Metalmeccanica, guerra e caro prezzi frenano la produzione, Visentin: “Servono politiche per stimolare la crescita”

L’indagine congiunturale di Federmeccanica evidenzia una contrazione della produzione metalmeccanica dello 0,4% nel 2022. Nonostante l’aumento della percentuale delle imprese che soffre il caro prezzi, continua ad aumentare il numero delle aziende che hanno in programma di investire nei prossimi sei mesi. Per Visentin però servono azioni di sistema per affrontare le emergenze e politiche industriali per stimolare la crescita dell’Industria

Pubblicato il 02 Mar 2023

Federmeccanica_Visentin


Nel 2022 la produzione metalmeccanica si è ridotta dello 0,4%, nonostante l’incremento dell’1,3% registrato nel quarto trimestre: è quanto sottolinea la 165° indagine congiunturale di Federmeccanica sull’industria metalmeccanica.

La contrazione, in linea con il dato della produzione industriale, evidenzia le difficoltà che nel 2022 hanno dovuto affrontare le imprese del settore: il 71%, infatti, registra un impatto significativo dei rincari dei prezzi delle materie prime e dell’energia sui costi di produzione, mentre il 64% subiscone riduzioni dei margini sempre per effetto dei rincari dei prodotti energetici.

Nonostante ciò, il numero delle imprese che prevede di effettuare investimenti nei prossimi sei mesi è in aumento e ha raggiunto il 70% delle imprese associate a Federmeccanica. Efficienza energetica e sostenibilità sono le principali aree di investimento.

Il 2022 della metalmeccanica italiana

Nel 2022, l’attività produttiva metalmeccanica è stata caratterizzata da dinamiche piuttosto altalenanti nel corso dell’anno, sia in termini tendenziali sia congiunturali, che hanno determinato una riduzione della produzione dello 0,4% rispetto al 2021, un risultato sostanzialmente in linea con quanto fatto registrare dall’intero comparto industriale (-0,3%).

Nel quarto trimestre dell’anno, la produzione metalmeccanica è aumentata dell’1,3% rispetto al terzo, quando aveva fatto segnare un contenuto +0,4%.

Dal confronto tendenziale (con il quarto trimestre del 2021) emerge una variazione del +0,2% dopo i cali dell’1,2% e dell’1,9% rispettivamente nel secondo e terzo trimestre 2022.

Malgrado le tendenze positive, nell’ambito dell’aggregato metalmeccanico sono stati osservati andamenti differenziati tra i vari comparti.

In particolare, le attività della Metallurgia, negli ultimi due trimestri del 2022 hanno segnato cali tendenziali produttivi a doppia cifra (-16,5%), non registrati altrove nel settore.

Il confronto con gli altri Paesi UE

A livello europeo, nella media dell’anno, la flessione produttiva registrata per il settore metalmeccanico si confronta con i risultati positivi realizzati dai principali Paesi della UE.

Nello specifico, a fronte della flessione riportata dalla metalmeccanica italiana, si registra un aumento della produzione del 3,7% in Spagna, del 2,2% in Francia e dell’1,8% in Germania.

Nel complesso, nell’UE la produzione metalmeccanica ha registrato nel 2022 un aumento del 2,8%.

L’andamento dell’import/export

I livelli produttivi raggiunti nel 2022 sono stati positivamente influenzati dalle esportazioni, che nel confronto con il 2021 hanno fatto registrare un +14,4%, mentre le importazioni sono cresciute del 19,7% determinando un saldo commerciale attivo di quasi 45 miliardi di euro.

Il rapporto sottolinea che gli incrementi dell’interscambio in valore sono stati influenzati dalla crescita dei valori medi unitari.

Il sentiment delle imprese sulle prospettive a breve termine

Le prospettive a breve emerse dalla consueta indagine congiunturale, condotta presso un campione di imprese metalmeccaniche associate, indicano un’attenuazione della fase negativa della congiuntura settoriale, così come osservata nei trimestri precedenti.

Nel dettaglio:

  • il 32% delle imprese intervistate si dichiara soddisfatto del proprio portafoglio ordini
  • il 28% prevede incrementi di produzione a fronte del 18% che pronostica riduzioni
  • il 22% ritiene di dover aumentare, nel corso dei prossimi sei mesi, gli attuali livelli
    occupazionali

Si attenua la quota di imprese che valuta cattiva o pessima la situazione della liquidità aziendale (10% rispetto al precedente 14%), ma i livelli rimangono più elevati rispetto al passato.

Il 70% delle imprese ha intenzione di investire nei prossimi sei mesi

Al fine di valutare l’impatto dell’attuale fase economica sull’attività di investimento delle imprese metalmeccaniche, Federmeccanica ha inserito alcune domande specifiche nel questionario dell’indagine congiunturale a cui hanno partecipato oltre 500 imprese.

La quota di imprese rispondenti che prevede di attuare forme di investimento nei prossimi sei mesi è aumentata rispetto allo scorso trimestre passando dal 64% di fine settembre all’attuale 70%.

Con riferimento alla tematiche ambientali, nel 63% dei casi le attività di investimento avranno ricadute positive sia sul risparmio energetico sia sulla sostenibilità ambientale.

Il 29% delle imprese si focalizzerà solo sul risparmio energetico e il restante 8,0% invece sulla sostenibilità ambientale intesa come riorganizzazione del processo produttivo e/o adozione di nuovi modelli di produzione; utilizzo materie prime seconde (es. recupero e riutilizzo scarti del processo produttivo); contenimento emissioni atmosferiche; riutilizzo/riciclo acque di scarico; ecc.

Per quanto riguarda le altre aree di investimento, il 32% degli investimenti sarà destinato ad accrescere il capitale fisso (capannoni, macchinari ecc.), per il 25% in tecnologia e digitalizzazione (es. Industria 4.0).

Seguono gli investimenti in formazione (21%), in ricerca e sviluppo (19%) e altre allocazioni (3%).

Impatto del rincaro dei prezzi delle materie prime e del conflitto russo-ucraino

Nel quarto trimestre del 2022 la percentuale di imprese sofferenti per i costi dell’energia è sempre molto alta e pari al 71%, nonostante l’attenuazione registrata dei prezzi sui mercati internazionali.

Nel 51% dei casi gli elevati costi delle materie prime e dell’energia hanno comportato la riorganizzazione del lavoro e/o dell’attività produttiva, nel 20% si è verificata una riduzione dell’attività di investimento, mentre il 22% ha dichiarato altre conseguenze.

È rimasta invariata, e pari all’8%, la percentuale di imprese che ha indicato come possibile conseguenza l’interruzione dell’attività aziendale.

L’andamento dei prezzi delle materie prime energetiche continua a ripercuotersi sui prezzi alla produzione e nel settore metalmeccanico, che risulta il maggior utilizzatore di metalli, nel 2022 i prezzi alla produzione sono aumentati in termini tendenziali del 12,3%.

Tali dinamiche hanno un impatto negativo sulla competitività di molte imprese con ricadute sui margini di profitto già condizionati dai costi dell’energia: il 64% delle imprese ha registrato una riduzione del Margine Operativo Lordo.

Infine, il 43% delle imprese partecipanti all’indagine sta risentendo delle ripercussioni del conflitto russo-ucraino: il 57% prevede una contrazione dell’attività produttiva, mentre il 4% corre il rischio di doverla interrompere.

Il 9% prospetta la riduzione dell’attività di investimento e nel 30% dei casi si sono verificati altri effetti.

Visentin: “Servono politiche industriali per stimolare la crescita”

“Non avremmo voluto vedere un segno meno davanti al dato della produzione industriale del 2022, non vorremmo continuare a vedere nei nostri bilanci quella stretta sui margini – determinata ancora in larga misura dai costi dell’energia e delle materie prime – che continua ad essere significativa, lasciando così un’ombra lunga sulle prospettive positive. È difficile, molto difficile, registrare che buoni ordinativi non portino con sé un’adeguata redditività”, commenta il Presidente di Federmeccanica, Federico Visentin.

Visentin sottolinea come, nonostante questa situazione di difficoltà, le imprese del settore abbiano continuato a investire ma, al tempo stesso, lancia un appello affinché non si sottovaluti la situazione.

“Servono azioni di sistema per affrontare le emergenze, e politiche industriali per stimolare la crescita dell’Industria. L’erosione dei margini rispetto ai livelli di produzione è un fenomeno che si potrebbe assimilare agli effetti negativi prodotti dal cuneo fiscale, che nel nostro Paese è sempre troppo alto. Anche su questo punto non possiamo abbassare la guardia, per le persone che lavorano e per la competitività delle imprese che producono. C’è quindi ancora tanto da fare, non si può stare fermi, si deve andare avanti e lo si deve fare insieme”, aggiunge.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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