L’immagine della luna che si avvicina, la voce di Neil Armstrong e Buzz Aldrin, l’allunaggio, la scaletta traballante e poi il passo del primo uomo sulla superficie lunare. L’IBM THINK 2019, nel contesto dei nuovissimi IBM Studios, “la bottega dell’innovazione” di Piazza Gae Aulenti a Milano è il luogo ideale per celebrare quello straordinario concentrato di innovazione, di coraggio, di sfida e di viaggio verso nuovi orizzonti che sono le missioni spaziali e la conquista della luna in particolare.
In questo contesto Luca Altieri, CMO IBM Italia ripercorre le tappe emozionanti e suggestive di questo viaggio verso la conoscenza e ricorda che per progettare e guidare l’Apollo 11 nel suo viaggio di oltre 700 mila chilometri tra andata e ritorno c’era IBM. Un mainframe, sottolinea, di dimensioni fisiche così importanti che fu necessario intervenire sulla struttura dell’edificio per portarlo nella sede della Nasa e metterlo a disposizione di scienziati, matematici, astrofisici. E per ripercorrere quei momenti che hanno saputo unire scienza, emozione, storia e tecnologia propone la testimonianza di Umberto Guidoni, astronauta, astrofisico e scrittore.
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Cimon, l’assistente virtuale con l’intelligenza aumentata di IBM Watson
Visto da oggi, con gli occhi e con la consapevolezza del 2019, quel primo passo sulla luna resta un simbolo unico di coraggio e di innovazione. E nello stesso tempo la potenza di calcolo di quel computer, che ha contribuito a vincere una sfida così straordinaria e così unica, è paragonabile a quella di uno smartphone che utilizziamo ogni giorno. Quanta strada, quante accelerazioni ha avuto la tecnologia e quanto ha contribuito, in termini di ricerca, quel primo viaggio approdato sulla superficie lunare. Era il 1969 e i mainframe IBM da quel momento sono stati compagni di “viaggio” di tante altre spedizioni spaziali della Nasa e per arrivare ai giorni nostri Altieri invita a guardare a queste missioni e al valore di conoscenza che hanno “portato sulla terra” pensando al ruolo che continua a svolgere oggi IBM in particolare con Cimon, il robot-assistente delle spedizioni spaziali che è in grado di mettere a disposizione degli astronauti l’intelligenza aumentata di IBM Watson. Il Crew Interactive Mobile Companion è un assistente virtuale in grado di “aumentare” la capacità di conoscenza degli astronauti consentendo una comunicazione in linguaggio naturale e soprattutto aumentando progressivamente e costantemente la propria conoscenza sia sulle persone, in termini di attenzione al linguaggio, sia sui temi, in termini di ricerca di dati, informazioni, di conoscenza e di relazioni tra temi diversi. Altieri ne approfitta per tornare a sottolineare l’importanza della conoscenza continua e nello stesso tempo della capacità di dare valore alla persona
La missione spaziale è una scelta che ha anche un grande valore sociale e politico, ricorda Guidoni, che ripercorre i momenti storici della missione Apollo 11 e ricorda che se la luna è il nostro “passato”, sottolineando che sono ormai trascorsi 50 anni, è anche il nostro futuro, per il grande insegnamento che ha portato e per le sfide che da quell’insegnamento sono partite e stanno proseguendo. Non può non citare che quel piccolo passo per l’”uomo Armstrong” è stato un grande passo per l’umanità e che la grande sfida oggi è proprio quella di costruire percorsi di conoscenza, e di viaggio, impostati in un rapporto sempre più stretto tra uomo e tecnologia.
Guidoni ha partecipato a due missioni spaziali negli Anni ’90 ed è stato il primo astronauta europeo a entrare a far parte della stazione spaziale internazionale (ISS) e porta all’IBM THINK 2019 la testimonianza di come la stazione spaziale sia uno straordinario laboratorio di sperimentazione e di sviluppo della conoscenza e non solo per quanto attiene ai temi dell’astrofisica, ma per tante altre discipline. Con molto orgoglio Guidoni sottolinea l’importantissimo contributo e ruolo della tecnologia italiana. E con lo sguardo e il pensiero verso le prossime sfide Guidoni osserva che la luna è oggi considerata addirittura come una sorta di destinazione “turistica” per “voli” e missioni di imprese private. Ma lo sguardo dell’astronauta e dell’astrofisico va oltre e osserva che per la scienza il nuovo orizzonte di conoscenza e di viaggio è adesso Marte.
L’arte di saper cambiare: la Cognitive Enterprise tra cultura, persone e dati
Le esplorazioni spaziali come abbiamo visto sono una grande sfida e chiedono all’uomo e alla tecnologia di andare oltre e di mettersi in gioco. C’è una dimensione cognitiva che sta alla base di queste sfide e che, come nel caso della Missione Apollo 11, aveva una dei suoi pilastri nel mainframe IBM e nella capacità di affrontare e gestire il cambiamento, anche nel metodo con cui si affrontano le sfide. Un cambiamento che si appoggia sulla capacità di conoscere sempre di più e di assumente decisioni sempre più veloci e precise, basate su questa nuova conoscenza aumentata.
Come sottolinea Luca Altieri proseguendo il percorso dell’IBM Think l’arte di sapersi trasformare passa sempre più da una contaminazione di testa, cuore e mani, da un rinnovato richiamo al “design for business“, che nessuno come noi italiani può legittimamente avvicinare al concetto di arte. E nel legame con la necessità di innovazione di imprese e organizzazioni questa sfida della tecnologia si basa su un intreccio di legami che uniscono capacità di raccogliere e lavorare sui dati, sulla loro trasformazione in conoscenza con sempre maggior velocità e precisione, con il ruolo dell’intelligenza aumentata e con il tema, non secondario, della resilienza. Si entra così, per chi le sfide le vuole affrontare scommettendo sulla conoscenza, nella Cognitive Enterprise, dove un ruolo chiave è svolto dall’Hybrid Cloud e dall’integrazione tra il patrimonio IT esistente e le potenzialità delle nuove tecnologie.
In questo percorso verso la Cognitive Enterprise i punti focali sono nella flessibilità, nell’attenzione alla persona, nella sostenibilità e nella capacità di creare valore per imprese e cittadini in funzione di condizioni che cambiano, a volte anche molto velocemente e che modificano lo scenario competitivo.
Verso la cognitive enterprise con un cloud journey
“Come posso digitalizzare il modo di operare verso i miei clienti e sfruttare le tecnologie del cloud in un percorso verso un nuovo valore? – domanda Stefano Rebattoni, GM Global Technology Services, IBM Italia – Come posso adattare il mio modello di offerta in base alle dinamiche di cambiamento delle preferenze dei miei clienti sempre più rapide in termini di servizio e qualità? Come posso essere compliant con le nuove normative e regolamentazioni? Come posso fare leva sul valore dei dati per creare sempre un nuovo vantaggio competitivo? In ultimo, come posso coltivare talenti e disporre delle competenze che devono accompagnare di pari passo le tecnologie?
Rebattoni ripercorre alcuni dei temi che stanno sul “tavolo” delle aziende e delle organizzazioni che affrontano le opportunità della digital transformation della digital reinvention e con questi percorsi stanno ripensando e rinnovando il loro business. E in particolare sottolinea come queste trasformazioni possono veramente rivoluzionare il modo di fare business sul mercato. Ma cambia anche il tipo di approccio, e se negli ultimi anni il modello è stato prevalentemente outside in, ovvero come sviluppare delle logiche di contatto con i propri clienti, nuovi moduli di offerta e di servizio con strategie web e mobile, ecco che oggi la prospettiva guarda all’inside out, in termini di data driven business, ovvero come capitalizzare il contenuto di dati e informazioni grazie alle innovazioni più spinte di Big data analitycs, grazie all’Intelligenza Artificiale e grazie alla Blockchain per lo sviluppo di piattaforme di business innovative, sulle quali costruire un nuovo vantaggio competitivo.
Cognitive enterprise in due parole chiave: Hybrid Cloud e integrazione
Il confronto con i clienti – osserva Rolando Neiger, GM Global Business Services – IBM Italia non è solo sulla parte tecnologica, ovviamente molto importante, ma anche sui temi del business. Sull’Hybrid cloud le aziende e le organizzazioni chiedono integrazione, capacità di gestire il cloud journey come elemento centrale della digital transformation. La costruzione della Cognitive Enterprise rappresenta un modello di business che necessita di rivedere processi, di aggiornale le logiche applicative, che necessità dello sviluppo di nuove competenze e soprattutto prevede una orchestrazione del cloud e delle infrastrutture.
“IBM Services supporta le infrastrutture enterprise in una “end-to-end journey to Cloud” – prosegue Rebattoni -, che dal nostro punto di vista vuol dire hybrid Cloud. Nel supporto totale ai clienti nel raggiungimento dei loro obiettivi vediamo e forniamo infrastrutture che permettono una coesistenza tra ambienti tradizionali, legacy e Cloud, proprio perché le infrastrutture devono essere disegnate e gestite per prestare il miglior servizio per ogni specifica situazione”. Ecco la scelta strategica di una platform Cloud che gestisce situazioni multi-cloud, ovvero che sa gestire la complessità nel rispetto della logica dell’open-cloud ma sempre e comunque con i due asset strategici della sicurezza e della capacità di gestione.
L’altro aspetto importante in questo percorso riguarda il metodo, ovvero la modalità con cui si accompagnano e supportano le imprese nel raggiungimento dei loro obiettivi attraverso le opportunità della digital transformation. Rebattoni sottolinea il ruolo dall’advisoring, per capire come disegnare un percorso di evoluzione degli ambienti infrastrutturali verso il Cloud attraverso il supporto alla migrazione che può anche essere movimentazione tra diversi Cloud. Un percorso e un processo che vede la disponibilità di strumenti per la governance di ambienti multicloud complessi. In questo scenario si colloca anche l’acquisizione, del valore di oltre 30 miliardi di dollari di una società come Red Hat, ovvero di un attore di riferimento sui temi dell’hybrid e del multicloud in ambiente open.
Rolando Neiger parla dell’ IBM Way e invita a guardare alla centralità del cliente per attuare una reinvention by design, che abbia sempre le persone al centro e per sviluppare una impresa veramente cognitiva, con una forte base sulle competenze da rinnovare e aggiornare costantemente.
Perché, se la risorsa più importante di questo secolo sono senza dubbio i dati. E con i dati la conoscenza. Il senso del percorso della cognitive enterprise e della capacità di generare valore nel rispetto di esigenze che cambiano continuamente. è anche nel trovare un equilibrio ” cognitivo” tra conoscenza che arriva dai dati e la capacità interpretativa e decisionale delle persone.
La Cognitive Enterprise e il concetto inside-out tra Dati, Persone e Cultura
Gianluca Meardi, Executive Partner, Digital Strategy & iX Leader, IBM Italia porta a sua volta l’attenzione sui sette strati del cambiamento per gestire il passaggio alla cognitive enterprise. In questo percorso entra in gioco l’IBM Garage Methodology (leggi l’articolo dedicato: IBM Garage: tecnologie e metodologie per l’innovazione Industry-Ready) e la possibilità di sfruttarne le potenzialità proprio nella sede degli IBM Studios che IBM ha inaugurato negli stessi giorni dell’IBM THINK 2019, dove imprese e organizzazioni possono trovare consulenza, cloud, soluzioni per la sicurezza, per la ricerca, tecnologie come stampanti 3D, come un laboratorio di elettronica e con la costante connessione con centri di ricerca e con gli oltre 50 Studios presenti globalmente. Un ambiente di ricerca applicata insieme alla consulenza, ovvero dalla gestione della componente più alta di strategia fino alla ricerca pura.
Ma IBM Garage, prosegue Meardi, è anche un metodo che conduce alla co-creazione, alla co-execution e alla cooperation, con un modello di innovazione che permette di creare insieme ai clienti, che sviluppa momenti di open-innovation, che permette di reperire idee dall’esterno e di lavorare sulla creatività interna utilizzando il Design Thinking, fino alla costruzione di prototipi di progetti direttamente nel laboratorio. Un modo e un metodo per accelerare i processi di innovazione, di testing e per inventare e guadagnare nuove forme di competitività.