L’industria sostenibile è l’industria che integra nel modello di business le tre dimensioni della sostenibilità: ambientale, sociale ed economico-finanziaria.
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Cosa significa industria sostenibile
La dimensione ambientale riguarda la capacità di rispettare l’ecosistema in cui siamo immersi, quindi di mantenere la generatività delle risorse naturali utilizzate nella produzione del bene e/o servizio. La dimensione sociale invece è la capacità di garantire condizioni di benessere per le persone, l’attenzione alla qualità della vita dentro e fuori l’azienda. La dimensione economico-finanziaria è infine la capacità di produrre reddito e lavoro, “economia” nel senso più tradizionale del termine.
La sostenibilità è definita a propria volta come la caratteristica di qualcosa che può essere mantenuto allo stesso livello per un tempo indefinito: lo sviluppo sostenibile, secondo il rapporto Brundtland della fine degli anni Ottanta, elaborato dalla Commissione ONU ambiente e sviluppo, è tale se soddisfa i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere quelli delle generazioni future.
Quali sono le caratteristiche dell’industria sostenibile
L’industria sostenibile è stata definita dal decreto MISE del 25 ottobre 2014, che ha istituito il Fondo per la Crescita Sostenibile, come un modello industriale che promuove una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.
“Intelligente” perché basata su ricerca e sviluppo, “sostenibile” perché all’insegna dell’efficientamento energetico e di un consumo oculato delle risorse, “inclusiva” per la capacità di coinvolgere e promuovere l’occupazione di fasce della popolazione o territori tradizionalmente più svantaggiati.
L’industria sostenibile è una delle condizioni, per la Commissione Europea, del paradigma “industria 5.0”: “L’industria 5.0 riconosce il potere dell’industria di raggiungere obiettivi sociali al di là dei posti di lavoro e della crescita per diventare un fornitore di prosperità resiliente, facendo sì che la produzione rispetti i limiti del nostro pianeta e mettendo il benessere dei lavoratori al centro del processo di produzione”.
L’industria 5.0 è umanocentrica, perché mette gli esseri umani al centro dei processi di produzione; sostenibile perché attenta alle 4R (riduzione, riutilizzo, riciclo e recupero delle risorse) anche grazie ad apposite tecnologie; resiliente perché capace di reagire ai cambiamenti improvvisi con alti livelli di continuità operativa e disaster recovery.
Quali sono i vantaggi dell’industria sostenibile
L’industria sostenibile è il paradigma alla base delle principali politiche industriali europee, che mirano ad una transizione in senso ecologico-digitale dei sistemi produttivi dei paesi membri. Ne discendono leggi e incentivi: investire in sostenibilità significa essere conformi alle prime e accedere ai secondi, con un doppio vantaggio competitivo.
Oggi il calcolo degli investimenti non può prescindere da una valutazione ESG – Environmental, Social e Governance del business, necessaria non solo per accedere a specifici indici di borsa che selezionano i titoli sulla base della responsabilità sociale e ambientale (Dow Jones Sustainability Index, FTSE 4Good Index Series, ECPI Euro Ethical Index) ma anche per valutare gli impatti di ogni investimento sulla relazione con gli stakeholder, lo staff, il contesto di riferimento, i fruitori del prodotto/servizio.
Investire in sostenibilità significa migliorare l’accesso al credito e ottimizzare ogni fase del ciclo di vita del prodotto/servizio, dalla riduzione della dipendenza da materie prime esauribili all’aumento della soddisfazione del cliente nel post-vendita. Significa migliorare la reputazione aziendale con tutti i benefici che questo asset comporta nonché favorire la coesione all’interno dell’azienda e con il territorio.
Incentivi per le aziende sostenibili 2021
Il 28 ottobre 2021 il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge di Bilancio che prevede l’istituzione di un Fondo per la transizione industriale, 150 milioni di euro dal 2022, per favorire la lotta ai cambiamenti climatici attraverso realizzazione di investimenti per l’efficientamento energetico, il riutilizzo di materie prime e riciclate, la cattura e il riutilizzo della CO2.
Attualmente, sono attivi per le aziende: le agevolazioni ambientali (L.388/2000) ovvero un sistema di detassazione delle pmi a fronte di investimenti sull’impatto ambientale; gli incentivi sulla sostenibilità del piano nazionale Transizione 4.0, sui progetti di ricerca e sviluppo per l’economia circolare all’interno del Fondo per la Crescita Sostenibile, sui progetti pilota sulla transizione ecologica, sui contratti di sviluppo.
Incentivi Transizione 4.0
Il piano nazionale di politica industriale, Transizione 4.0, finanziato dalla Legge di Bilancio 2021 (L. 178/2020) con circa 24 miliardi di euro, di cui 750 milioni dal programma Next Generation EU, prevede specifici crediti d’imposta per l’acquisto di beni strumentali materiali e immateriali funzionali ai processi di trasformazione 4.0, per ricerca, sviluppo, innovazione e design e per la formazione 4.0.
Per gli investimenti in beni immateriali 4.0 è previsto un credito di imposta del 20% per un massimale di un milione di euro. Per l’acquisto di beni materiali 4.0 il Piano distingue tre soglie di massimale di spesa: inferiore a 2,5 milioni di euro; tra i 2,5 e i 10 milioni di euro; tra i 10 e i 20 milioni di euro. Per la soglia inferiore, è previsto un credito d’imposta del 50% nel 2021 e del 40% nel 2022; per la soglia intermedia, le aliquote sono del 30% nel 2021 e del 20% nel 2022; per la soglia superiore, aliquota unica del 10% per l’intero biennio. I beni materiali e immateriali ammessi rientrano rispettivamente negli allegati A e B della legge di bilancio 2017 (piano Industria 4.0).
Transizione 4.0 prevede anche: aliquote del 10% (per un massimale di 2 milioni di euro) per l’innovazione tecnologica in azienda, che diventa 15% se l’attività mira a trasformare l’impresa in ottica di economia circolare o industria 4.0; l’estensione del credito d’imposta alle spese sostenute per la Formazione 4.0 per il biennio 2021-22.
Incentivi economia circolare – Fondo per la Crescita Sostenibile
Il Fondo per la Crescita Sostenibile all’interno del MISE sostiene progetti di ricerca e sviluppo nell’ambito dell’economia circolare, finalizzati a realizzare nuovi prodotti, processi o servizi all’insegna delle 4R (riduzione, riutilizzo, riciclo e recupero delle risorse).
L’intervento, attivato con il decreto 11 giugno 2020, prevede per reti di imprese finanziamenti agevolati del Fondo Rotative Imprese per il 50% delle spese e dei costi ammissibili di progetto e contributi alla spesa del 20% per micro-piccole imprese e organismi di ricerca, del 15% per le medie imprese e del 10% per le grandi imprese.
Incentivi progetti pilota
Nell’ambito dei Patti Territoriali e Contratti d’area, il MISE supporta progetti pilota che riguardano anche la transizione ecologica da realizzare attraverso interventi pubblici e/o interventi imprenditoriali. Il bando sui progetti pilota prevede contributi fino a 10 milioni di euro a progetto: per gli interventi imprenditoriali si rivolge alle pmi ma la domanda di assegnazione dei contributi deve essere presentata dai soggetti responsabili di Patti territoriali ancora operativi.
Incentivi contratti di sviluppo
I contratti di sviluppo sono operativi dal 2011 e prevedono finanziamento agevolato fino al 75% delle spese ammissibili, contributi diretti, in conto interessi e conto impianti a seconda del programma presentato. I programmi di sviluppo possono essere realizzati da una o più imprese per una spesa non inferiore a 20 milioni di euro (7,5 per trasformazione e commercializzazione prodotti agricoli) e comprendono anche la tutela ambientale.
Esempi di industria sostenibile
A settembre 2021 il World Economic Forum in collaborazione con la multinazionale di consulenza strategica McKinsey&Company ha pubblicato il paper “Global Lighthouse Network: Unlocking Sustainability through Fourth Industrial Revolution Technologies”. La pubblicazione misura l’impatto delle tecnologie 4.0 sulla sostenibilità attraverso i casi studio delle aziende aderenti al network: dalla riduzione delle emissioni, dei consumi, dei costi dei rifiuti all’aumento della produzione e della produttività.
Tra i casi studio, la fabbrica intelligente di Ericsson a Lewisville, in Texas e lo stabilimento Unilever di Dubai, negli Emirati Arabi.
La fabbrica intelligente di Ericsson in Texas è stata progettata con un serbatoio che raccoglie, tratta e riutilizza acqua piovana attraverso un refrigeratore alimentato dai pannelli solari. La struttura è stata pensata per ridurre il consumo di acqua del 75%, di energia del 24% e ridurre quasi a zero le emissioni di carbonio. In questo edificio è stata integrata una piattaforma di monitoraggio e gestione intelligente dei consumi e del funzionamento dei macchinari attraverso una rete di sensori 4-5G per aumentare l’eco-efficienza.
Lo stabilimento Unilever a Dubai utilizza algoritmi di ottimizzazione per migliorare la qualità e la produttività della linea di produzione: una piattaforma in cloud supporta la gestione dei materiali, i sistemi di automazione dei controllori logici programmabili (PLC) e di pianificazione delle risorse aziendali (ERP), integrandoli con i dati di registro dai sensori di identificazione a radiofrequenza (RFID), codici QR o wireless incorporati nelle attrezzature. Un software in-house genera il piano di produzione più efficiente a seconda dello scenario multi-prodotto, con meno cambi, meno consumo di acqua per la pulizia, controllo intelligente della produzione e software di dosaggio automatizzato. Ne è derivata una riduzione del 45% sul materiale utilizzato, del 15% del consumo di acqua e un risparmio del 26% dei costi per tonnellata di prodotto.
In Italia, il 20 ottobre 2021 è stato presentato il dodicesimo rapporto “Green Italy” di Fondazione Symbola e Unioncamere: dal 2016 al 2020 oltre 441.000 aziende hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti green, il 21,4% nel 2020. Nel 2021 le imprese eco-investitrici hanno esportato il 31% a fronte del 20% delle altre e, dal 2017 al 2019 hanno evidenziato una produttività superiore del 17%. Il rapporto contiene numerosi esempi di industrie sostenibili in diversi settori: agroalimentare, casa e arredo, automazione, automotive, meccanica, tessile e moda, edilizia, chimica bio-based.