation

Questo lavoro ha contribuito a dare vita al progetto Workforce e Workplace Transformation, un lavoro che nasce dalla conoscenza acquista in termini di impatto sul lavoro e sulla motivazione delle persone e che ha lo scopo di mettere a fattor comune le tante dimensioni che regolano il rapporto tra persone e lavoro in una situazione così complessa come quella determinata dall’emergenza, ma soprattutto per definire le nuove modalità di lavoro per la post pandemia o meglio per il Next Normal. Un insieme di fattori che vanno dall’incremento delle misure di sicurezza e controllo, alla necessità di evolvere il modello organizzativo in forme sempre più “flessibili”, alla necessità di cambiare i modelli di leadership con una formazione mirata per le nuove modalità di lavoro. Tutto questo è stato letto in relazione a un valore di assoluta importanza per Dallara, vale a dire la responsabilità sociale della comunità aziendale in favore del territorio e delle persone. Un principio questo che consente all’azienda di Varano de’ Melegari di esprimere valori coerenti anche con le logiche ESG.

Da questo lavoro è uscito un percorso di innovazione che Dallara ha saputo e voluto mettere in relazione anche con altri fattori di innovazione legati al prodotto e ai servizi e che permettono di valorizzare questa conoscenza a beneficio delle persone, del territorio e della competitività dell’azienda.

Il ruolo della formazione per supportare la trasformazione a livello di workforce e di gestione del workplace

Il lavoro con le persone e sulle persone si è esteso anche alla dimensione della formazione, con un impegno importante per alzare il livello di competenza. “Per questo abbiamo dato vita ad un progetto sui valori aziendali cercando anche di trovare quei driver che restituissero un senso di unione.

Abbiamo organizzato eventi in cui abbiamo collegato tutto il personale aziendale grazie a Webex e con l’iniziativa “Workforce e Workplace Transformation” stiamo lavorando per definire le modalità di lavoro del futuro con un team multidisciplinare che unisce competenze tecnologiche, di sicurezza, HR, legali e di comunicazione e in grado di affrontare tematiche come quella del benessere fisico allo scopo di consigliare al meglio i colleghi che lavorano da casa su tutte le dimensioni di questa esperienza.

Un impegno che ha guardato anche all’esterno e che si è concretizzato anche nel lavoro con clienti e fornitori. “Questo è altro aspetto strategico di questo percorso – conclude -. La collaborazione con i partner esterni rappresenta un asset fondamentale che è stato evidentemente impattato dalla crisi. Abbiamo sempre tenuto tantissimo al concetto di azienda aperta e visitabile e abbiamo voluto mettere in campo uno sforzo molto importante per mantenere questo approccio dando vita a dei virtual tour che riproducono in modo molto efficace l’esperienza fisica tradizionale. Abbiamo così mantenuto il concetto di visita aziendale con le persone che la raccontano e la spiegano, per replicare il meglio possibile l’esperienza reale e per garantire la coesione e la vicinanza dell’azienda con le realtà esterne, nel segno di una collaborazione che continua in forme diverse ma altrettanto forti”.

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