Il Recovery Plan, meglio noto come PNRR, sta avendo i suoi effetti grazie alla Legge di Bilancio nella quale parrebbero sparite le tradizionali misure di carattere fiscale del Piano Impresa 4.0, relative segnatamente all’iperammortamento e superammortamento, a vantaggio del nuovo strumento sotto forma di credito di imposta: 18,45 miliardi di euro come da attuale dotazione di cui al PNRR.
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Piano Transizione 4.0 – 2022: di che cosa si tratta
Lo scorso 27 aprile 2021, come noto, il Senato ha approvato il testo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Si tratta del famoso documento programmatico che si inserisce nel Next Generation EU (NGEU).
Il plafond
Con un pacchetto da 750 miliardi di euro in accordo con la UE in risposta alla crisi pandemica vediamo che l’Italia ha predisposto un Piano, per il quale sono previsti investimenti pari a:
- 191,5 miliardi di euro, finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza;
- ulteriori 30,6 miliardi parte di un Fondo Complementare finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio (approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile 2021).
E così per un totale di investimenti complessivo pari a 222,1 miliardi di euro: cifra assai imponente.
Che cosa offre il PNRR e i suoi risvolti fiscali
Il Piano è una evoluzione del precedente programma Industria 4.0 (2017), con talune significative differenze:
- l’ampliamento (già partito nel 2020) dell’ambito di imprese potenzialmente beneficiarie grazie alla sostituzione dell’iper-ammortamento (beneficio per le sole imprese a base imponibile positiva) con appositi crediti fiscali di entità variabile a seconda dell’ammontare dell’investimento, compensabili con eventuali debiti fiscali e contributivi;
- il riconoscimento del credito non più su base-annua, con osservazione degli investimenti per tutto il biennio 2021-2022 (con l’effetto di un quadro più stabile per la programmazione delle imprese in ordine agli investimenti da effettuare);
- l’estensione degli investimenti immateriali agevolabili nonché l’aumento delle percentuali di credito e dell’ammontare massimo degli investimenti incentivati.
Come è strutturato
Il PNRR stato così pensato:
3 assi strategici:
- Digitalizzazione e innovazione
- Transizione ecologica
- Inclusione sociale
6 missioni:
1. Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura;
2. Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica;
3. Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile;
4. Istruzione e Ricerca;
5. Inclusione e Coesione;
6. Salute.
Il punto di vista fiscale
Il Piano Transizione 4.0 sostituisce il precedente Industria 4.0 rappresentando l’indirizzo di politica industriale del ns Paese.
Attraverso le disposizioni di cui alla Legge di bilancio 2020, le Aziende a che investono in innovazione hanno agevolazioni; tuttavia, con la nuova Finanziaria dovrebbero essere cambiate.
Stop all’ iperammortamento e superammortamento, al via invece i crediti di imposta.
Inizialmente, la dotazione prevista per il PNRR era di:
- 21,7 miliardi a dicembre 2020;
- a metà aprile 2021 18,8 miliardi di euro;
- nel weekend del 24 aprile, a 13,97 miliardi di euro.
- in data 27 aprile, il Governo rendeva nota la tabella di ripartizione del Fondo complementare, vale a dire delle risorse dello Stato in aggiunta nel PNRR ai fondi europei di NextGeneration UE, prevedendo per il Piano di Transizione 4.0 altri 4,48 miliardi di euro.
Gli obiettivi sono un “incentivo” stimolante per gli investimenti privati. Da qui la maggiorazione delle aliquote, come vedremo poco dopo.
Lo scorso 19 ottobre 2021 il Consiglio dei ministri ha adottato il Documento programmatico di bilancio 2022 il quale annuncia la proroga di “incentivi fiscali collegati a Transizione 4.0 e il contributo a favore delle PMI per l’acquisto di beni strumentali (cd. nuova Sabatini). In ogni caso, viene conferma la proroga triennale per la misura dedicata ai beni strumentali, mentre decennale per quella relativa a ricerca e sviluppo.
Per ulteriori dettagli circa le aliquote dettagliate con richiamo ai Crediti d’imposta sui beni materiali 4.0, il Credito di imposta beni immateriali 4.0, la sorte del superammortamento, degli ulteriori crediti e relative regole, rimandiamo a ulteriori approfondimenti qui.
Riforma fiscale e PNRR, perché è priorità assoluta
Piuttosto concentriamoci sulla riforma fiscale e il PNRR perché lo riteniamo essere una priorità assoluta.
Se la riscossione dei tributi rappresenta il terzo lato del triangolo di quello che la Costituzione definisce “il sistema tributario”, gli altri due lati sono l’imposizione e la giustizia tributaria, ma non v’è dubbio alcuno che la riscossione ne rappresenti la base.
Ne discende dunque il collegamento tra la riforma della riscossione tributaria con il PNRR assumendone priorità assoluta; quantunque le difficoltà per attuarlo siano particolarmente impervie.
In generale, si legge testualmente nel Piano «la riforma fiscale è tra le azioni chiave per dare risposta alle debolezze strutturali del Paese e in tal senso è parte integrante della ripresa che si intende innescare anche grazie alle risorse europee. In questo ambito pesano i numerosi interventi operati negli anni e dettati dall’urgenza del momento che non hanno tenuto pienamente conto della complessità dei meccanismi che compongono il sistema tributario».
Anzi, una sempre più marcata frammentazione della legislazione in materia (tributaria), dalla quale, per l’effetto, ne è derivato un sistema fiscale articolato e complesso, oggi va operato «un intervento complessivo che parta da una analisi operata da esperti in materia fiscale e che abbia come obiettivo principale la definizione di un sistema fiscale certo ed equo».
Il sostegno al reddito intende essere accompagnato con un forte ed efficace legame con le politiche attive e di formazione.
Da ultimo, in conformità agli obiettivi europei, il nostro Governo si impegna ad approvare una legge sul consumo di suolo, che affermi i principi fondamentali di riuso, rigenerazione urbana e limitazione del consumo dello stesso, sostenendo con misure positive il futuro dell’edilizia e la tutela e la valorizzazione dell’attività agricola.
PNRR e riforma fiscale, quali i punti (ancora) da risolvere
Ciononostante, la riforma fiscale rimane una sfida difficile con molti punti/domande aperti in discussione.
- come si darà concretamente corpo ai principi di semplificazione, conoscibilità e certezza dell’obbligo fiscale? Si tratta di una questione prioritaria volta a cambiare il rapporto tra cittadino e fisco. Al riguardo, sarà di fondamentale importanza (come ribadito nel PNRR), «la raccolta e la razionalizzazione della legislazione fiscale in un testo unico, che assicuri la stabilità delle norme».
- mix di tassazione? L’immagine dell’equilibrio tra le forze politiche del Parlamento, che hanno trovato l’accordo su una modifica parziale dell’Irpef, con l’attenuazione della tassazione a favore del ceto medio, quale reddito tra 28 e 55mila euro annui, nonché su un sistema di “dual income tax” con le altre imposte collocate in regime di proporzionalità;
- incorporazione nell’Irpef dei tanti “bonus”, nonché della definizione delle aliquote effettive che ne conseguono, paganti il 23% fino alla soglia di 15.000 euro, e rappresentano circa i 2/3 del numero totale dei contribuenti.
- La novità maggiore, tuttavia, concerne gli obbiettivi prioritari della Riforma, i quali vengono considerati il sostegno all’occupazione e allo sviluppo.
Ancora, è assai significativo che la Commissione EU, in vista di questo effetto trasformativo, abbia stanziato 19 miliardi per il Transition Fund e proposto di istituire un Fondo sociale di 72 miliardi in seguito raddoppiabili.
Ciò posto, la difficoltà di trovare coperture per la riduzione degli introiti fiscali da Irpef è accentuata dalla “facile previsione che la spesa pubblica, nel prossimo futuro, è destinata a crescere piuttosto che a diminuire”.
Conclusioni
Si palesa dunque più che realistica la risposta della Commissione di “puntare” ad un intervento parziale sull’Irpef il quale, peraltro, esiga una copertura tale da trovare solo in un maggior successo nella lotta all’evasione, se non si vorrà ricorrere a un ridisegno delle aliquote Iva, visto che è irrealistico pensare alla tassazione del patrimonio già in atto nel Paese, sia a livello mobiliare che immobiliare, comparabilmente con quelli degli altri paesi europei.
Il tutto va contestualizzato rammentando che «i sistemi fiscali sono in concorrenza tra di loro e ne va tenuto conto per il buon andamento dell’economia».
Ne consegue infine che “la vera questione aperta è quella, sul lato delle entrate, del cuneo fiscale sul lavoro e il relativo prelievo contributivo.” In altri termini, la sua riduzione può essere un fattore importante per l’occupazione e la ripresa della nostra economia.