I paradigmi dell’economia circolare sono ben chiari e condivisi a livello sia manageriale che imprenditoriale e scientifico. La loro integrazione in processi produttivi praticabili e sostenibili sfocia in attività articolate che riguardano l’intera filiera produttiva.
Il principio EPR o Extended Producer Responsibility, con la sua idea di ripartire i costi sulla gran parte dei soggetti coinvolti nella filiera produttiva e distributiva del prodotto, ha registrato in questo senso una certa efficacia nel promuovere una gestione più sostenibile dei rifiuti e nel diffondere l’eco-design tra progettisti e produttori di beni, spinti a ridurre e prevenire la generazione dei rifiuti a fine vita sin dalla progettazione iniziale.
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La sostenibilità come il soddisfacimento di aspettative
L’esperienza di Circularity, start up innovativa e società benefit dedicata all’economia circolare, ha evidenziato come il perseguimento della sostenibilità sia ormai percepito dalle aziende come una necessità, richiesta non solo dai consumatori e dal mercato ma anche dalla normativa europea in tema di rendicontazione.
In questo quadro si rileva, però, che una transizione ecologica effettiva, che implica anche il ricorso a fornitori attenti alle proprie performance di sostenibilità, dipende molto spesso dalla buona volontà e dalla maturità delle imprese, dato che la trasparenza sulle reali performance ambientali degli impianti e dei processi è tutt’altro che scontata. Probabilmente, solo una spinta legislativa potrà imprimere un vero cambio di marcia alla diffusione dell’economia circolare. Alcuni provvedimenti per incentivare la circolarità nelle imprese potrebbero riguardare politiche industriali e fiscali che incentivino l’utilizzo di materiali riciclati, la riparazione dei prodotti a fine vita o un maggiore riciclo degli scarti industriali generati dalla produzione.
Comunicare i traguardi ESG fa bene
Qual è il livello di consapevolezza delle aziende sulle tematiche ESG? E che importanza hanno questi temi anche dal punto di vista finanziario e della relazione con investitori e stakeholder?
Ne abbiamo parlato con Camilla Colucci, CEO & Co-founder di Circularity, che conferma: “La rendicontazione di sostenibilità è un elemento cruciale nella strategia ESG aziendale, poiché permette una visione chiara di azioni e performance in termini di circolarità e sostenibilità che l’azienda ha intrapreso negli anni. La vera svolta è iniziare a vedere questo strumento non solo come un onere ma come un mezzo prezioso per valorizzare – e comunicare – il proprio impegno verso le tematiche ESG. L’adeguamento alla nuova CSRD e la raccolta di tutti i dati necessari alla rendicontazione può essere un passaggio complesso da attuare, specie se l’impresa è di piccole dimensioni: in questo caso può rivelarsi molto utile una consulenza ad hoc”.
Processi nuovi per implementare l’economia circolare
Appare chiaro che l’economia circolare implica un ripensamento progettuale, operativo e culturale dei processi produttivi, dai criteri di progettazione a un’interazione più profonda con i fornitori, coinvolgendoli in progetti di ampio respiro. Questo si riflette sui processi, che richiedono un’implementazione diversa ma che sicuramente va verso la digitalizzazione e la modernizzazione, per esempio secondo i dettami di Industria 4.0.
Come spiega la CEO di Circularity, “l’innovazione applicata al Sustainability Management è la chiave di volta per integrare i principi di economia circolare nel modello di business delle imprese: ciò vede coinvolti progetti di ricerca e sviluppo, progetti pilota per il riciclo di prodotti a fine vita, nuove fonti di approvvigionamento di materiali riciclati, oltre che l’analisi della gestione corrente della materia per implementare processi più efficienti. Queste iniziative si propongono di risolvere alcune criticità, ad esempio colmando i gap di comparti come il tessile o l’edilizia in cui oggi mancano ancora tecnologie deputate al riciclo di materiali specifici. Siamo quindi molto attenti ai fondi PNRR destinati alla transizione ecologica e, al contempo, agli sforzi del settore privato per l’innovazione tecnologica di settore”.
Algoritmi avanzati per l’economia circolare
Sappiamo che Circularity nasce proprio per facilitare il passaggio della produzione industriale verso l’economia circolare e ha l’obiettivo di mettere in relazione fra di loro le imprese interessate a questo approccio. Questo avviene tramite una piattaforma di matching proprietaria, la Circularity Platform, che fonda la propria azione sulle potenzialità della digitalizzazione del dato.
“Il vantaggio per le imprese che utilizzano la piattaforma è quello di poter tracciare il fine vita del rifiuto e misurare l’impatto in termini di CO2 della propria gestione ambientale. Tramite modelli di calcolo avanzati, che classificano gli operatori in base a parametri ambientali, e l’uso di sistemi di geolocalizzazione che consentono la tracciabilità dell’intera filiera di rifiuti, sottoprodotti e End of Waste, facilitiamo la simbiosi industriale tra le imprese, per cui finora non esisteva un sistema dedicato”, spiega Colucci. “L’idea alla base di Circularity è stata quella di studiare uno strumento allineato con la normativa ambientale che, grazie alle possibilità offerte dall’evoluzione dell’IT, potesse fornire valore aggiunto alle imprese nella valutazione del partner più efficiente per gestire i propri rifiuti e tracciare i propri scarti. Oggi la Circularity Platform si pone come unico strumento pensato per le aziende di digitalizzare le attività di misurazione delle proprie performance di sostenibilità, di economia circolare e di impatto ambientale tramite diversi strumenti integrati.”
Qui di seguito trovate il video integrale dell’intervista con Camilla Colucci: