Le Smart city sono un nuovo mondo, e un grande settore applicativo, per molte tecnologie digitali e di automazione. Con soluzioni Digital twin, cybersecurity e interoperabilità dei sistemi in prima fila come trend di sviluppo.
Le città intelligenti sono e saranno un nuovo ambiente di innovazione, di servizi evoluti e interconnessi non solo per i cittadini che le abitano e le vivono, ma anche per le aziende che vi operano o a cui fanno riferimento.
Il 40% dei comuni al di sopra dei 15 mila abitanti ha avviato almeno un progetto di Smart city nel 2022, il 20% in media se si considerano tutti i comuni italiani. Per esempio, il progetto Milano Smart City Alliance, focalizzato sull’area del capoluogo lombardo, prevede e offre nuovi servizi digitali anche per le imprese, a partire dalle tecnologie per la cyber-sicurezza. Essendo basate proprio su sistemi e reti digitali, uno dei pilastri che le tiene in piedi è proprio un’adeguata e sempre aggiornata sicurezza informatica.
Ci sono poi progetti di smart mobility, smart building, e analisi dei dati legati al turismo, alla mobilità e agli eventi in città, tutti ambiti che hanno grande potenziale per lo sviluppo di soluzioni connesse e integrate. Mentre le tecnologie Smart applicate al trasporto e all’energia rivoluzioneranno nei prossimi anni le nostre città.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta una grande opportunità per sviluppare progetti smart nelle aree urbane e nel territorio: i finanziamenti dedicati alle città intelligenti superano i 17 miliardi di euro nel 2022, e l’82% dei comuni ha in programma investimenti finanziati con fondi del PNRR, puntando su digitalizzazione, sostenibilità e inclusione.
Sono alcune delle evidenze che emergono dal report sul settore realizzato dall’Osservatorio Smart city della School of Management del Politecnico di Milano, presentato nelle aule dell’ateneo milanese e anche in streaming online. Secondo i numeri di questo scenario, il 2022 è stato un anno positivo per il mercato della Smart City, che ha avuto una crescita molto forte, +23% in un anno, a 900 milioni di euro di giro d’affari complessivo. Un balzo dovuto anche – appunto – all’assegnazione dei primi fondi legati al PNRR.
A pesare di più sono applicazioni ormai consolidate, come l’illuminazione pubblica (per il 24% del mercato totale), la smart mobility (21%), lo smart metering (i sistemi che consentono la telelettura e telegestione dei contatori di luce, gas, acqua) insieme allo smart building (12%). Crescono, proprio grazie ai fondi del PNRR, anche soluzioni legate all’energia (13%), come smart grid e comunità energetiche rinnovabili.
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Progetti destinati ad aumentare in futuro
Quasi tutte le amministrazioni che hanno avviato progetti negli ultimi anni (il 90%), vuole continuare a investire in nuove iniziative per la Smart city. “Un dato che indica un alto grado di soddisfazione rispetto ai risultati ottenuti o, in ogni caso, una volontà di sviluppare e approfondire ancora di più il percorso intrapreso”, rileva Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Smart City. Sono progetti destinati ad aumentare in futuro: il 41% dei comuni prevede infatti di voler investire in iniziative di Smart city nel prossimo triennio. L’anno scorso questa quota era pari al 33%.
Molti dei comuni italiani hanno già compreso le potenzialità di questa rivoluzione “e hanno iniziato a introdurre progetti di Smart city”, sottolinea Claudio Guerrini, Smart services director in Edison Next: “i riscontri, però, indicano che il valore della Smart city è percepito solo nel momento in cui si implementano le soluzioni, mentre è più difficile coglierne il potenziale a priori. È fondamentale dunque intervenire per rimuovere le barriere e gli ostacoli che impediscono l’avvio di progettualità da parte delle amministrazioni”.
Sviluppare la cultura dell’innovazione
L’aumento delle progettualità e dell’interesse per sviluppi futuri della Smart city è sicuramente un segnale molto positivo. “Esistono però dei punti di attenzione che impediscono veri salti di qualità”, fa notare Matteo Risi, ricercatore dell’Osservatorio Smart city.
Che sottolinea: “spesso si nota una scarsa consapevolezza rispetto alle vere potenzialità delle tecnologie, con molti comuni che sono convinti di adottare applicazioni ‘smart’ quando in realtà sono fermi a un livello ancora superficiale di innovazione”.
Per liberare il potenziale dei progetti di Smart city è necessario, dunque, sviluppare innanzitutto una cultura dell’innovazione che permetta di identificarne tutti i vantaggi, compresi quelli che nascono dall’unione di più applicazioni verticali in sistemi integrati e interoperabili.
“L’interoperabilità dei sistemi è e sarà un requisito essenziale per lo sviluppo di queste tecnologie e applicazioni”, rimarca Fabio Santomauro, responsabile Business development di A2A Smart City, “non bisogna costruire delle soluzioni a compartimenti stagni, a singoli silos tecnologici, ma creare reti e dispositivi in grado di integrarsi tra loro, aggiungere nuove funzionalità, arricchirsi e migliorarsi in maniera strutturale”.
Meno ostacoli per l’analisi e l’uso dei dati
Per fare questo, “è importante fare squadra”, aggiunge Martina Simoni, manager Marketing globale in Enel X Global Retail, “occorre mettere insieme risorse e progetti del settore pubblico e del mondo privato e delle imprese”. Nel 2022 si assiste a un’importante riduzione degli ostacoli alla valorizzazione dei dati da parte dei comuni italiani: diminuiscono i problemi legati alla mancanza di competenze (-22% rispetto al 2021), alla comprensione del valore generato (-20%) e alla carenza di adeguati sistemi digitali (-27%).
Si delinea quindi un cambio di rotta rispetto a quanto registrato finora, come dimostra il crescente numero di comuni che si ritiene soddisfatto rispetto a quanto già fatto in termini di analisi e valorizzazione dati (18% del totale, con un +11% rispetto al 2021).
Fondi PNRR e impatto sul mercato Smart city
Ammontano a 17 miliardi di euro i fondi PNRR con potenziale impatto sul mercato Smart city dei prossimi anni. Di questi, 3 miliardi rientrano nella Missione 1, relativa alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, al cui interno trovano posto diversi interventi che abilitano la Smart city.
A livello di finanziamenti, gran parte del potenziale ‘smart’ del PNRR deriva dalla Missione 2, relativa alla rivoluzione verde e transizione ecologica, in cui 11 miliardi di euro sono destinati a soluzioni finalizzate ad aumentare l’efficienza energetica e la sostenibilità in chiave Smart Land. Tra queste, spiccano interventi per il monitoraggio integrato del territorio, per la riduzione dei rischi idrogeologici e per la creazione di comunità energetiche, specialmente nei centri urbani con meno di 5mila abitanti.
Sopperire alla carenza di competenze
La Missione 5 del PNRR prevede finanziamenti ad hoc per le città: 2,5 miliardi di euro sono destinati ai Piani Urbani Integrati, un intervento che punta a migliorare le periferie di 14 Città Metropolitane, creando nuovi servizi per i cittadini e digitalizzando le infrastrutture per trasformare le aree più vulnerabili in realtà intelligenti e sostenibili. Infine, un miliardo di euro sarà destinato a progetti di rigenerazione urbana.
“Il potenziale dei progetti previsti dal Piano è ambizioso”, osserva Alessandro Cantelli, dirigente del settore Transizione digitale del Comune di Parma, “ma nei prossimi anni i comuni dovranno gestire coscienziosamente le risorse, sopperire alla carenza di competenze e di personale amministrativo e tecnico, oltre a rispettare le scadenze imposte”.