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Transizione ecologica e digitale: il 70% delle aziende chimiche in cerca di nuovi talenti

Lo studio condotto dal centro MEIEC dell’Università Statale di Milano e Federchimica evidenzia che il 70% delle aziende chimiche cerca nuovi ruoli con competenze specifiche per affrontare la transizione ecologica e digitale. Le posizioni emergenti richiedono competenze tecnico-scientifiche nei processi produttivi, nell’elaborazione dati e nella gestione del cambiamento.

Pubblicato il 04 Ott 2024

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Il 70% delle aziende del comparto chimico ricerca nuovi ruoli con competenze specifiche per gestire la transizione ecologica e digitale: è quanto emerge da uno studio realizzato dal centro MEIEC – Milan Economic Impact Evaluation Center della Statale di Milano, in collaborazione con Federchimica.

Lo studio, dal titolo “Competenze e ruoli emergenti per la transizione digitale ed ecologica” è stato condotto dal gruppo di ricerca di Edoardo Della Torre, docente di Organizzazione aziendale del Dipartimento di Economia, con l’obiettivo di analizzare l’impatto della transizione digitale e ecologica (la cosiddetta twin transition) sulle aziende del settore chimico e farmaceutico.

Il focus è centrato sul fabbisogno di nuove competenze e sulle necessità di ristrutturazione dei ruoli e delle responsabilità organizzative, anche in termini di eventuali posizioni di lavoro emergenti.

L’adozione delle tecnologie digitali nel settore chimico e farmaceutico

La ricerca evidenzia un’adozione eterogenea delle tecnologie digitali nel settore chimico e farmaceutico. Tecnologie consolidate come la data protection, la digital communication e i sistemi di automazione industriale sono già ampiamente utilizzate e suscitano interesse tra le aziende.

Al contrario, l’e-commerce B2B e B2C, pur essendo diffuso, non attira ulteriori adozioni. Le tecnologie emergenti, come data analytics, Internet of Things e machine learning, suscitano grande interesse ma non sono ancora largamente implementate, mentre droni e realtà aumentata rimangono di nicchia.

Le aziende più grandi e quelle chimiche mostrano livelli di adozione più elevati. Machine learning, automazione e IoT richiedono maggiori investimenti formativi e nuovi ruoli organizzativi, ma le competenze più diffuse riguardano data analytics e big data per la prevenzione dei rischi.

Dall’analisi delle strategie con cui le aziende costruiscono le competenze di cui hanno bisogno emerge che la maggior parte delle aziende ha avviato programmi formativi interni per rispondere alla richiesta di competenze, mentre le collaborazioni con università e ITS sono meno frequenti.

Infine, tra i principali ostacoli alla transizione digitale emergono l’elevata estensione temporale dei progetti, la carenza di competenze interne ed esterne all’azienda e la necessità di sviluppare maggiormente la cultura digitale all’interno dell’organizzazione. Gli ingenti investimenti economici richiesti per l’adozione delle nuove tecnologie sono anch’essi un fattore rilevante, seppur meno vincolante rispetto agli ostacoli elencati in precedenza.

Transizione digitale, i ruoli emergenti nelle imprese

I ruoli “emergenti” (o di recente creazione) segnalati dalle imprese fanno riferimento principalmente alle seguenti aree di competenza:

  • Ruoli con competenze tecnico-scientifiche in ambito di processi produttivi (ad esempio, ingegneri dell’automazione e robotica)
  • ruoli con competenze tecnico-scientifiche in ambito di elaborazione dati (ad esempio, Production Data Analyst, Business Analytics Manager)
  • ruoli con competenze in ambito di nuovi canali di comunicazione e gestione dei clienti (ad esempio, Digital Campaign Manager, E-Key Account Manager)
  • ruoli con competenze specifiche in ambito di gestione del cambiamento e della transizione digitale (ad esempio, Innovation Leader, Digital Business Partner).

La transizione ecologica nelle aziende del settore chimico e farmaceutico

Lo studio sulla transizione ecologica nel settore industriale evidenzia che oltre il 50% delle aziende ha avviato iniziative per ridurre i consumi energetici, diminuire le emissioni dirette e indirette e utilizzare materiali riciclabili o riutilizzabili. Tuttavia, la pratica del carbon offsetting rimane poco diffusa e interessa un numero limitato di aziende.

Il divario tra grandi aziende e PMI è significativo: il 66% delle grandi aziende ha adottato misure per ridurre le emissioni indirette attraverso fonti rinnovabili, rispetto al 29% delle medio-piccole. Questo divario si riflette anche tra i comparti chimico e farmaceutico, con il primo più avanti nell’adozione delle iniziative ecologiche, influenzato dalle differenze strutturali e dalla natura delle attività.

Le iniziative ecologiche richiedono principalmente una riorganizzazione dei metodi di lavoro e una ridefinizione dei ruoli, ma circa il 20% delle aziende riconosce un impatto maggiore, necessitando di nuove professionalità per il riciclo chimico e meccanico, e l’auto-produzione di energia.

Transizione green, le competenze più richieste e le strategie delle aziende

Le competenze più richieste variano per area professionale: nel settore Commerciale, Marketing & Vendite, si focalizzano su tecniche di marketing sostenibile e comunicazione, mentre nella Produzione, l’attenzione è su gestione dei rifiuti e ottimizzazione dei processi. Nei Servizi Tecnici, la conoscenza delle nuove fonti di energia è fondamentale, e per l’area Sicurezza, Salute & Ambiente, la valutazione dell’impatto ambientale e la gestione dei rifiuti sono cruciali.

Quasi tutte le aziende hanno avviato programmi formativi interni per sviluppare competenze green, mentre le collaborazioni con università e ITS sono meno frequenti.

I ruoli emergenti per la transizione ecologica includono specialisti del ciclo di vita del prodotto e manager della sostenibilità, riflettendo una crescente necessità di competenze tecnico-scientifiche e gestionali. Gli ostacoli principali alla transizione sono l’estensione temporale delle iniziative, gli elevati investimenti richiesti e la carenza di competenze, accentuati dalla mancanza di dati sui benefici delle azioni ecologiche adottabili.

Twin transitions, quali sono le competenze digitali e green di cui hanno bisogno le imprese

Ai fini di offrire un quadro il più dettagliato possibile delle competenze necessarie per affrontare la transizione digitale e green, lo studio ha identificato un set di competenze necessarie a supportare la doppia transizione.

Nell’area Commerciale, Marketing e Vendite, le competenze digitali più richieste includono tecniche di analisi dati e digitalizzazione della comunicazione, sia verso l’esterno che internamente. Le competenze green si concentrano sul marketing sostenibile e sulla valutazione dell’impatto ambientale.

Nell’area Produzione, le competenze digitali rilevanti comprendono l’analisi dati, software per monitoraggio, manutenzione e automazione industriale, mentre le competenze green si focalizzano sulla gestione dei rifiuti e sull’ottimizzazione dei processi produttivi per la sostenibilità.

Nel settore dei Servizi Tecnici, le competenze digitali richiedono abilità simili a quelle della Produzione, con un’enfasi aggiuntiva sulla conoscenza delle fonti di energia rinnovabili e sulle tecnologie di produzione energetica sostenibile. Le competenze green in questo settore riguardano l’ottimizzazione dei processi energetici.

Infine, nell’area Salute, Sicurezza e Ambiente, le competenze digitali più diffuse includono l’uso di big data per la prevenzione dei rischi, la comunicazione digitale interna e l’analisi dei dati. Le competenze green in quest’area sono legate alla valutazione dell’impatto ambientale, alla conoscenza delle normative ambientali e alla gestione dei rifiuti.

Questo quadro di competenze evidenzia la necessità per le aziende di sviluppare programmi formativi interni e di adattare i ruoli professionali per rispondere alle nuove sfide digitali e ambientali.

“Siamo di fronte a veri e propri cambiamenti di paradigma, trasformazioni che interessano trasversalmente, e con una velocità senza precedenti, ogni settore di attività oltre che la società nel suo complesso. La sfida al centro di questa transizione è quindi capire in profondità come si stanno modificando ed evolvendo le competenze necessarie per superare lo skill mismatch che nel nostro Paese si continua a registrare anche nei settori industriali più avanzati”, commenta la Rettrice dell’Università degli Studi di Milano Marina Brambilla.

Transizione digitale ed ecologica, un patto sociale per la formazione

Dallo studio emerge quindi come la carenza di competenze sia un problema particolarmente sentito anche nel settore chimico, nonostante le retribuzioni siano tra le più alte nel manifatturiero, gli ambienti di lavoro sempre più inclusivi e i sistemi di welfare di altissimo livello.

“Conoscenze ed esperienze devono essere messe a fattor comune, rafforzando le sinergie tra mondo del lavoro, della formazione e delle istituzioni con l’obiettivo di dotare di competenze adeguate e attrarre sempre più talenti verso un settore che, per sua natura, è votato all’innovazione e alla ricerca di altissimo livello ed è, storicamente, all’avanguardia nella gestione e nello sviluppo delle relazioni industriali”, commenta Francesco Buzzella, Presidente di Federchimica.

Per questo, Federchimica, Farmindustria e le Organizzazioni sindacali di settore FILCTEM-CGIL, FEMCA-CISL e UILTEC-UIL, lanciano un Patto Sociale aperto a tutti gli attori, pubblici e privati, della formazione che condividono la necessità di ridurre il deficit di competenze richieste per affrontare le transizioni in atto.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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