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Prosegue il trend negativo della meccanica italiana: produzione ed export in calo nel primo trimestre 2024

Nel primo trimestre 2024 la meccanica italiana ha registrato un calo della produzione del 2,1% sul trimestre precedente e del 4,1% rispetto all’anno precedente. Male anche l’export. A pesare sia problemi strutturali sia le tensioni geopolitiche.

Pubblicato il 04 Giu 2024

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Nei primi mesi del 2024 si è assistito a un peggioramento dell’attività produttiva della meccanica italiana, che ha registrato un calo congiunturale del 2,1% e una flessione del 4,1% rispetto al primo trimestre del 2023: è quanto riporta la 170° analisi congiunturale di Federmeccanica sull’andamento della meccanica nel nostro Paese.

Un indagine che quindi evidenzia il proseguimento, e peggioramento, del trend negativo registrato nell’ultimo trimestre del 2023, che si conferma anche nell’analisi della produzione industriale, scesa dell’1,3% su base congiunturale e del 4% su base tendenziale.

Sull’attività delle imprese incidono non solo gli annosi problemi mai risolti come la bassa produttività, ma si sono aggiunti ulteriori fattori di forte criticità come i conflitti in corso con tensioni geopolitiche crescenti, che determinano ripercussioni negative sulle catene di approvvigionamento. Anche i costi del credito ancora elevati rendono ancora più difficile e complessa l’attività delle imprese.

Si registrano flessioni in tutti i comparti della meccanica

In questi primi tre mesi del 2024, a condizionare l’attività produttiva metalmeccanica è stato, in particolar modo, il calo congiunturale della produzione di autoveicoli e rimorchi (-7,3%).

Tuttavia, contrazioni, seppure più contenute, sono state registrate anche negli altri comparti del settore, con la sola eccezione di quello degli altri mezzi di trasporto, che è l’unico ad aver aumentato i volumi rispetto al trimestre precedente (+2,4%).

Le dinamiche produttive, infatti, sono state disomogenee nei diversi comparti, sia anche perché il settore metalmeccanico/meccatronico è un settore fortemente eterogeneo, sia per l’inclusione di una vasta gamma di attività produttive molto differenziate tra loro, che per la difformità delle dimensioni che caratterizzano le imprese metalmeccaniche.

L’andamento della meccanica nei Paesi UE

Anche nell’Unione Europea l’attività metalmeccanica ha registrato un ulteriore peggioramento in questo primo trimestre rispetto al precedente, ma le dinamiche produttive, seppure in ribasso nei principali paesi membri, risultano differenziate. In Francia il calo congiunturale è stato del 2,9% e in Germania del 2,0%, mentre in Spagna la variazione è stata positiva (+0,7%).

Crollano le esportazioni verso la Germania

In questo inizio 2024 sono ancora molti i fattori di incertezza che condizionano gli scambi mondiali di merci, determinando effetti negativi sulle dinamiche dell’export del nostro Paese.

Nel trimestre gennaio-marzo 2024, infatti, le esportazioni metalmeccaniche, dopo la flessione tendenziale dell’1,1% segnata nell’ultima parte del 2023, hanno registrato un ulteriore calo del 2,0%, confermando il significativo rallentamento, già evidenziato nel corso dello scorso anno, della dinamica trimestrale dei flussi destinati ai mercati esteri.

Analoga situazione si riscontra per le importazioni che, dopo la contrazione dell’1,4% di fine 2023, in questi primi tre mesi sono crollate del 6,6% rispetto all’anno precedente.

Con riferimento alle aree di destinazione, in questa prima parte dell’anno, la debolezza della domanda mondiale si ripercuote in particolar modo sui principali mercati europei: nel primo trimestre 2024, i flussi di prodotti metalmeccanici diretti verso l’Unione Europea sono infatti diminuiti, in termini tendenziali, del 6,1%, a fronte dell’incremento registrato per quelli diretti verso i mercati esterni all’area (+3,1%).

Il calo, pur avendo interessato tutti i nostri principali partner commerciali, è stato determinato in particolar modo dal crollo registrato sul mercato tedesco (-12,1% rispetto all’analogo periodo del 2023).

“Due indicatori chiave, tra gli altri, evidenziano a livello congiunturale e tendenziale non solo risultati estremamente negativi, ma anche trend in costante e preoccupante peggioramento: la produzione industriale che scende e l’export che continua la sua caduta”, commenta Diego Andreis, Vicepresidente di Federmeccanica.

“Le ragioni sono molteplici, dai limiti strutturali e di competitività della nostra industria, ai fattori esogeni come la progressiva frammentazione dei mercati, la debolezza dell’economia europea e, in particolare, della Germania e della Francia, principali paesi di sbocco dei nostri prodotti. Viene così a mancare anche il tradizionale punto di forza della metalmeccanica/meccatronica: l’export”, aggiunge.

Peggiora il sentiment delle imprese della meccanica

Come di consueto l’indagine di Federmeccanica restituisce anche la fotografia delle aspettative delle imprese sull’andamento della produzione e degli ordini nei prossimi mesi. I risultati di questa indagine trimestrale mostrano molte ombre e poche, flebili, luci.

Il 33% delle imprese intervistate dichiara un portafoglio ordini in peggioramento, una quota in salita rispetto al 30% della scorsa rilevazione, con saldi negativi sulle consistenze in essere che trovano riscontro soprattutto nelle imprese con oltre 500 dipendenti.

Prevalgono le previsioni di stazionarietà nei livelli di produzione (51%), mentre il 21% prospetta una contrazione a fronte del 28% che pronostica incrementi.

La gran parte delle aziende (69%) pensa di mantenere inalterati i livelli occupazionali nei prossimi sei mesi; il 20% presume di doverli aumentare, mentre l’11% prevede una riduzione.

La quota di imprese che valuta cattiva o pessima la situazione della liquidità aziendale aumenta dal 5% della scorsa indagine all’attuale 6%.

Oltre la metà delle imprese rispondenti (54%) non prevede nuove attività di investimento nei prossimi 6-12 mesi rispetto al passato, con il 12% che pensa addirittura di ridurle, mentre solo il 34% dichiara di volerle aumentare.

“Se non si mettono in campo azioni concrete di lungo respiro e mirate, corriamo tutti un grande rischio. Vanno affrontati e risolti vecchi problemi che ci portiamo dietro da tanto, troppo tempo, a partire dalla produttività, e si deve affrontare la transizione ecologica e tecnologica sostenendo fortemente gli investimenti con politiche industriali incisive“, commenta Andreis.

“Il tutto con un forte lavoro di sistema sulle competenze. Abbiamo davanti un bivio: da una parte il declino del motore economico del paese, dall’altra la strada per la crescita, che è sempre più stretta. È necessaria una consapevolezza collettiva che porti a essere coesi e coraggiosi nel fare le scelte necessarie”, conclude.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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