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Intelligenza artificiale, Italia terza in Europa per adozione: il 26% dei lavoratori già adotta l’AI e il 46% prevede un boom nei prossimi anni

Secondo lo studio “EY Italy AI Barometer”, l’Italia è tra i primi tre Paesi in Europa per adozione dell’intelligenza artificiale, con il 24% dei lavoratori che già utilizza questa tecnologia. Tuttavia, il tema della formazione emerge come cruciale, con il 37% dei rispondenti che richiede maggiore supporto formativo dalle aziende. Nonostante le sfide, i benefici dell’AI sono evidenti, con oltre la metà dei manager che rileva risparmi sui costi e aumenti dei profitti.

Pubblicato il 02 Set 2024

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L’Italia è tra i primi tre Paesi in Europa per adozione di intelligenza artificiale: il 24% dei lavoratori già utilizza questa tecnologia che permette alle aziende di restare competitive in un mercato in continuo cambiamento. È quanto emerge dalla prima edizione dello studio “EY Italy AI Barometer” realizzato da EY.

Lo studio – che ha coinvolto oltre 4700 manager di 9 Paesi europei, di cui 528 professionisti di imprese italiane in diversi settori –, ha indagato su aspettative e sfide future nei prossimi 12 mesi in merito all’AI, nonché sull’utilizzo attuale che viene fatto di questa tecnologia nel business.

L’indagine ha rilevato che l’Italia è tra i Paesi europei più avanti nell’adozione, con quasi tre quarti dei rispondenti italiani (76%) che afferma di avere un’esperienza diretta con la nuova tecnologia. La maggior parte di loro utilizza l’AI prevalentemente nella vita privata (43%), o nel contesto lavorativo (12%), mentre il 20% la impiega in entrambi gli ambiti. Si evidenzia, quindi, un sostanziale ottimismo verso queste tecnologie.

“L’intelligenza artificiale si sta affermando come una delle principali priorità e l’Italia è tra i primi tre Paesi che l’hanno adottatata (77%), preceduta solo da Spagna (84%) e Svizzera (82%)”, spiega Giuseppe Santonato, AI Transformation Leader di EY Italia.

“Investire oggi nell’intelligenza artificiale permette alle aziende di posizionarsi come leader in un contesto di mercato in costante evoluzione e sempre più competitivo. Un’azienda su tre, infatti, si prepara a investire sulle sue potenzialità per il prossimo anno e i settori che prevediamo saranno al fronte di questo movimento includono i servizi finanziari, il settore immobiliare e il retail e consumer products”, aggiunge.

L’impatto dell’AI sul business

L’analisi evidenzia, quindi, come l’Italia sia avanti nell’implementazione dell’AI nei contesti lavorativi rispetto alla media europea (19%), con quasi un quarto dei rispondenti (24%) che afferma che l’AI sta già influenzando il loro lavoro e il 46% che prevede invece un incremento nei prossimi tre anni dell’impatto delle applicazioni AI nel business.

Inoltre, il 24% dei rispondenti ritiene che l’intelligenza artificiale possa sostituire parti delle mansioni su larga scala e il 76% si aspetta che questa porti a una riduzione del numero di dipendenti man mano che il suo utilizzo si consolida.

Le trasformazioni derivanti dalle nuove tecnologie che stanno pervadendo sempre più il business delle imprese non vengono viste in modo negativo dalla maggior parte dei rispondenti: il 52% di questi, infatti, ritiene che la propria azienda abbia sufficienti conoscenze per implementare l’AI nel modo corretto.

Guardando ai settori, questo trend si evidenzia in particolare nel settore energetico, dei servizi finanziari e nei media e telecomunicazioni. Al contrario, il 67% dei rispondenti appartenenti al settore pubblico pensa di non avere abbastanza conoscenze.

AI, applicazioni e vantaggi per le aziende italiane

Attualmente, secondo i rispondenti, in Italia l’intelligenza artificiale viene implementata all’interno delle aziende soprattutto per quanto riguarda le funzioni di marketing, cybersecurity e protezione dei dati e assistenza ai dipendenti.

Nonostante le numerose sfide, i benefici dell’adozione dell’AI sono già evidenti, soprattutto in termini di risparmi sui costi: in Italia, più della metà dei manager (58%) afferma che l’uso dell’AI ha permesso loro di risparmiare sui costi, aumentare i profitti o entrambi.

Il 16%, al contrario, non ha riscontrato risparmi. Queste tecnologie in Italia impattano maggiormente il 69% di coloro che hanno ruoli manageriali, a differenza di chi ha un ruolo non manageriale (49%).

Formazione, lavoratori insoddisfatti della strategia adottata dalle imprese

Il tema della formazione si conferma cruciale in questo campo. Lo studio evidenzia infatti come le imprese possano fare di più per sostenere i propri lavoratori nell’implementazione dell’AI, adottando un ruolo attivo nella formazione e nell’aggiornamento professionale delle proprie persone.

Il 37% dei rispondenti pensa che la propria azienda dovrebbe fornire maggiore formazione e il 32% ritiene di non avere abbastanza aiuto in questo senso.

Solo il 16% dei rispondenti si ritiene soddisfatto della formazione che riceve sul posto di lavoro. Inoltre, il 55% dei rispondenti si dedica all’autoformazione, sia privatamente (22%) che professionalmente (20%), entrambi il 13%, prediligendo per la maggior parte formazione dal vivo e workshop e corsi online.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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