Dopo un lavoro durato un anno, Mario Draghi ha presentato oggi alla Commissione Europea il suo lavoro intitolato “The future of European competitiveness”, meglio noto come Rapporto sulla Competitività o Rapporto Draghi.
Il Rapporto si apre con una Parte A di analisi più generale in cui si evidenziano tre aree su cui l’Europa deve agire per rilanciare la crescita: l’innovazione, la decarbonizzazione e l’indipendenza strategica sulle materie prime e sulle tecnologie avanzate.
Per quanto riguarda l’innovazione, il rapporto spiega che l’Europa deve focalizzarsi sull’innovazione tecnologica avanzata, superando una struttura industriale statica e regolamentazioni restrittive che ostacolano la commercializzazione delle innovazioni e che spingono molte startup europee a trasferirsi altrove per crescere. Con l’avvento dell’intelligenza artificiale, l’UE deve sbloccare il suo potenziale innovativo e integrare l’IA nelle industrie esistenti per mantenere la leadership.
La decarbonizzazione è vista invece sia come una necessità che come un’opportunità per l’Europa. L’UE deve ridurre i prezzi energetici e cogliere le opportunità industriali offerte dalla transizione verde. Tuttavia la decarbonizzazione deve essere coordinata per evitare che diventi un ostacolo alla competitività: bisogna allineare le politiche per trasferire i benefici della decarbonizzazione agli utenti finali e promuovere l’industria delle tecnologie pulite.
Per quanto riguarda le dipendenze da materie prime critiche e tecnologie avanzate, spesso importate da un ristretto numero di fornitori, occorre un piano europeo di “politica economica estera” per coordinare accordi commerciali e investimenti diretti con nazioni ricche di risorse, costruire scorte strategiche e creare partenariati industriali per garantire le catene di approvvigionamento chiave.
Sull’innovazione è però centrale la Parte B del documento che contiene, in 328 pagine, analisi approfondite e raccomandazioni per migliorare la competitività dell’UE.
La Parte B si apre con una sezione dedicata a diversi settori verticali (Energia, Semiconduttori, Automotive ecc.) e prosegue con una seconda sezione dedicata alle politiche orizzontali. Questa seconda sezione inizia proprio con un capitolo intitolato “Accelerating innovation”, a cui seguono altri 4 capitoli dedicati a competenze, sostegno agli investimenti, concorrenza e Governance.
In questo articolo vi raccontiamo che cosa c’è nel capitolo dedicato all’innovazione, che è composto da una parte di analisi e da una parte dedicata alle proposte di policy.
Indice degli argomenti
L’analisi: i punti deboli dell’innovazione nell’UE
Il capitolo si apre con una considerazione: la ricerca e l’innovazione sono essenziali per la produttività e il benessere, nonché per il finanziamento del sistema di welfare europeo in un contesto di invecchiamento della popolazione. Ma l’innovazione in Europa è in ritardo rispetto a Stati Uniti e Cina.
Le debolezze dell’UE abbracciano tutto il ciclo di vita dell’innovazione: sebbene sulla ricerca l’Europa possa vantare una posizione solida e si produca un significativo numero di pubblicazioni scientifiche, le pubblicazioni di alta qualità e i brevetti sono inferiori rispetto alla Cina.
Per quanto riguarda le aziende innovative, il Vecchio Continente ne conta meno di quelle registrate negli Stati Uniti. Le start-up tecnologiche europee inoltre, sebbene numerose, spesso non riescono a superare la prima fase di crescita, generando un numero di “unicorni” inferiore rispetto agli Stati Uniti. A ciò si aggiunge un gap settoriale nelle tecnologie digitali, come l’intelligenza artificiale e la sicurezza informatica, rispetto a Stati Uniti e Cina.
Le cause della debolezza dell’innovazione dell’UE
La riduzione della spesa privata in ricerca e sviluppo (R&S) è uno dei principali fattori che limitano la competitività dell’UE.
L’Unione Europea investe meno risorse in R&S rispetto agli Stati Uniti, al Giappone e alla Cina, e la spesa pubblica in R&S, sebbene relativamente elevata, è frammentata e non coerentemente indirizzata verso le priorità dell’UE.
L’ecosistema dell’innovazione europeo è inoltre caratterizzato da una limitata collaborazione transnazionale e da un numero insufficiente di infrastrutture di ricerca.
Le università europee, pur vantando una buona qualità media, sono sempre sono tra le istituzioni di ricerca leader a livello mondiale – e questo ha delle inevitabili conseguenze in termini di innovazione.
Anche i cluster di innovazione dell’UE, sebbene numerosi, generano meno valore rispetto a quelli di Stati Uniti e Cina.
Il sistema finanziario europeo è poco sviluppato per quanto riguarda il finanziamento delle start-up innovative, soprattutto per quanto riguarda i finanziamenti alla crescita.
Infine le differenze normative e burocratiche tra gli Stati membri limitano la crescita delle imprese innovative.
Le proposte per un’Europa più innovativa e competitiva
Il Rapporto Draghi sviluppa proposte in sette ambiti per creare o migliorare, nel breve e medio termine, le condizioni che consentano all’Europa di sfruttare appieno il contributo che l’innovazione può giocare per migliorarne il posizionamento competitivo sui mercati globali.
Supportare l’innovazione disruptive, le Start-up e le Scale-up
Per creare un ambiente più favorevole all’innovazione disruptive, alle start-up e alle scale-up, il Rapporto Draghi propone lo sviluppo di un’agenzia europea simile alla Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) degli Stati Uniti, che abbia come scopo trasformare le conoscenze scientifiche in innovazioni.
Questa agenzia dovrebbe essere complementare e collegata all’esperienza di successo del Consiglio Europeo della Ricerca (CER), con un alto grado di indipendenza nel selezionare e gestire progetti innovativi.
Il rapporto suggerisce poi di ampliare gli incentivi per i business angels e gli investitori privati o pubblici, ritardando la tassazione delle plusvalenze derivanti dalla vendita di azioni di società non quotate se queste vengono reinvestite in società innovative nella loro fase iniziale.
Per aumentare i fondi disponibili per le iniziative imprenditoriali innovative, il rapporto propone di rivedere i requisiti del framework Solvency II per liberare il capitale delle compagnie assicurative in favore degli investimenti privati e di emanare linee guida per i piani pensionistici dell’UE.
Occorre poi aumentare le risorse del Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) coordinandolo meglio con il Fondo del Consiglio Europeo per l’Innovazione (EIC). La Banca Europea per gli Investimenti (BEI) dovrebbe avere un mandato più ampio per consentire investimenti azionari diretti nei settori strategici prioritari dell’UE.
Infine il rapporto suggerisce di aumentare l’attrattività dei mercati azionari europei per le IPO e per le società dopo la quotazione in borsa, armonizzando le regole per le IPO e il monitoraggio delle società pubbliche in tutti i mercati dell’UE e consentendo in tutta Europa l’emissione di azioni a doppia classe con diritti di voto diversi per rendere le IPO più interessanti per i fondatori.
Progettare un Programma Quadro di R&I più semplice ed efficace
Il prossimo Programma Quadro dovrebbe essere concepito in modo da affrontare le debolezze di Horizon Europe, consolidando le attività frammentate ed eterogenee e rifocalizzandosi su priorità selezionate.
In particolare l’approccio e i cluster definiti nel secondo pilastro (“Sfide globali e competitività industriale europea”) e le priorità selezionate del programma dovrebbero essere rivisti e strettamente allineati con le priorità strategiche stabilite dalla Commissione.
Bisognerebbe destinare maggiori risorse alla ricerca fondamentale innovativa e all’innovazione disruptive, con una nuova governance. Inoltre andrebbe rivista l’allocazione complessiva delle risorse, riorientandola verso il finanziamento dell’innovazione disruptive. La governance del programma dovrebbe essere gestita da project manager e da persone con una comprovata esperienza alle frontiere dell’innovazione, riducendo gli oneri amministrativi e semplificando le procedure di gara per facilitare l’accesso dei richiedenti. Infine, la capacità finanziaria del programma quadro riformato dovrebbe essere rafforzata aumentando il suo bilancio a 200 miliardi di euro.
Promuovere l’eccellenza delle Università
Per promuovere l’eccellenza accademica, il Rapporto Draghi propone di raddoppiare il sostegno alla ricerca fondamentale innovativa attraverso il Consiglio Europeo della Ricerca (CER), aumentando il bilancio del CER per consentire all’UE di attrarre e trattenere un maggior numero di talenti di ricerca di livello mondiale.
Il rapporto suggerisce poi di introdurre un nuovo strumento per sostenere gli istituti di ricerca eccellenti, l’ERC per gli istituti (ERC-I), che dovrebbe promuovere l’eccellenza e la ricerca, facendo leva sulle alleanze universitarie europee.
Per attrarre ricercatori di spicco a livello mondiale il rapporto propone di creare la posizione di “Cattedra UE”, un professore di alto livello formalmente assunto come funzionario europeo. Si dovrebbe poi promuovere la mobilità dei ricercatori estendendo il programma Erasmus+ ai ricercatori e sviluppare un quadro europeo per facilitare la raccolta di fondi del settore privato per le università pubbliche, sul modello delle università americane.
Investire in infrastrutture tecnologiche e di ricerca leader a livello mondiale
Il Rapporto Draghi sottolinea l’importanza di aumentare gli investimenti congiunti in infrastrutture tecnologiche e di ricerca leader a livello mondiale, come il CERN, per mantenere la posizione di rilievo dell’Europa nella ricerca fondamentale e generare ricadute commerciali positive nei prossimi anni.
Per raggiungere le dimensioni di scala appropriate, bisogna mettere in comune risorse provenienti da fonti diverse – fondi UE, fondi nazionali e investimenti privati – e accelerare il processo di selezione per creare nuove infrastrutture all’avanguardia.
Più R&I e migliore coordinamento
Il rapporto propone la creazione di un’Unione della Ricerca e dell’Innovazione, con una strategia e una politica europea comune in materia di R&I.
Questo obiettivo potrebbe essere raggiunto attraverso un “Piano d’Azione Europeo per la Ricerca e l’Innovazione”, elaborato dagli Stati membri insieme alla Commissione e alle parti interessate del settore privato. Gli Stati membri, in coordinamento con il piano d’azione dell’UE, dovrebbero sviluppare i propri “Piani Nazionali per la Ricerca e l’Innovazione”, e l’UE dovrebbe riaffermare il proprio impegno ad aumentare la spesa per la R&S fino a raggiungere almeno il 3% del PIL entro un periodo di tempo definito.
Un Ecosistema normativo più favorevole e semplice per le imprese innovative
Per facilitare lo sfruttamento commerciale dei risultati della ricerca accademica, il rapporto propone di definire un piano per una condivisione equa delle royalties tra istituzioni e ricercatori e di promuovere l’emissione di azioni e stock option per finanziare i costi di utilizzo dei diritti di proprietà intellettuale delle università e degli RTO.
Tutti gli Stati membri dell’UE dovrebbero adottare il sistema del Brevetto Unitario per ridurre i costi delle domande di brevetto e offrire una protezione territoriale più ampia e uniforme della proprietà intellettuale.
Il rapporto suggerisce anche di introdurre un nuovo statuto giuridico a livello europeo per le start-up innovative, chiamato “Società Europea Innovativa”, che consentirebbe a queste imprese di accedere a una legislazione armonizzata in tutti gli Stati membri.
Per rafforzare e semplificare il sostegno alle start-up innovative, il rapporto propone di coordinare meglio gli strumenti di sostegno a livello UE e di creare una piattaforma a livello europeo.
Infine bisognerebbe rivedere le norme sugli appalti pubblici per favorire l’innovazione: oggi il potenziale degli appalti pubblici per promuovere l’innovazione è fortemente sottoutilizzato. La maggior parte degli appalti pubblici è caratterizzata da un’eccessiva attenzione alla minimizzazione dei rischi e al rispetto di requisiti prestabiliti piuttosto che a incoraggiare lo sviluppo di soluzioni innovative. Il Rapporto Draghi sottolinea che gli investimenti negli appalti per l’innovazione, che comprendono sia gli appalti per la ricerca e lo sviluppo sia gli appalti pubblici di soluzioni innovative, sono troppo bassi. Per colmare questo gap tutti gli Stati membri dovrebbero mettere in atto una politica nazionale ambiziosa in materia di appalti per l’innovazione, con obiettivi chiari, risorse dedicate, scadenze precise e un quadro di monitoraggio efficace.
La prosperità condivisa come motore dell’innovazione
Questa parte di proposte del Rapporto Draghi si conclude sottolineando l’importanza di garantire che il modello di innovazione dell’UE supporti la coesione sociale e geografica, promuovendo una riduzione coordinata della tassazione sul reddito da lavoro per i lavoratori a reddito medio-basso e affrontando le cattive pratiche che limitano la mobilità del lavoro tra le aziende.
L’esempio della Svezia dimostra che un modello sociale forte e un ambiente tecnologico florido non solo sono compatibili, ma si rafforzano a vicenda se combinati con programmi mirati alla creazione di posti di lavoro di alta qualità.
Il Rapporto Draghi
Qui di seguito potete leggere o scaricare la versione integrale della Parte B del Rapporto Draghi
The future of European competitiveness_ In-depth analysis and recommendations_reduced