MERCATI

Industria meccanica in sofferenza, Almici (Anima Confindustria): “Transizione 5.0 può rinnovare la fiducia negli investimenti”

Per la Meccanica italiana sarà un 2024 di sofferenza. Secondo l’ultimo sondaggio periodico condotto da Anima Confindustria tra le sue mille aziende associate, l’anno in corso vedrà un calo del fatturato e ordini in peggioramento.

Pubblicato il 18 Set 2024

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Per la Meccanica italiana sarà un 2024 di sofferenza. Secondo l’ultimo sondaggio periodico condotto da Anima Confindustria tra le sue mille aziende associate, l’anno in corso vedrà un calo del fatturato e ordini in peggioramento.

Nel secondo semestre del 2024 il 37,5% delle aziende associate ad Anima vede una diminuzione delle vendite. Per un’azienda su cinque, il calo del fatturato supererà il 5% rispetto al secondo semestre dello scorso anno. Meno di un’impresa su tre riesce a crescere nella seconda metà dell’anno.

Ad andare male sarà anche la raccolta degli ordini: nel corso del secondo semestre 2024 meno di un terzo delle aziende prevede ordinativi in crescita, mentre il 45% delle imprese meccaniche registra una contrazione degli ordinativi rispetto al secondo semestre 2023.

A frenare gli investimenti il contesto internazionale ma anche fattori interni

“A pesare sull’attività delle imprese è il generale rallentamento che ormai da tempo sta interessando l’economia globale, soprattutto nei termini della forte incertezza che blocca gli investimenti”, osserva il presidente di Anima, Pietro Almici. “Ma incidono anche le criticità dovute ai conflitti internazionali e alla frenata di economie importanti per il mercato italiano, come la Germania. Una stagnazione, alimentata dai conflitti in corso, che sta dando ripercussioni sui mercati di molti paesi europei, e che desta preoccupazione quando a rallentare è un settore fondamentale per l’economia italiana come l’industria meccanica rappresentata da Anima, che nel nostro paese dà lavoro a 222.000 persone”.

Oltre all’avversa congiuntura internazionale Almici punta i fari sui fattori di criticità endogeni, come la carenza di piani strutturali a livello nazionale a sostegno delle imprese che impatta sugli investimenti a cui si aggiunge una diffusa difficoltà nel reperire manodopera specializzata.

“La meccanica – prosegue Almici – necessita di un rafforzamento delle politiche industriali volte a sostenere le imprese, soprattutto quelle medio-piccole che costituiscono la gran parte del comparto. Per questo il nostro impegno ora è finalizzato ad accompagnare le imprese per sfruttare appieno le potenzialità del Piano Transizione 5.0 che, malgrado la complessità delle procedure e la ristretta tempistica, è la misura che può rinnovare la fiducia negli investimenti e aiutare le aziende a rafforzare la propria competitività e riprendere il trend di crescita”.

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Redazione

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