Il Decennio Digitale UE

Digitalizzazione e competenze, Europa (e Italia) in ritardo: la Commissione sprona gli Stati ad intensificare gli sforzi

I primi dati raccolti dalla Commissione Europea in occasione del primo rapporto sul Decennio Digitale dell’UE non sono positivi: pochi i progressi degli Stati sul fronte della Digitalizzazione e molti gli obiettivi a rischio. Per quanto riguarda l’Italia, c’è da recuperare l’enorme ritardo sul fronte delle competenze e intensificare gli sforzi in ambito di infrastrutture e servizi digitali. Occorre inoltre incrementare gli sforzi sulle tecnologie avanzate.

Pubblicato il 29 Set 2023

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Competenze digitali, infrastrutture di connettività e digitalizzazione dei servizi: sono questi gli ambiti in cui i progressi del nostro Paese sono giudicati insufficienti dall’UE e su cui il nostro Paese è invitato a accelerare gli sforzi. L’invito arriva nell’ambito del primo rapporto sullo stato del Decennio Digitale, la prima relazione sui progressi degli Stati membri rispetto agli obiettivi di digitalizzazioni dell’UE.

La strategia, ricordiamo, include target ambizioni da raggiungere entro il 2030 in materia di competenze digitali, infrastrutture, business e servizi governativi. Il rapporto, il primo dall’approvazione della strategia nell’estate del 2022, fornisce un quadro dei progressi complessivi fatti dall’UE, con approfondimenti per ogni singolo Stato membro.

Il rapporto è uno degli strumenti con cui la Commissione monitorerà i progressi all’interno dell’UE, insieme al più conosciuto Indice Desi, l’indice con cui la Commissione misura la digitalizzazione dell’economie e delle società dei Paesi membri.

Decennio digitale, a che punto è l’UE

Dalla relazione emerge che diversi target sono destinati a non essere raggiunti, a meno di una sostanziale accelerazione degli sforzi da parte degli Stati membri. Proprio per questo, i rapporti sui progressi nei singoli Stati membri sono accompagnati da raccomandazioni su come indirizzare gli sforzi.

Di seguito analizziamo i risultati principali evidenziati nel rapporto in alcuni ambiti di intervento e target della strategia per il decennio digitale: infrastruttura digitale; semiconduttori; digitalizzazione delle imprese; digitalizzazione dei servizi pubblici; competenze digitali; valori e principi della società digitale; sostenibilità della transizione digitale; partnership internazionali.

Infrastrutture digitali

Secondo l’attuale obiettivo del 2030, la copertura gigabit dovrebbe essere disponibile per tutti e le reti 5G performanti in tutte le aree popolate.

Attualmente, le reti in fibra, fondamentali per fornire connettività gigabit, raggiungono solo il 56% delle abitazioni, mentre la copertura 5G si attesta all’81% della popolazione, scendendo al 51% nelle aree rurali.

Tuttavia, la diffusione delle reti 5G stand-alone è in ritardo e il 5G non è ancora all’altezza delle aspettative degli utenti finali e delle esigenze del settore. Il 55% delle famiglie rurali non è ancora servito da alcuna rete avanzata e il 9% non è ancora coperto da alcuna rete fissa.

In base ai risultati della relazione, la Commissione stima che serviranno fino a 200 miliardi di investimenti (in aggiunta a quelli già programmati) per raggiungere una copertura gigabit completa in tutta l’UE e una copertura 5G in tutte le aree popolate.

Semiconduttori

Sul fronte dei semiconduttori l’obiettivo europeo è quello di raddoppiare la quota UE nel valore della produzione globale di semiconduttori all’avanguardia, passando dall’attuale 10% al 20% della quota di mercato globale in valore.

Veri e propri progressi non possono ancora essere mappati dal momento che la legge che ha come obiettivo lo sviluppo dell’ecosistema europeo di semiconduttori, il “Chips Act” è entrata in vigore solamente pochi giorni fa,  il 21 settembre.

Digitalizzazione delle imprese

In ambito di digitalizzazione dei business, la strategia per il decennio digitale fissa i seguenti obiettivi a livello europeo:

  • almeno il 75% delle imprese dell’UE dovrebbe adottare nelle proprie attività servizi di cloud computing, big data e/o intelligenza artificiale (AI)
  • oltre il 90% delle piccole e medie imprese (PMI) dovrebbe raggiungere almeno un livello base di intensità digitale (misurando l’uso di diverse tecnologie digitali a livello aziendale)
  • raddoppiare il numero di unicorni (aziende con una valutazione superiore a 1 miliardo di euro)

Senza ulteriori investimenti e incentivi, la traiettoria di base prevista indica che entro il 2030 solo il 66% delle imprese utilizzerà il cloud, il 34% i big data e il 20% l’AI.

Inoltre, in base agli ultimi dati disponibili, solo il 69% delle PMI dell’UE raggiunge un livello base di intensità digitale, con progressi disomogenei e insufficienti tra gli Stati membri.

Proprio per questo le raccomandazioni della Commissione si incentrano prima di tutto sulla diffusione della consapevolezza tra le piccole e medie imprese europee dei vantaggi e delle opportunità offerte dalla digitalizzazione, sostenendo e promuovendo gli European Digital Innovation Hubs (Edihs).

Nell’ultimo decennio il numero di unicorni con sede nell’UE è aumentato in modo significativo e se il trend continuasse il target sarebbe raggiunto prima del 2030. Nonostante questo, la relazione ricorda come il dato non deve essere motivo di “vanto”, sia alla luce della volatilità dei mercati che alla luce del gap con cui l’UE è partita rispetto ad altre economie mondiali: all’inizio del 2023 c’erano 249 unicorni con sede nell’UE, rispetto ai 1.444 negli Stati Uniti e ai 330 in Cina.

Digitalizzazione dei servizi pubblici

Per quanto riguarda l’accessibilità online dei servizi pubblici, l’obittivo per il 2023 è che siano estesi al 100% dei cittadini e che, qualora rilevante, sia estesa la possibilità a cittadini e imprese di interagire online con le pubbliche amministrazioni.

Inoltre, entro il 20230 anche l’accesso online alle proprie cartelle cliniche elettroniche e l’accesso all’identificazione elettronica sicura (eID) dovranno essere estesi a tutti i cittadini dell’Unione.

Su questo fronte si registra una situazione eterogenea tra gli Stati. Molti Stati membri sono ben posizionati per raggiungere la piena digitalizzazione dei servizi pubblici e delle cartelle cliniche, nonché la diffusione dell’eID per i loro cittadini.

Tuttavia, sono necessari investimenti significativi per migliorare la disponibilità e le prestazioni transfrontaliere dei servizi pubblici. Per quanto riguarda il Portafoglio europeo dell’identità digitale, la sua piena diffusione è in corso: si prevede che sarà completato entro il 2030 e integrato dall’Euro digitale, proposto nel giugno 2023.

Competenze digitali

Piuttosto lontano dal target anche il progresso a livello europeo sulle competenze digitali. Per il 2030 l’obiettivo è quello di raggiungere, almeno per quanto riguarda le competenze digitali di base (saper navigare su Internet, saper inviare un’email, etc.) almeno l’80% della popolazione di età compresa tra i 16 e i 74 anni.

Inoltre, sul fronte degli specialisti ICT il target è quello di raggiungere i 20 milioni entro il 2030. Tuttavia, il rapporto mostra che entro il 2030, alle condizioni attuali, solo il 59% della popolazione padroneggerà almeno le competenze digitali di base e il numero di specialisti ICT non supererà i 12 milioni.

La situazione italiana e le raccomandazioni della Commissione

Ed è necessariamente da questo ultimo punto che dobbiamo partire per quanto riguarda la situazione del nostro Paese. Non è di certo un mistero, infatti, che l’Italia sia piuttosto indietro sul fronte delle competenze digitali (come ha sottolineato anche l’ultimo rapporto Desi), con ben il 46% della popolazione a cui mancano le competenze necessarie di base.

E, se da un lato, le azioni previste dal PNRR su questo fronte sono positive, la Commissione ha giudicato ancora insufficiente il numero di imprese italiane che offrono corsi di formazione ai propri dipendenti.

Il numero di laureati in ICT in Italia, inoltre, rimane significativamente al di sotto delle ambizioni del Decennio Digitale dell’UE, che si riflette anche nell’incapacità di soddisfare la domanda di professionisti qualificati da parte delle imprese.

Le raccomandazioni della Commissione al nostro Paese sul fronte delle competenze digitali riguardano:

  • incrementare gli sforzi sul fronte dell’upskilling e il reskilling della forza lavoro
  • adottare soluzioni di demand forecasting che permettano di prevedere quali competenze saranno necessarie al Sistema Paese nel futuro e costruirle per tempo
  • rafforzare la cooperazione con le imprese e la società civile
  • sfruttare i fondi del PNRR per incrementare la capacità del sistema scolastico di formare specialisti ICT

Infrastrutture digitali, l’Italia è ancora indietro nonostante gli “sforzi straordinari” degli ultimi anni

Insufficienti anche i progressi fatti in ambito di infrastrutture digitale, nonostante la Commissione riconosca gli sforzi e i progressi messi a terra dall’Italia negli ultimi anni.

Per quanto riguarda l’obiettivo del Decennio digitale per la rete fissa ad altissima capacità (VHCN), l’Italia rimane ancora al di sotto della media UE (54% delle famiglie contro il 73% dell’UE), nonostante un salto di 10 punti percentuali tra il 2021 e il 2022.

L’Italia ha raggiunto la copertura 5G a livello nazionale nel 2021 e il 93% dello spettro armonizzato è stato assegnato a partire dal 2023. Inoltre, la copertura 5G è stata garantita all’80% delle famiglie nella banda di spettro 3,4-3,8 GHz.

Altri progressi registrati su questo fronte includono:

  • sostegno alla partecipazione all’importante progetto di interesse comune europeo (IPCEI) “Microelettronica e tecnologie della comunicazione”, con 10 partecipanti diretti attivi in un’ampia gamma di applicazioni
  • posizione di avanguardia nel settore dell’High-Performance Computing (HPC) e dell’informatica quantistica
  • progressi nell’offerta delle infrastrutture edge decentralizzate

Per accentuare ulteriormente i progressi, recuperando il (notevole) ritardo accumulato la Commissione consiglia di accelerare particolarmente gli sforzi in ambito di copertura Gigabit. “Sarà fondamentale per l’Italia massimizzare le risorse disponibili per migliorare la copertura della connettività fissa e consolidare i significativi risultati raggiunti nella connettività mobile, in particolare per le applicazioni avanzate”, si legge nel rapporto.

Giudizio favorevole per quanto riguarda le iniziative sul fronte dei semiconduttori, nodi edge e quantum computing.

Trasformazione digitale delle imprese, c’è da lavorare su tecnologie avanzate e opportunità per le startup

Situazione di luci e ombre per quanto riguarda la digitalizzazione delle imprese, con notevoli progressi affiancati da altrettanto notevoli lacune.

L’Italia, infatti, presenta una percentuale di PMI con almeno un livello di digitalizzazione di base in linea con la media europea (70% contro il 69% della media UE), con progressi particolarmente significativi nell’adozione delle fatture elettroniche e nel commercio elettronico.

La situazione è, tuttavia, meno soddisfacente in relazione all’aggiornamento delle tecnologie digitali avanzate: mentre, nel 2021, il cloud è stato utilizzato dal 52% delle imprese, ben al di sopra della media UE del 34%, il quadro è diverso per i big data e l’AI, dove, nel 2020, solo il 9% delle imprese ha utilizzato i big data e, nel 2021, il 6% l’AI.

L’Italia partecipa attivamente alla rete degli European Digital Innovation Hub (Edih) con 13 Edih, che sono stati selezionati per essere cofinanziati dal Programma Europa Digitale dell’UE e dal Governo italiano. Ad oggi, tuttavia, la possibilità per le start-up di crescere in Italia rimane limitata rispetto ad altri Stati membri.

Le raccomandazioni in questo ambito si muovono lungo due direttive:

  • intensificare gli sforzi per ciò che riguarda l’ecosistem innovativo e, in particolar modo intensificare le azioni per incentivare gli imprenditori attivi nel digitale a formare un ecosistema di startup e PMI, aumentando così le possibilità di scale-up
  • proseguire con gli sforzi già in atto per quanto riguarda lo sviluppo e la diffusione di tecnologie avanzate, in particolare l’intelligenza artificiale e i big data, compreso lo sviluppo di capacità e conoscenze

Servizi digitali, tanti progressi che non colmano i ritardi

L’Italia si colloca al di sotto della media UE per quanto riguarda la fornitura di servizi pubblici digitali ai cittadini (punteggio di 68 contro 77) e alle imprese (punteggio di 75 contro 84). Nonostante i ritardi accumulati negli ultimi anni, sono stati compiuti maggiori sforzi in relazione a:

  • la disponibilità, l’efficienza e la sicurezza dell’infrastruttura digitale
  • l’interoperabilità dei dati e delle informazioni tra le amministrazioni pubbliche
  • l’attuazione del principio “una tantum”
  • l’incremento dell’uso dell’identità digitale
  • il completamento del sistema di cartelle cliniche elettroniche.

In quest’aria, la Commissione raccomanda di accelerare nell’implementazione di misure già stabilite, che hanno già le caratteristiche necessarie per incentivare l’adozione da parte dei cittadini.

Il rapporto

Di seguito vi riportiamo, in formato pdf, il rapporto sull’Italia (disponibile solo in inglese).

Rapporto UE Decennio Digitale Italia

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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