Digital innovation e sport

Gresini racconta il “pilota digitale”, Big Data e IoT nello Sport e nel MotoGP

A Maximize 2019 va in scena il due volte campione del mondo Fausto Gresini, team principal di Gresini Racing, che spiega come è cambiato il “mestiere” di pilota con l’avvento dell’innovazione digitale e il ruolo sempre più importante delle competenze digitali nella gestione delle competizioni sportive. Cresce anche il ruolo strategico dei team come ricerca e sviluppo di nuove idee e nuove soluzioni per il mondo dell’industria

Pubblicato il 06 Giu 2019

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Se c’è un mondo che, grazie al digitale, sta cambiando con accelerazioni strepitose questo è il mondo del MotoGP, del motociclismo, dello sport dei motori in generale. In pochi altri settori si assiste a una concentrazione così alta di innovazione, di nuove competenze, di capacità decisionale e di ricerca continua di idee e di novità. Il rapporto tra pilota e moto si è arricchito e si arricchisce costantemente di nuovi contenuti, sempre alla ricerca di quel “qualcosa in più” che permetta di “tagliare il traguardo” prima di altri. Ovvero di quello che nel mondo del business chiamiamo vantaggio competitivo.  Chi meglio di Fausto Gresini, due volte campione mondiale nella 125 (1985 e 1987) fondatore e titolare del Gresini Racing Team, può essere il portavoce del rapporto tra velocità, competizioneinnovazione.

Fausto Gresini, due volte campione del mondo e Team Principal Gresini Racing

Gresini è infatti un campione che ha vinto, che ha fatto vincere e sta facendo vincere tanti altri campioni con un team che corre da protagonista, sia sulle due ruote sia nella capacità di ricercare con il digitale e con nuove competenze nuovi vantaggi da portare in pista e nuove forme di innovazione che, come vedremo, fanno del suo team un grandissimo e preziosissimo laboratorio di ricerca e sviluppo per il mondo dell’industria.

L’occasione per parlare di innovazione digitale e di competitività è offerto da Maximize 2019, il tradizionale evento ServiceMax dedicato all’innovazione del mondo del service management. (Leggi  in proposito il servizio ServiceMax Maximize 2019: il Service Management al “servizio” dell’innovazione e del business)

Fausto Gresini è anche un uomo che ha saputo unire la capacità di vivere la competizione da brivido del motociclismo con la capacità di guardare oltre, di cercare quel qualcosa in più che ti permette di stare davanti, di arrivare un po’ prima di altri e che trova nell’innovazione digitale nuove forme di vantaggio competitivo. Un uomo con una forte propensione alla leadership e che ha vissuto le epoche più importanti a livello di innovazione di questo sport e del MotoGP.

Com’è cambiato il mondo delle corse da quando vincevi in gara ad oggi che dirigi un team?

Io ho corso negli anni ’80 e all’epoca c’era l’elettronica che serviva semplicemente per mettere “in moto”. Il mondo è cambiato tantissimo specialmente con l’arrivo del “quattro tempi”. Il grande passaggio in termini di innovazione è arrivato nel 2003. Si cercava la moto più performante, veloce, più sicura e in questo caso l’innovazione tecnologica del controllo di trazione è stata fondamentale. Primo passo importante che ha migliorato anche la sicurezza dei piloti oltre alla performance. Una grande svolta è arrivata proprio da qui.

A parte il “quattro tempi” qual è l’innovazione che più di altre ha segnato una svolta?

Per me il controllo elettronico sulla potenza delle moto e sulla “cambiata” più veloce in accelerazione e in frenata. Una delle innovazioni più importanti che è oggi a vantaggio di tutti.

Se guardiamo al tema specifico della sicurezza collegata alla moto, qual è l’innovazione che segnato una svolta su questo tema?

Sono tante. Per esempio, oggi i piloti hanno una tuta con l’airbag, un’innovazione che dà una sicurezza incredibile in caso di caduta. Regolata da appositi sensori, permette di aumentare la sicurezza in caso di caduta e di evitare tanti rischi e per certi aspetti, tante fratture. La sicurezza è poi stata curata tantissimo sotto tutti i punti di vista, dai materiali utilizzati alle tecnologie avanzate, sia sulle moto, sia a livello di controlli.

Quello che chiamiamo Internet of Things è un componente sempre più importante per il “corredo” pilota e per la moto?

Sì, abbiamo tanti sensori e moltissimi dati che il pilota sfrutta per sapere in tempo reale cosa succede e ha elementi per capire cosa potrebbe succedere a fronte di determinati comportamenti. Ad esempio può vedere e verificare se ha fatto un certo errore e può capire se è soggetto a una penalità, o a una “chiamata al box” per tempo incerto e tanto altro. Abbiamo una serie di controlli e di strumenti di rilevazione dati che un tempo erano impensabili.

Restiamo su questo tema. In pista fate ricerca e sviluppo, con la telemetria, la sensoristica, l’IoT e appunto, i dati. Siete in grado di fare “parlare la moto”, ma anche l’ambiente dove si corre e di interpretare le informazioni che arrivano dal pilota per creare sempre qualcosa di innovativo?

Sì, ci sono tantissimi dati, sempre più importanti. Una volta il pilota raccontava la sua versione e non si faceva altro che prenderla per buona. Oggi in realtà, si è in grado con la telemetria di visualizzare tutto tramite un grafico. Usiamo sensori per lo slittamento della ruota posteriore, del cambio che stacca e riattacca per cambiare più velocemente, il “gas”  è elettronico, e oggi c’è l’iniezione digitale. Le mappe del motore sono fondamentali per trovare i dati e le informazioni che permettono al pilota di sfruttare la moto nel migliore dei modi.

Come è cambiato il ruolo del pilota?

Oggi il pilota deve essere tecnologico, ha bisogno di tecnologia per essere più performante, senza una sensibilità e capacità di usare la tecnologia, il pilota non ha chance né possibilità di vincere. Deve essere in grado di leggere e sfruttare la telemetria. In un tempo limitato deve riuscire ad essere il più performante possibile con la moto ed oggi, con la tecnologia e le limitazioni che ci sono, è sempre più difficile. Il digitale ti permette di avere le informazioni che servono, quando servono, ma devi avere la capacità di dialogare con questa innovazione.

Serve comunque e sempre intuizione e coraggio. Il pilota ha a disposizione una capacità decisionale maggiore, ma alla fine c’è sempre l’uomo che decide.

L’aspetto umano, del pilota ovviamente è ancora assolutamente determinante e rilevante. Chiaramente con l’elettronica non si fa tutto. I grandi campioni uniscono la tecnologia alle proprie capacità di guida, al talento, alla capacità e voglia di essere campioni, di essere aggressivi. La componente umana c’è sempre e si esprime anche nella capacità di sfruttare al massimo la tecnologia, la voglia di primeggiare, la determinazione. Resta un fattore umano di intuizione, di coraggio e di talento.

Com’è cambiato il rapporto tra il pilota, il mezzo meccanico e l’innovazione digitale? 

È cambiato il modo di pensare del pilota: oggi rispetto a ieri, deve essere una persona che conosce esattamente tutte le parti di acquisizione dati, deve sapere come sfruttare bene la tecnologia, deve avere grande rapporto con le persone che lo sostengono. Il pilota rimane per molte ore all’interno del team per riunioni tecniche, di mappature, di consumi, semplicemente anche di movimento della moto. Nel MotoGP si guida con un compromesso tra meccanica, elettronica, pilota, gomme, il tutto in una connessione molto forte. Il rapporto umano che il pilota deve avere con la squadra è sempre fondamentale.

Vediamo anche il tema della sicurezza. La visione a 360° di gara può permettere di ridurre la possibilità di sbagliare?

Conoscendo e controllando, è possibile contenere e controllare il rischio di commettere un errore che potrebbe compromettere il risultato di una gara o la sicurezza stessa del pilota. Servono ingegneri che collaborano tra di loro, che analizzano i dati, e che consegnano al pilota le informazioni giuste, il pilota deve saperle leggerle e sfruttarle.

Facciamo un gioco: quante gare hai vinto come team avendo in partenza le informazioni giuste?

Diverse belle vittorie. Ne ricordo una. In Australia, MotoGP con Marco Melandri, abbiamo vinto una gara particolare con la pista “mezza bagnata”, con tanta indecisione tra i piloti e tra i team. Noi abbiamo analizzato bene tutte le informazioni disponibili, abbiamo fatto tesoro di tutte le variabili e ci abbiamo aggiunto un po’ di intuizione, che fa sempre la differenza.  Abbiamo vinto perché abbiamo saputo interpretare, con i dati giusti, quello di cui il pilota aveva bisogno.

Quante gare invece hai perso e che avresti potuto vincere avendo i dati a disposizione?

Tante. Molto spesso penso che se potessi rifare la gara due volte probabilmente cambierei qualcosa. Tutti questi dati da gestire, non sono un compito facile, ma ti permettono di aumentare la conoscenza in un miglioramento continuo. E’ poi molto importante che le persone siano in grado di capirsi alla perfezione, prima mentalmente e come temperamento e poi devono essere capaci di combinare i dati assieme con grande velocità. Velocità in pista, di analisi e di decisione, ma anche velocità nel team.

Ecco, vediamo com’è cambiato il lavoro del team? Che persone avete ingaggiato oltre ai meccanici?

Una volta c’erano i meccanici che lavoravano sulla moto, sul motore, sul telaio, su tanti altri parametri meccanici. Oggi tecnicamente si lavora meno sulla meccanica. Il cambiamento è nell’elettronica e nel digitale: abbiamo ingegneri, specialisti di telemetria, ingegneri dei dati, data scientist e altre figure che si occupano di questo.

Voi siete sempre alla ricerca di un vantaggio competitivo, che poi viene trasferito all’industria. Finita la gara, inizia un altro tipo di lavoro.

La competizione è importante per sviluppare prodotti che poi un domani saranno immessi sul mercato. Oggi abbiamo motori molto più potenti del passato che consumano molto meno. Siamo molto più performanti. Questa è la tecnologia, l’innovazione, la possibilità di sfruttare al massimo i mezzi tecnici e di ottimizzarli peer evitare sprechi di qualsiasi tipo. Siamo  sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo da proporre.

Continua ricerca del nuovo, anche nel rispetto delle regole. Tu hai citato il tema dei consumi, che poi si riflettono nel mondo dell’industria che li trasforma in prodotti per una mobilità più sostenibile e sicura. Un beneficio che arriva poi anche a noi cittadini?

Di fatto noi come team siamo un grande supporto alla ricerca e sviluppo per l’industria, sperimentiamo e testiamo, anche in condizioni estreme e lavoriamo a una ricerca del prodotto che domani arriva agli utenti per dare più sicurezza, inquinare meno e rendere i viaggi più confortevoli.

Serve una grande capacità di elaborazione di dati, di sintesi delle proprie performance e di visione dei dati legati anche al comportamento di altri concorrenti e del contesto?

Certamente, bisogna capire talvolta cos’ha in più un concorrente. Occorre avere una visione chiara e completa di dove sei, anche in relazione agli altri e in relazione alle condizioni della pista e alle condizioni metereologiche e ai cambiamenti in atto, anche dal punto di vista della sicurezza. Non dobbiamo dimenticare che prima il pilota era fondamentalmente da solo, contava l’esperienza e il talento. Adesso il pilota è al centro di un grande gioco di squadra.

Quali sono i piloti con cui ti sei confrontato che meglio stanno interpretando l’innovazione digitale?

Ho lavorato con tanti campioni e tutti si sono evoluti con la tecnologia. In maniera obbligatoria sono stati quasi costretti a imparare come funziona per avere vantaggi. Se tu sai interpretare bene i dati a disposizione sei capace di fare la differenza perché hai meno margine di errore. La curiosità è sempre molto importante. Per amare la tecnologia, devi essere interessato. Saper usare il dato giusto nel momento giusto è vitale. Noi viviamo con i dati e di dati. Per esempio, nel controllo delle gomme, abbiamo la telemetria per scaldare la gomma, ma la temperatura non è sufficiente. Per una gomma performante serve mantenere una pressione regolata. Abbiamo un sensore che la misura e ci restituisce il dato che dobbiamo gestire. Se si sceglie la gomma giusta si ha un vantaggio enorme e la scelta arriva dalla capacità di interpretazione dei dati.

Negli anni ’90 le moto erano diverse da quelle di oggi. Poi si è evoluto il tutto. Il pilota ha a disposizione tantissime informazioni, non c’è il rischio che tutta questa abbondanza di informazione si declini in un limite?

Secondo me non lo è. Con tutte queste informazioni, il limite si è spostato ancora più in alto. Il processo di innovazione non è finito. Ogni anno cambiamo anche tante piccole cose che alla fine fanno la differenza. La vedo come un’opportunità per avere più conoscenza e controllo delle situazioni e dei mezzi. Più innovazione significa anche più performance.

Quali competenze servono per alzare sempre la competitività del team?

Le persone che scegliamo hanno sicuramente moltissima esperienza nella lettura dei dati. Anche se è difficile trovare persone che provengano da una scuola specifica che prepari a questo settore. Molto si formano in pista con tanta “pratica”. Certamente la dote più importante era e resta la passione.

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Mauro Bellini

Ha seguito la ideazione e il lancio di ESG360 e Agrifood.Tech di cui è attualmente Direttore Responsabile. Si occupa di innovazione digitale, di sostenibilità, ESG e agrifood e dei temi legati alla trasformazione industriale, energetica e sociale.

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