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Think Digital Summit Italy: dalla resilienza alla nuova crescita

Non poteva non partire dall’esperienza degli ultimi mesi Think Digital Summit. Così, nella giornata che ogni anno IBM dedica all’impatto delle tecnologie sulle persone, le imprese, le istituzioni, si è parlato delle “lezioni apprese” e delle leve tecnologiche che ci hanno consentito di resistere e oggi ci permettono di ripartire

Pubblicato il 19 Giu 2020

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L’emergenza Covid-19 ha portato una notevole accelerazione nell’uso della tecnologia. Progressi che avrebbero richiesto cinque anni si sono concentrati in pochi mesi e il risultato è che la nostra società ha volto nuovo.
Le parole di Stefano Patuanelli, Ministro dello Sviluppo Economico in apertura di Think Digital Summit Italy 2020, l’evento tutto digitale organizzato da IBM Italia per parlare della tecnologia al servizio dell’uomo, della società e delle imprese, tracciano già il fil rouge lungo il quale si è sviluppata la giornata: partire dall’emergenza, da ciò che è accaduto, dalle “lesson learned”, ovvero dalle lezioni apprese, per capire quanto il digitale, e nello specifico il Cloud e l’Intelligenza Artificiale, si sia dimostrato essenziale non semplicemente per resistere, ma ancor di più per rispondere a un momento di totale disruption.
Per rispondere a una situazione così imprevedibile come quella che il nostro Paese ha affrontato, servivano “Le persone giuste, che facessero le cose giuste, pensando al risultato”, come sottolineato dal sindaco di Genova Marco Bucci sempre all’inizio della giornata.

L’importanza della resilienza e della collaboration

Ma è stato Enrico Cereda, Presidente e Amministratore Delegato di IBM Italia, a riprendere il fil rouge e a declinarlo secondo i temi portanti di Think Digital Summit.
“La pandemia da Covid 19 ci ha fatto comprendere la stretta relazione che esiste tra salute, economia e innovazione tecnologica. Ora abbiamo davanti a noi una grande opportunità per ripensare al meglio l’Italia dei prossimi dieci anni. Non possiamo sprecarla”.
Secondo Cereda, le due leve che hanno aiutato i Paese nel periodo dell’emergenza sono state il capitale umano e la digitalizzazione di processi. E sono queste stesse leve sulle quali è necessario puntare il rilancio economico e sociale del Paese.
“Resilienza e collaboration sono state determinanti: ora è arrivato il momento di lavorare sui workflow e sulla workforce. Servono modelli nuovi, sia operativi, sia formativi. E in tutto questo le tecnologie esponenziali, il Cloud e l’Intelligenza artificiale giocano un ruolo fondamentale”.

Insieme a Enrico Cereda, Carlo Cottarelli, economista ed editorialista, già commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, concorda su un punto specifico: “Ogni crisi porta con sé anche straordinarie opportunità di miglioramento: tocca quindi a ognuno di noi, facendo sistema, cogliere questa occasione, per ripensare al futuro dell’Italia”.
Cottarelli pensa a riforme strutturali, che aiutino ad aumentare sia il capitale fisico sia il capitale imano e fa un preciso riferimento anche ai fondi europei attesi, in primis, con il Recovery Fund: “Servono anche investimenti in tecnologia, che aiutino la PA ad accelerare la trasformazione digitale attraverso la semplificazione di regole e processi decisionali”.
Non nasconde una preoccupazione, tuttavia, Cottarelli.
Tra i temi caldi sul tavolo c’è anche quello della sostenibilità: il timore è che troppo presi dalla gestione della contingenza e dell’emergenza non si dia la giusta attenzione a un tema di più ampio e lungo respiro come quello ambientale.
E il timore è di per sé un monito.

Banking, Retail, Scuola e Salute: come si ridisegna il New Normal

È Stefano Rebattoni, Vice President Enterprise Sales di IBM Italia, che entra nel vivo dei lavori.
Definisce gli ultimi mesi come “i 118 giorni che hanno cambiato il mondo e la nostra quotidianità, portando capitale umano e digitale al centro della scena”.

Rebattoni porta al centro del dibattito le lezioni apprese. “Nell’emergenza ci siamo concentrati sull’adozione di modelli di business digitali, sull’implementazione di organizzazioni agili, basate su modelli lean, su una modernizzazione selettiva”, ha spiegato, E questo è avvenuto in tutti i settori. È stata messa in campo un’azione di sistema che ha coinvolto tutti i settori, dalle imprese, alla pubblica amministrazione, al mondo della formazione.

Il banking alla prova del digitale

Il primo settore sul quale si accendono i riflettori è quello del banking, con ospiti Alessandro Foti, AD e Direttore Generale di FinecoBank, e Daniele Savarè, Innovation and Business Solutions Director di SIA.
Entrambi gli ospiti sono concordi nel sottolineare come l’emergenza abbia dato un’accelerazione all’adozione di strumenti e servizi digitali.
Un’accelerazione “dal basso” la definisce Foti, che racconta come le persone abbiano scoperto le potenzialità del digitale. “Nei mesi scorsi i canali digitali sono stati il canale portante negli scorsi mesi. I nostri clienti hanno interagito in tempo reale con noi”.

È chiaro che il sistema bancario tradizionali si trovi oggi di fronte a una sfida infrastrutturale non da poco, ma ancor di più si trova di fronte alla sfida di cambiare il proprio mindset.
“Stiamo andando verso un mondo più efficiente, nel quale il digitale gestirà tra transazionalità quotidiana e ripetitiva, lasciando alle banche la possibilità di concentrarsi sulla relazione con il cliente e sugli aspetti ad alto valore aggiunto. Serve un cambiamento culturale e anche infrastrutturale”.

A sua volta, Daniele Savarè sottolinea come nella fase dell’emergenza le due evidenze che si sono rilevate, relativamente ai servizi bancari, sono stati sia l’aumento dell’ecommerce, sia la crescita dell’utilizzo del contactless.
Tutto questo apre nuovi scenari, sia in termini di infrastruttura, sia in termini di sicurezza.
“Innovazione e digitalizzazione rimangono i due pilastri portanti sui quali tutti tendono ad investire per essere pronti nella ripresa. Serve dunque coniugare l’affidabilità delle piattaforme tecnologiche con modelli di sviluppo applicativo che riducono il time to market e i costi. Il Cloud, ad esempio, è un vero e proprio abilitatore per piattaforme cruciali per i player del comparto, come quelle di loyalty o di mobile payment. Microservizi e orchestratori, invece, supportano la velocità e la capacità di gestire i picchi”.

Il retail tra Centennials e nuove experience

Il secondo settore sotto i riflettori è quello del retail.
La pandemia ha cambiato le nostre abitudini, il nostro modo di lavorare e di conseguenza anche i nostri consumi.
Per questo a Think Digital Summit a confrontarsi sul tema sono stati chiamati Cristina Lazzati, Direttore di MarkUP e GdoWeek, e Massimiliano Rossi, Direttore Area Grocery Food PAC2000A & Membro del Direttivo CONAD Nazionale.
La prima evidenza che emerge  è che nel periodo dell’emergenza il 75% delle persone che non avevano mai utilizzato i canali online hanno iniziato a farlo. Ma non solo.
Cristina Lazzati lo dice chiaramente: “I nuovi stili di vita e le preoccupazioni di tipo economico cambiano le abitudini e le modalità di acquisto dei consumatori. Crescono i discount e i negozi di vicinato, mentre ipermercati e centri commerciali hanno inevitabilmente sofferto”. È una situazione che ha riflessi anche sul presente: “Lo smart working sta cambiando anche il modo di consumare: si mangia più spesso a casa e di questo ne beneficiano i negozi prossimità”.
Ma ci sono anche ulteriori cambiamenti dei quali non si può non tener conto.
Cristina Lazzati parla di una “presa di potere” da parte dei Centennials negli acquisti online. “Instagram e Facebook hanno aperto la possibilità di fare acquisti on line dalle loro piattaforme: si chiedono shopping experience pervasive ed è qui che i brand sono chiamati a dare risposte. Nel retail l’emergenza ha trasformato i consumi e ha fatto primeggiare le piattaforme digitali. E la sfida per il futuro si gioca tutta su multicanalità e servizi di qualità nell’e-commerce”.

A sua volta, Massimiliano Rossi è categorico: difficile parlare di “shopping experience” nella fase dell’emergenza. Non c’è stato un risvolto positivo nell’esperienza di acquisto per i consumatori, sia che si trattasse di punti vendita fisici, sia di canali digitali. Per questo ora è arrivato il momento di ripensare un viaggio più piacevole per i consumatori.
“Il +300% dell’ecommerce negli ultimi mesi nasce dalla mancanza di scelta. Ora c’è bisogno di servizi e di personalizzazione degli store online, così da garantire una shopping experience compenetrata con gli store fisici”.

Rossi lancia anche una provocazione: è il momento che i retailer smettano di provare quel senso di inferiorità verso player come Amazon: “La questione non è temere i loro punti di forza, ma valorizzare i punti vendita come riferimento di relazione con la comunità. Il salto evolutivo lo avremo quanto l’ecommerce non sarà più un canale aggiuntivo, ma sarà in grado di confluire in un sistema più ampio con lo store al centro”.
Se dunque è vero che uno store senza omnicalità non sarà più pensabile in uno scenario futuro, nello scenario multicanale disegnato da Rossi, il dato è fondamentale per tutte le fasi di decision making. Un esempio concreto? “Lo strumento di price optimization sviluppato da IBM, che ci supporta nella definizione dei prezzi sulla base dei consumi e dell’analisi de dati dei consumatori”.

Nella formazione lo studente torna al centro

Non poteva mancare un focus sulla formazione. Scuole e università sono state travolte dagli effetti della pandemia e hanno letteralmente dovuto inventarsi. Per questo a Think Digital Summit hanno portato le loro esperienze e le lesson learned (è proprio il caso di dirlo) Paolo Boccardelli, direttore di Luiss Business School, Paolo De Santis, Dirigente del Ministero dell’Istruzione e Raffaela Iovane, Direttore Sistemi Informativi de la Sapienza Università di Roma.
La considerazione di partenza, portata da Paolo Boccardelli, è che l’emergenza abbia portato un’accelerazione nell’area dell’education, “quell’impulso necessario per cambiare passo”.
L’eredità più importante che l’emergenza ha lasciato dietro di sé è il ritorno alla centralità dello studente. “Già prima dell’emergenza si parlava di apprendimento integrato e trasversale, superando logiche rigidamente disciplinari di scuole e università. Ora abbiamo capito che il centro dell’apprendimento è lo studente, non il professore, la scuola o l’università. I docenti non devono pensarsi né essere percepiti come droni di contenuti”.

Anche per Raffaela Iovane, “Indietro non si torna. Abbiamo imparato l’importanza dell’organizzazione, del recupero di efficienza e sul fronte della didattica emerge chiaro il ruolo dell’elearning, che se pure in forma non esclusiva come è accaduto in questi mesi, resterà comunque a supporto della didattica”.

E se Raffaela Iovane parla di una importante esperienza digitale, sviluppata anche con il contributo e il supporto di IBM, tocca a Paolo De Santis parlare con la voce del Governo.
Gli obiettivi sono chiari: migliorare i servizi esistenti, dotare il sistema di una infrastruttura adeguata, grazie anche al Cloud, e soprattutto sviluppare App e servizi che riescano davvero a mettere al centro le esigenze degli utenti”.

La Pubblica Amministrazione tra Sanità e Servizi al cittadino

Non poteva mancare un panel dedicato alla Pubblica Amministrazione con l’obiettivo di capire come la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica abbiano dei riflessi concreti nella quotidianità.
Panelist di questa sessione Simona Amato, Direttore Sanitario della ASL Roma 3, Daniela Scaramuccia, Direttore Industry and Business Development di IBM Italia, e Stefano Tomasini, Direttore Centrale per l’Organizzazione Digitale di INAIL.
Questa sessione di Think Digital Summit si è incentrata su casi di innovazione concreti, dai quali prendere spunti altrettanto concreti.
Così, Stefano Tomasini ha parlato di un processo tecnologico partito già tre anni fa e incentrato su tre ambiti di sperimentazione: miglioramento dell’esperienza dell’utente nei confronti dei servizi, advisor cognitivi e finanziamenti a fondo perduto. “Abbiamo avviato un percorso tecnologico e organizzativo in Cloud, con il supporto di IBM, che ha portato con sé un intervento importante sui processi interni e sulla certificazione dei servizi”.
In questo processo, la tecnologia gioca un ruolo chiave. “Con l’Intelligenza Artificiale abbiamo semplificato i servizi ai cittadini, che ricevono risposte immediate accedendo al nostro sito, mentre con gli advisor cognitivi abbiamo creato una base di conoscenza riutilizzabile nella produzione di pareri da parte dei nostri professionisti”.

Concreta anche Simona Amato, che ha parlato dei vantaggi e delle opportunità della telemedicina non solo durante l’emergenza COVID-19. Grazie alla tecnologia è possibile cambiare il modo di “prendere in carico” il paziente e il cittadino, assicurando non solo il monitoraggio, ma anche la continuità di cura, nel senso più ampio che si può dare al termine “cura”.

Infine, Daniela Scaramuccia, confermando la visione sul nuovo ruolo della telemedicina, spiega anche il ruolo delle tecnologie nella ricerca medica, sottolineando come aziende come IBM, normalmente in competizione tra loro, stiano mettendo a fattor comune capacità di calcolo e Intelligenza Artificiale.

A chiusura della sessione plenaria, Alessandro La Volpe, Vice President IBM Cloud e Cognitive Software in IBM Italia, ha dedicato uno spazio di approfondimento proprio alle leve tecnologiche, a quelle leve che hanno consentito la resilienza e che oggi più che mai rappresentano il motore dell’innovazione delle imprese e della digital transformation: Hybrid Cloud e AI.

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Maria Teresa Della Mura
Maria Teresa Della Mura

Giornalista, da trent’anni segue le tematiche dell’innovazione tecnologica applicata ai modelli e ai processi di business.Negli ultimi anni si è avvicinata al mondo dell’Internet of Things e delle sue declinazioni in un mondo sempre più coniugato in logica smart: smart manufacturing, smart city, smart home, smart health.

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