L’Europa pubblica la sua pagella dell’innovazione

La Svezia è il Paese più vivace, la Romania quello che investe meno. Bruxelles spinge per aumentare il rendimento del 2% in due anni

Pubblicato il 20 Giu 2017

Europa

In tempo di pagelle l’Unione europea pubblica la sua sui rendimenti degli Stati membri in termini di innovazione. La prima della classe è la Svezia, mentre la Romania è all’ultimo posto. E l’Italia non si trova in una posizione felice: tra gli “innovatori moderati”, al di sotto della media del continente e al 18esimo posto della classifica, sotto la metà. Non solo: nel 2016, l’ultimo anno preso in considerazione da Bruxelles, gli investimenti in innovazione sono calati rispetto al 2010.

La leadership tecnologica è una questione politica. Lo ha capito bene il Politburo di Pechino, che ha finanziato profumatamente le aziende innovative pur di colmare la distanza con gli Stati Uniti e il Giappone, tra gli Stati più avanzati sul globo, insieme a Canada e Corea del Sud. Anche l’Europa è riuscita a guadagnare terreno, ma i Paesi si muovono in ordine sparso.

La pagella dell’innovazione incrocia numerosi fattori, tra cui: formazione nelle telecomunicazioni, diffusione della banda larga, numero di laureati e dottorati di ricerca, numero delle co-pubblicazioni internazionali.

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Il primato del Nord

Insieme alla Svezia, nel club dei leader dell’innovazione ci sono Danimarca, Finlandia, Olanda. Regno Unito (per la prima volta) e Germania. È la locomotiva europea, che mantiene alti livelli di investimenti in tecnologia. Segue un altro clud, quello dei forti innovatori, che demarcano la media di investimenti del continente. Ne fanno parte, tra gli altri, Francia, Belgio, Lussemburgo e Irlanda.

Sono solo due i Paesi considerati innovatori modesti, ossia Bulgaria e Romania, ma la loro posizione si giustifica anche con le circostanze di uno sviluppo economico tardivo e con il marchio di “fabbrica dell’Europa”, che ancora oggi determina buona parte dell’occupazione e dell’industrializzazione. Il freno più pesante sono i modesti innovatori, non a caso la fetta più grande degli Stati membri, tra cui rientrano anche Italia e Spagna. Né carne né pesce, di fatto però non contribuiscono a pieno ritmo al balzo in avanti della Ue.

Le prospettive

Bruxelles si attende che entro due anni il rendimento innovativo della Ue dovrebbe aumentare del 2%. Anche nei Paesi che si muovono più lentamente l’indagine ha individuato poli di eccellenza su cui spingere l’acceleratore, come Praga per la Repubblica Ceca, Bratislava in Slovacchia o i Paesi baschi in Spagna. Tuttavia la Ue ha imboccato una strada in cui gli investimenti di capitali di rischio e la quota di piccole e medie imprese innovative sono in diminuzione.

Per Elżbieta Bieńkowska, commissaria per il Mercato interno, l’industria, l’imprenditoria e le pmi, “l’industria dell’Ue continua ad essere innovativa, ma siamo ancora in ritardo rispetto ai leader mondiali dell’innovazione. In tempi di globalizzazione e rapidi mutamenti tecnologici, l’innovazione è essenziale per la prosperità dell’economia europea e dei nostri cittadini. L’iniziativa start-up e scale-up e la nuova agenda per le competenze della Commissione contribuiranno a migliorare ulteriormente un ecosistema in cui l’innovazione prosperi”.

Carlos Moedas, commissario per la Ricerca, la scienza e l’innovazione, ha aggiunto: “Dal quadro di valutazione si evince che molto si può ancora fare per ottimizzare il rendimento dell’innovazione e della ricerca. In quest’ottica ci stiamo preparando a sostenere gli innovatori di punta, grazie al nuovo consiglio europeo per l’innovazione nell’ambito del programma quadro di ricerca e innovazione – Orizzonte 2020″.

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Luca Zorloni

Cronaca ed economia mi sono sembrate per anni mondi distanti dal mio futuro. E poi mi sono ritrovato cronista economico. Prima i fatti, poi le opinioni. Collaboro con Il Giorno e Wired e, da qualche mese, con Innovation Post.

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