Un patto per il Mech in Italy finalizzato all’aumento della produttività e un CCNL ESG per fornire ulteriori strumenti a livello aziendale per alzare l’asticella della sostenibilità e della competitività: sono queste le proposte che giungono dalla prima giornata dell’Assemblea Generale 2023 di Federmeccanica.
Un’assemblea che guarda alle strategie competitive e le sfide future di quello che può essere considerato il settore d’elezione del Made in Italy – la Meccanica e la Meccatronica Italiana – responsabile della produzione del 100% dei beni di investimento e il 50% dell’export italiano.
Un settore che ha dimostrato la sua resilienza anche davanti alle difficoltà degli ultimi anni ma, come più volte hanno ribadito i vertici di Federmeccanica, che ha bisogno di risposte urgenti e lungimiranti per poter affrontare le sfide presenti e future –come carenza di manodopera e sostenibilità –, ma anche per essere in grado di cogliere nuove opportunità di mercato.
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Il patto per la produttività “Mech In Italy”
“Ogni manovra deve essere funzionale ad una svolta per la produttività del nostro apparato industriale, invertendo una tendenza che da troppo tempo è stata penalizzante. Il problema della produttività va risolto con un’azione di Sistema che coinvolga inevitabilmente le imprese e l’assetto istituzionale”, commenta Federico Visentin, presidente di Federmeccanica.
“È giunto il momento di fare un passo deciso, con un Patto per la Produttività. Un passo da fare insieme, un Patto che veda impegnati tutti coloro che possono dare un contributo, dai corpi intermedi alle istituzioni, per realizzare cinque grandi progetti strategici di rilievo nazionale”, aggiunge.
Il patto proposto, Mech in Italy, poggia su cinque grandi progetti strategici volti a incrementare la produttività e la competitività del Sistema Paese. Vediamo, nel dettaglio, quali sono le proposte avanzate.
1) Generazione di manodopera e “mentedopera” qualificata
In occasione della presentazione della sua 167° indagine congiunturale, Federmeccanica aveva già annunciato che avrebbe presentato un piano di azione per far fronte alla carenza di manodopera nei settori della meccanica e della meccatronica. Un problema, quello dello skill mismatch, di certo non nuovo per il nostro Paese ma che ha continuato ad aggravarsi negli ultimi anni fino a coinvolgere il 70% delle imprese del settore.
Per risolvere il problema della carenza di manodopera e di competenze qualificate il Patto Mech in Italy di Federmeccanica propone una strategia basata su diverse linee di intervento che affrontano la natura eterogenea del problema.
Sul fronte della formazione, ad esempio, si propone di partire dall’orientamento, prevedere nelle scuole una certa quantità di ore di studio della metodologia laboratoriale. Questo consentirebbe l’utilizzo sistemico di un metodo nuovo, funzionale all’innovazione in ogni ambito.
Ma la carenza di manodopera è legata anche a fattori demografici (come il progressivo invecchiamento della popolazione a fronte di una seria riduzione del tasso di natalità). La gestione dei flussi immigratori diventa pertanto centrale e deve contemplare un pieno allineamento con le esigenze del mondo produttivo, sia in termini quantitativi che qualitativi. Anche in questo caso la formazione assume un ruolo cruciale, anche per favorire un’integrazioe più veloce.
Vi è poi la questione della partecipazione femminile, ancora troppo scarsa e ancora penalizzata da forti ineguaglianze (in termini di condizioni contrattuali, opportunità di carriera, salari e benefit offerti), come ha sottolineato il recente censimento della Fim Cisl sulla parità di genere nelle imprese metalmeccaniche.
“Favorire l’accesso delle donne al mercato del lavoro significa mettere in campo azioni di sistema a tutto tondo, dall’orientamento scolastico verso gli istituti con maggiori sbocchi lavorativi, alla creazione delle condizioni di contorno che agevolino l’occupazione femminile, come ad esempio un migliore bilanciamento vita privata – lavoro”, spiega Visentin.
2) Attivazione di politiche utili a favorire la crescita delle imprese industriali
Il secondo progetto strategico mira a incentivare la crescita dimensionale delle aziende italiane, invertendo così la tendenza che si registra ormai da oltre 40 anni. Nel 1981, infatti, le imprese italiane metalmeccaniche con meno di 50 dipendenti erano l’86,4% del totale, nel 2020 invece si è arrivati al 95,4%. Nello stesso arco temporale si è passati dal 2,5% di aziende con più di 250 dipendenti allo 0,6%.
Non si tratta di una questione dimensionale, spiega Federmeccanica, ma di uscire dal circolo vizioso che troppo spesso vede le nostre imprese imbrigliate nelle catene globali del valore come contoterzisti di grandi gruppi multinazionali, determinando una sostanziale compressione dei profitti e limitando così le possibilità di sviluppo.
“Lo Stato ha la possibilità di attivare le leve giuste, ad esempio attraverso Cassa Depositi e Prestiti, che può e deve diventare un volano di crescita, sostenendo i programmi
delle imprese orientati in tale direzione. La Cassa Depositi e Prestiti potrebbe anche intervenire, fornendo le necessarie garanzie, per sostenere investimenti nell’economia reale realizzati dal Fondo di Previdenza Complementare Cometa, se finalizzati alla crescita delle imprese metalmeccaniche/meccatroniche italiane”, aggiunge Visentin.
3) Migliorare la profittabilità delle imprese e a favorire la redistribuzione
Il terzo intervento strategico riguarda il miglioramento della profittabilità delle imprese, attraverso:
- il taglio del cuneo fiscale, che deve essere strutturale, esteso a tutti i lavoratori e prevedere forme di decontribuzione per le imprese senza impatti negativi sulle pensioni
- la detassazione e decontribuzione dei premi di produttività
- la revisione del limite esistente per beneficiare della detassazione e decontribuzione sul welfare aziendale, estendendolo a tutti i collaboratori e parificare il trattamento fiscale e contributivo di queste forme di welfare ai flexible benefits, togliendo la contribuzione al 10% attualmente prevista per l’assistenza sanitaria integrativa e la previdenza complementare
- l’introduzuibe della decontribuzione delle ore di formazione certificate realizzate attraverso MetApprendo, favorendo così l’utilizzo su ampia scala
4) Promozione del lavoro, il merito e le professioni industriali
L’Assemblea è stata l’occasione anche per lanciare una nuova campagna di promozione culturale, Generazione Meccatronica, attraverso la quale Federmeccanica intende avvicinare i giovani alle fabbriche sradicando la visione delle fabbriche come ambienti non accoglienti e pesanti.
5) Sostegno diretto e indiretto all’innovazione della manifattura
Altra sfida riguarda l’innovazione nella manifattura e la promozione delle attività di ricerca e sviluppo. Una recente indagine di Federmeccanica rileva che il 57% delle imprese intervistate non ha usufruito degli incentivi per la spesa in ricerca e sviluppo a causa della non rispondenza alle esigenze aziendali, mentre le difficoltà burocratiche nella fase d’accesso sono state segnalate nel 19% dei casi.
“Le imprese vanno pertanto ascoltate di più per definire forme di supporto adeguate e semplici, senza quei lacci e lacciuoli che imbrigliano ciò che invece deve essere liberato, l’ngegno italiano. Fino ad oggi questo non è avvenuto pienamente, anzi troppo spesso ci sono stati problemi piccoli e grandi, che sono diventati ostacoli
difficilmente sormontabili, rallentando così un processo che doveva invece essere accelerato”, commenta Visentin.
Arriva anche la proposta del primo CCNL ESG
La seconda proposta avanzata riguarda l’integrazione di tematiche ambientali, sociali e di governance (ESG) nel Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, in vista del prossimo rinnovo.
L’obiettivo della proposta è quello di realizzare un CCNL ESG, in cui l’adempimento delle norme contrattuali diventi un’azione utile per raggiungere standard qualificati in termini di sostenibilità.
“Nel nostro Contratto Nazionale esistono già solide basi, dal welfare alla formazione, alle tematiche di genere, alla sicurezza sul lavoro, fino alle nuove tipologie organizzative previste dalla riforma dell’inquadramento ed alle forme di partecipazione – continua Visentin – . Ci sono, allo stesso tempo, margini per un ulteriore sviluppo, sia sotto il profilo formale, dando cioè alle attuali disposizioni una veste rispondente ai parametri di certificazione ESG, sia sotto il profilo sostanziale,
individuando altre azioni e nuovi ambiti che possano consentire di rafforzare, migliorandolo, l’impianto esistente con un’impronta ESG ancora più marcata”.
Nella proposta avanzata da Federmeccanica, il CCNL ESG potrebbe includere strumenti aggiuntivi a livello aziendale per aumentare la sostenibilità e la competitività, nonché linee guida utili per orientare le imprese e i collaboratori.
In vista del negoziato contrattuale, Federmeccanica coinvolgerà figure autorevoli, tra cui esperti accademici e operatori del settore ESG, al fine di presentare idee e proposte concrete, con l’obiettivo di mantenere l’industria meccanica italiana come punto di riferimento nel panorama industriale.
La reazione del sindacato Fim Cisl
Proposta giudicata di grande interesse da parte di Fim Cisl, che aveva già dichiarato che avrebbe portato i temi sociali (primo fra tutti la parità di genere) al centro delle discussioni per il prossimo rinnovo del CCNL.
“In questo, la proposta di un CCNL ESG va nelle direzione di quella sostenibilità che include anche quella sociale, che deve essere al centro dell’economia metalmeccanica epicentro di cambiamenti epocali legati alle transizioni green e digitale”, commenta Roberto Benaglia, segretario generale di Fim Cisl.
“Il tema dell’inclusione dei lavoratori è centrale e crediamo che su questi temi si possa lavorare per costruire una piattaforma contrattuale ambiziosa a partire dai temi del salario, dell’orario del welfare e di tutti i diritti nuovi che i lavoratori devono avere. Considerare il lavoro e la sua giusta tutela e remunerazione non più in contrasto con la competitività è la sfida che il sindacato vuole impegnarsi a portare avanti”, aggiunge.