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Cop28, raggiunto l’accordo per la transizione dai combustibili fossili entro il 2050

Il documento conclusivo della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici svolta a Dubai cita per la prima volta i combustibili fossili e impegna i Paesi ad “allontanarsi” da essi entro il 2050. Si tratta di un accordo storico per la conferenza, che mai era riuscita a superare l’opposizione dei Paesi produttori di queste fonti di energia altamente inquinanti. Il documento, inoltre, fa riferimento a diverse misure per accelerare la transizione, come gli investimenti in rinnovabili e disposizioni per la finanza sostenibile.

Pubblicato il 13 Dic 2023

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Si chiude con un “accordo storico” la Cop28, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici: per la prima volta, infatti, nel testo conclusivo della conferenza i Paesi firmatari mettono nero su bianco l’impegno ad “allontanarsi” dai combustibili fossili entro il 2050.

L’accordo, fortemente voluto dal sultano degli Emirati Arabi Uniti e presidente della Cop Ahmed Al-Jaber – che prima dell’inizio della conferenza aveva annunciato la sua volontà di “citare” i combustibili fossili nel testo finale – e da diversi Paesi, tra cui l’UE, sembrava a rischio dopo che la prima bozza conclusiva della conferenza, rilasciata lunedì, non aveva trovato il consenso di tutti i Paesi nell’utilizzo del termine “phasing-out”, che significa “eliminazione graduale”.

Cop28, perché si parla di “accordo storico”

Nel testo finale, anche conosciuto come Global Stocktake, si è raggiunto un compromesso sostituendo il termine “eliminazione graduale” con “allontanamento/transizione graduale”. Inoltre nel testo per la prima volta vengono menzionati i combustibili fossili.

Infatti, nonostante gli scienziati sono concordi che i combustibili fossi sono di gran lunga i principali responsabili delle emissioni di gas serra nell’atmosfera – e quindi dei cambiamenti climatici – e nonostante gli appelli lanciati sulla base di evidenze scientifiche che un innalzamento oltre gli 1,5°C (molto probabile senza un cambio di passo significativo) minerebbe la sopravvivenza dell’essere umano, petrolio, gas e carbone producono ancora circa l’80% dell’energia mondiale.

La conferenza sul clima delle Nazioni Unite non ha mai nemmeno citato i combustibili fossili all’interno del suo documento conclusivo, in cui vengono descritti i risultati dei negoziati e gli impegni presi dai Paesi partecipanti. Questo ha sicuramente ostacolato i progressi internazionali sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici: gli accordi presi ai vertici delle Nazioni Unite sul clima, infatti, devono essere approvati per consenso. Spetta poi ai singoli Paesi tenere fede all’accordo, attraverso politiche e investimenti nazionali.

La bozza di un potenziale accordo sul clima al vertice Cop28 di lunedì suggeriva una serie di misure che i Paesi potrebbero adottare per ridurre le emissioni di gas serra, ma ometteva la “eliminazione graduale” dei combustibili fossili. Per questo, era stata giudicata troppo debole da molti partecipanti, come Australia, Canada, Cile, Norvegia, Unione Europea e Stati Uniti, che fanno parte del gruppo di 100 membri che chiedevano un impegno deciso per liberare il mondo dal carbone, dal petrolio e dal gas.

Tuttavia, lo stesso Al-Jaber aveva dichiarato che la bozza aveva l’intento di stimolare i negoziati tra i rappresentanti di quasi 200 Paesi che si sono riuniti a Dubai per la conferenza. Per raggiungere l’obiettivo “storico” che si era prefissato Al-Jaber, infatti, occorreva superare le resistenze dei Paesi principali produttori di combustibili fossili, così come le rimostranze di alcuni Paesi in via di sviluppo: da un lato, infatti, alcune nazioni africane affermano da tempo che qualsiasi accordo deve richiedere ai Paesi ricchi, che da tempo producono e utilizzano combustibili fossili, di smettere per primi.

Dall’altro, i rappresentanti delle piccole nazioni insulari (come le Isole Samoa e le Isole Marshall) avevano dichiarato che non avrebbero approvato un accordo che rappresenta una “condanna a morte” per i Paesi vulnerabili più colpiti dall’innalzamento del livello del mare.

Secondo l’agenzia Reuters, fonti vicine a Al-Jaber hanno confermato che il presidente era sotto una forte pressione da parte dell’Arabia Saudita, leader de facto del gruppo di produttori di petrolio OPEC a cui appartengono gli Emirati Arabi Uniti, per abbandonare qualsiasi riferimento ai combustibili fossili.

In una lettera del 6 dicembre, visionata da Reuters, il segretario generale dell’OPEC Haitham Al Ghais ha esortato i membri a rifiutare qualsiasi accordo della Cop28 che abbia come obiettivo i combustibili fossili.

Negoziatori e osservatori dei colloqui della Cop28 hanno riferito a Reuters che, mentre l’Arabia Saudita è stata la più forte oppositrice del linguaggio anti-combustibili nel testo, anche altri membri dell’OPEC e dell’OPEC+, tra cui l’Iran, l’Iraq e la Russia, si sono opposti a un accordo di eliminazione graduale dei combustibili fossili.

Cosa prevede il testo finale della Cop28

Il testo finale permette di mantenere viva la possibilità di rispettare l’impegno dell’Accordo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali.

Con un’attenzione particolare al settore energetico, le parti hanno concordato di accelerare la transizione dai combustibili fossili in questo decennio, di intervenire per ridurre le emissioni del 43% entro il 2030 e di intraprendere così il percorso verso il raggiungimento di emissioni nette zero entro il 2050.

Il testo conclusivo rappresenta il primo “Global Stocktake”, il bilancio degli impegni e che comprende le azioni per ridurre le emissioni di gas serra.

Nel documento, tutte le parti si sono impegnate a triplicare la capacità globale di energia rinnovabile e a raddoppiare il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030.

Il testo contiene anche un accordo per ridurre le emissioni di metano e altre emissioni non CO2 in questo decennio e per eliminare il prima possibile i sussidi inefficienti ai combustibili fossili che non affrontano la povertà energetica o la giusta transizione.

Il Global Stocktake riconosce che il mondo non è attualmente sulla buona strada per ridurre le emissioni al livello necessario per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi Celsius. Di conseguenza, le parti hanno concordato un percorso per rimettersi in carreggiata, anche attraverso un processo di allineamento degli obiettivi e delle misure nazionali all’Accordo di Parigi.

Le parti dovranno presentare i loro contributi nazionali determinati (NDC) – piani nazionali non vincolanti che evidenziano le azioni per il cambiamento climatico per raggiungere gli obiettivi globali stabiliti nell’Accordo di Parigi – per il 2035 entro la COP30, tra due anni, e questi dovranno essere allineati con la migliore scienza disponibile e con i risultati del Global Stocktake.

Il Global Stocktake indica anche i mezzi per attuare la necessaria transizione. I firmatari hanno infatti concordato i passi finali per la definizione del nuovo obiettivo collettivo quantificato sui finanziamenti per il clima alla conferenza del prossimo anno. Il quadro dell’Obiettivo Globale sull’Adattamento è un passo importante, accompagnato da decisioni rivoluzionarie sul finanziamento dell’adattamento, con il riconoscimento che le misure di finanziamento per “l’adattamento” (la transizione dai combustibili fossili) dovrà essere aumentato in modo significativo e ben oltre il raddoppio previsto per il 2025.

Esprimendo la sua soddisfazione per il risultato raggiunto, il sultano Al Jaber ha ricordato che sarà importante mettere in campo le azioni concrete a tenere fede agli impegni promossi nel testo.

“Le future generazioni vi ringrazieranno, non conosceranno ciascuno di voi ma saranno grati per la vostra decisione”, ha dichiarato il presidente della Cop28 nel discorso in plenaria dopo l’approvazione del Global Stocktake.

“Il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato, e quindi è giusto che sia anche l’anno più ambizioso mai registrato per l’azione sul clima. Alcune zone dell’Europa meridionale hanno sfiorato i 30 gradi Celsius anche questa settimana, a metà dicembre, e non siamo i soli a dover affrontare un clima così estremo. L’adattamento al clima sta diventando sempre più importante. Siamo pronti a fare di più e sappiamo che si deve fare di più. “, ha commentato la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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