Catene di approvvigionamento, logistica, instabilità geopolitica, costo delle materie prime, dinamiche demografiche ed economiche, il protagonismo crescente del far East: sono questi i temi su cui si sono confrontati i vertici dell’industria delle due ruote riuniti a EICMA, l’Esposizione internazionale delle due ruote, che celebra nei padiglioni di Fiera Milano a Rho la sua Edizione numero 80 fino a domenica 12 novembre.
Nel corso del convegno “Globalizzazione e nuovi paradigmi produttivi: come l’industria delle due ruote interpreta la complessità delle sfide in atto”, Gianluca Di Loreto, partner della società di consulenza strategica Bain & Company Italia ha illustrato le sfide che il settore si trova ad affrontare, come lo spostamento degli equilibri demografici ed economici a favore dell’Asia, ma anche i cambiamenti relativi al prezzo delle materie prime necessarie all’industria.
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L’industria delle due ruote corre, trainata dalla domanda
In Italia il mercato dei motocicli è in forte crescita. Basti pensare che, secondo i dati Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori), nel periodo gennaio-ottobre le vendite hanno superato del 17% quelle dello stesso periodo dell’anno precedente.
E al salone di quest’anno, dopo un periodo di relativa stasi sul piano delle innovazioni, tutte le principali Case produttrici hanno risposto con tante innovazioni di prodotto.
Un segno tangibile, dunque, che l’innovazione è un’arma fondamentale per reagire alle tante sfide che stanno emergendo in tempi incerti come questi.
E le sfide per chi opera in questo mercato sono numerose, a partire dallo spostamento dell’asse mondiale, in chiave demografica ed economica, e quindi di domanda e offerta, verso Est.
Lo spostamento degli equilibri verso l’Asia
Secondo le previsioni, infatti, l’aumento demografico dell’Asia sarà entro il 2040 sette volte superiore a quello dell’Europa.
Ancora più significativo è lo spostamento dell’equilibrio dal punto di vista del Pil: se quello asiatico, secondo le previsioni, è destinato ad aumentare del 43% entro il 2028, nello stesso periodo il Pil europeo dovrebbe registrare una diminuzione del 12%.
Il primato asiatico riguarda anche la tecnologia, con il 68% dei brevetti sul 5G che provengono da questa regione, percentuale che cresce all’82% per quanto riguarda le batteria allo stato solido.
In quest’ultimo campo, in particolare, la Cina detiene il primato assoluto, con il 62% dei brevetti. Seguono Giappone (82%) e Corea del Sud (8%).
L’Asia controlla la metà del mercato dei semiconduttori, dell’acciaio e dell’alluminio
La situazione non migliora per quanto riguarda i semiconduttori: l’Asia controlla infatti il 50% del mercato, mentre l’Europa solo il 10%.
Nella produzione di wafer il divario si accentua, con il 73% del mercato controllato dall’Asia, contro il 9% dell’Europa. Infine, per quanto riguarda l’assemblaggio, l’Asia controlla due terzi del mercato mondiale (72%).
Situazione non più confortante per quanto concerne alluminio e acciaio, dove si registra il monopolio cinese. In particolare, nel 2021 la Cina ha prodotto il 53% dell’acciaio mondiale, a fronte del 15% prodotto dall’Europa.
Nel 2022 il 59% dell’alluminio è stato prodotto in Cina, mentre per quanto riguarda la produzione di fibra di carbonio il 43% avviene in Asia (15%in Cina) a fronte di una produzione europea del 25% (dati del 2021).
L’Asia si afferma come grande inquinatore
Le conseguenze non si riflettono unicamente sulla resilienza e la competitività dell’industria europea, ma anche sul clima.
L’Asia, infatti, sta sempre più emergendo come “grande inquinatore mondiale”. Mentre dal 1990 l’Europa ha progressivamente ridotto le sue emissioni di CO2 equivalenti (dal 19% al 10%), quelle Asiatiche hanno continuato a crescere, passando dal 20% al 53%.
Al 2021, dunque, l’Asia produceva cinque volte più emissioni di CO2 rispetto all’Europa.
La pandemia ha spinto i produttori europei a ridisegnare le catene di approvvigionamento
Dall’intervento di Di Loreto di Bain & Company è arrivata inoltre la conferma di quanto nella produzione delle due ruote sia in atto anche un riequilibrio del prezzo delle materie prime, nella fattispecie acciaio, gomma, plastica e gas naturale, i cui valori erano schizzati alle stelle durante il periodo pandemico.
Questo ha portato, ad esempio, i produttori europei di biciclette a rivedere parzialmente le catene di approvvigionamento spostando il baricentro della produzione nel Vecchio Continente. Per quanto riguarda, invece, la transizione verso la mobilità elettrica, si evidenzia come stia avvenendo più velocemente in Asia, mentre, in Europa, si riscontra un incremento dell’utilizzo di e-bike.
Come può difendersi l’industria europea?
L’Europa prova quindi a difendere le proprie nicchie di mercato basate sulle produzioni di qualità, ma la concorrenza asiatica è sempre più aggressiva e qualificata. Come reagire?
Dal convegno a cui hanno partecipato rappresentanti di importanti Case produttrici (Ducati, Honda, Fantic, Brembo e altri) sono emersi alcuni spunti, che riguardano:
- la necessità di individuare una serie di driver che potrebbero orientare le scelte strategiche e accrescere la competitività delle aziende europee: investire nella ricerca e sviluppo, non solo sul prodotto, ma sull’intero ciclo di vita dello stesso, per innovare più velocemente e ridurre il time-to-market
- puntare sulla crescita dimensionale
- investire sulla sostenibilità, che sempre più spesso diventa un fattore discriminante nelle scelte degli investitori e, soprattutto, può divenire un forte elemento di attrazione per i talenti
- riportare il primato tecnologico in Europa, puntando sull’innovazione per ritrovare una forte competitività da contrapporre alla crescente avanzata delle aziende asiatiche
- considerare l’avanza asiatica come un elemento da non contrastare con protezionismo e dazi, ma puntando sulla necessità di creare un contesto competitivo con regole uguali per tutti