Innovazione e sicurezza

Emissioni di gas sull’isola di Vulcano: ecco il “naso” elettronico che vigila sulla sicurezza delle persone

La start-up befreest ha implementato il suo sistema nose4.0 in 40 case sull’isola di Vulcano per monitorare le emissioni di gas pericolosi. Le informazioni rilevate vengono conservate nel cloud per future analisi e permettono di informare tempestivamente la popolazione sull’eventuale rischio.

Pubblicato il 31 Gen 2024

vulcano

Monitorare le emissioni di CO2 (anidride carbonica) e H2S (acido solfidrico o idrogeno solforato), provenienti dal sottosuolo dell’area sottostante il cono vulcanico dell’isola di Vulcano: è questo l’obiettivo di Befreest, start-up innovativa che sviluppa sistemi intelligenti per migliorare la qualità dell’aria interna e minimizzare i rischi di esposizione ad agenti inquinanti negli ambienti chiusi.

Negli ultimi mesi, l’isola di Vulcano ha attirato l’attenzione dei media a causa delle pericolose emissioni di gas che hanno causato disagi, allarmi e restrizioni legislative. Per affrontare questi pericoli Befreest ha brevettato il sistema nose4.0, installato su 40 abitazioni per monitorare le emissioni di CO2 e H2S, che possono rappresentare un grave rischio per la salute delle persone che vivono o trascorrono le loro vacanze sull’isola.

Un sistema di monitoraggio e allerta

Grazie alla continua sorveglianza, i dispositivi, calibrati quando necessario, segnalano immediatamente qualsiasi situazione di pericolo attraverso una luce colorata e un allarme sonoro.

Contemporaneamente, il Cloud di Befreest invia email di avviso alle centrali operative della Protezione Civile, Regione Sicilia, Arpa Sicilia, INGV, Vigili del Fuoco, Enti locali e 118.

Tutte le informazioni raccolte sono conservate nel cloud di Befreest e nei server dell’Arpa Sicilia – ente responsabile del progetto – per future analisi.

L’implementazione del sistema nose4.0 sta permettendo di raccogliere dati fondamentali per la popolazione dell’isola di Vulcano e, grazie alla sua versatilità, viene utilizzato per informare tempestivamente gli abitanti dell’isola sui rischi associati alle emissioni nocive provenienti dal sottosuolo vulcanico.

La realizzazione di questa soluzione è stata possibile grazie allo sviluppo della scheda LTE di Befreest, che consente una comunicazione autonoma con il cloud attraverso l’utilizzo esclusivo delle reti dati cellulari 4G.

“Il lavoro è stato estremamente complesso e molto sfidante. Si è trattato di applicare il nostro ecosistema nose4.0 ad una situazione di potenziale emergenza. Siamo arrivati a questa sfida estremamente preparati in quanto il nostro ecosistema nasce per dare risposte tempestive al problema dell’inquinamento indoor attraverso un controllo in real time dei sistemi di ventilazione meccanizzati gestiti attraverso l’elaborazione dei dati provenienti dai nostri sensori”, spiega Fabio Cerino, CEO e founder di Befreest.

“Poter essere di supporto alla protezione in larga scala della popolazione è sempre stata la nostra missione e questo progetto ci ha permesso di metter in pratica, in un ambito di estrema vulnerabilità, l’idea per cui siamo nati”, aggiunge.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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