MERCATI

Machine utensili, crolla la domanda nazionale (-25,9%): Transizione 5.0 sul banco degli imputati

Nel 2024 il valore della domanda nazionale di macchine utensili calerà del 25,9%, passando dai 5,8 miliardi del 2023 a 4,3 miliardi di euro del 2024. Un tracollo che Riccardo Rosa, presidente di Ucimu – Sistemi per Produrre, attribuisce a tre fattori: un calo fisiologico dopo anni di corsa, l’attesa e le incertezze legate al piano Transizione 5.0 e la congiuntura internazionale. Migliori le proiezioni per il 2025

Pubblicato il 01 Ott 2024

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Chiuderà in forte calo il 2024 delle macchine utensili. Secondo i dati resi noti dal Centro Studi di Ucimu – Sistemi per Produrre l’anno in corso si concluderà in calo: per il valore della produzione dei costruttori di macchinari è attesa una riduzione del 6,2% a quota 7,14 miliardi di euro, nonostante una leggera crescita dell’export (+4,4%).

La causa del calo è da imputare integralmente a quello che si può definire un vero e proprio tracollo della domanda interna (-25,9%) che riguarda sia le consegne dei costruttori italiani sul mercato domestico (-19,5%) sia, in misura ancora maggiore, le importazioni (-34,8%).

Il calo del mercato interno in parte dovuto alle attese su Transizione 5.0

Il valore della domanda nazionale insomma si riduce di oltre un quarto, passando dai 5,8 miliardi del 2023 a 4,3 miliardi di euro. Un calo che Riccardo Rosa, presidente di Ucimu – Sistemi per Produrre, attribuisce a tre fattori.

“Il primo – dice – è un calo fisiologico della domanda dopo anni di ‘corsa’ in cui non riuscivamo nemmeno a stare dietro agli ordini”.

Il secondo motivo è l’arrivo in estremo ritardo del piano Transizione 5.0 che ha “generato otto mesi di incertezza, con clienti che ci chiedevano conferme d’ordine vincolate”.  Un piano che – sottolinea Rosa – “sembra non aver avuto nemmeno un grande successo al momento, con poche decine di milioni prenotati a fronte di 6,3 miliardi disponibili”.

Le aziende – aggiunge poi il presidente dei costruttori di macchine utensili – “hanno a disposizione purtroppo solo pochi mesi per sfruttare gli incentivi, di fatto solo fino a maggio 2025 se vogliono poi avere il tempo di concludere l’iter entro fine 2025. La prossima Bi-Mu, che si terrà a Rho Fiera dal 9 al 12 ottobre, sarà un momento cruciale per capire come il mercato reagirà all’avvio del piano”.

Sul punto – aggiunge il direttore Alfredo Mariotti – bisogna mettere in piedi “un tavolo per la semplificazione che aiuti le imprese ad accedere in maniera più facile agli incentivi”.

Il contesto internazionale e l’export

Il terzo fattore è la situazione internazionale sulla quale incidono “lL’inflazione cresciuta, i prezzi delle materie prime alti, le guerre che coinvolgono la Russia – un mercato per noi importante – e il Medio Oriente”, spiega Rosa.

Nel primo semestre 2024 gli USA (305 milioni, +12,2%) sono stati il primo mercato di destinazione dell’export dei costruttori italiani di macchinari, seguiti da Germania (177 milioni, +3,7%), Francia (105 milioni, -4,8%), Cina (103 milioni, -8,9%) e India (99 milioni, +114,2%).

Uno sguardo al 2025 e al 2026

Accantonato un 2024 molto negativo, il comparto si consola con prospettive migliori per il 2025, secondo le stime di Oxford Economics.

Nel 2025 a livello mondiale è infatti prevista un’inversione di tendenza che dovrebbe concretizzarsi in un incremento dell’8% del consumo di macchine utensili. Il trend dovrebbe proseguire anche nel 2026 quando l’incremento dovrebbe essere del 6,7%.

I paesi asiatici incrementeranno ulteriormente gli investimenti in nuove tecnologie di produzione. Il consumo crescerà a 39,7 miliardi di euro, il 6,5% in più del 2024. Ma con il nuovo anno anche il consumo europeo e americano dovrebbero invertire la rotta, tornando in segno positivo. Per le Americhe è atteso un incremento della domanda del 17,1% a 15,7 miliardi di euro. Per l’Europa si prevede un incremento, del 4,2%, a 18,3 miliardi di euro.

Nel 2026, la domanda asiatica dovrebbe mantenere lo stesso ritmo di crescita del 2025 (+6,5%). Quella americana crescerà ancora ma ad un ritmo più blando (+8,5%) mentre l’Europa dovrebbe accelerare l’intensità degli investimenti in nuove tecnologie di produzione rispetto agli anni precedenti (+5,7%).

In questo contesto di recupero, l’Italia mostrerà una forte capacità di ripresa. Dopo il calo del 2024 già nel 2025 assisteremo ad un rimbalzo importante della domanda di investimenti in nuove tecnologie di produzione da parte degli utilizzatori italiani, pari al 17,5%. ll trend positivo dovrebbe continuare anche nel 2026 sebbene con ritmo più contenuto (+ 4,2%).

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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