Velocità, sicurezza e qualità: i benefici offerti da robotica e automazione secondo McKinsey

Secondo McKinsey nei prossimi cinque anni le aziende manifatturiere continueranno a investire in robotica e sistemi di automazione per abilitare benefici in termini di velocità, efficienza, sicurezza, qualità e molto altro. Tuttavia, esistono ancora diversi fattori che frenano gli investimenti delle imprese, tra cui il costo dell’hardware e la mancanza delle competenze necessarie, ma anche ostacoli riconducibili all’integrazione e alla scalabilità delle tecnologie. Difficoltà che per i fornitori di queste tecnologie rappresentano sia delle sfide che delle importanti opportunità di differenziazione.

Pubblicato il 10 Gen 2023

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Nel mondo industriale, le aziende stanno puntando sempre di più sulle tecnologie di automazione e sulla robotica. Per molte di esse, i sistemi di automazione rappresenteranno il 25% della spesa in conto capitale nei prossimi cinque anni, come dimostrano i risultati dell’indagine globale sulla robotica industriale condotta da McKinsey.

L’indagine ha coinvolto senior leader e executive di aziende operanti in diversi settori dell’industria e più nello specifico nei settori: automotive; food & beverage; life sience, healthcare e farmaceutico; logistica; retail e beni di consumo.

Le risposte evidenziano che, come risultato di questi investimenti, le aziende riportano vantaggi in termini di qualità della produzione, efficienza e tempi di attività. Tuttavia, molti restano timorosi di fronte a questa sfida, con il costo dell’hardware e la mancanza di esperienza interna in cima alla lista delle loro preoccupazioni.

I settori che investiranno di più in automazione e robotica

Tra le aziende intervistate, quelle che spenderanno di più in automazione nei prossimi cinque anni sono le aziende che operano nella vendita al dettaglio e nei beni di consumo, con il 23% degli intervistati che prevede di spendere più di 500 milioni di dollari.

La percentuale scende al 15% per le aziende del food & beverage e all’8% per le aziende dell’automotive. Per gli operatori della logistica, l’automazione rappresenterà il 30% o più della spesa in conto capitale nei prossimi cinque anni, la quota più alta tra i segmenti industriali intervistati.

Per quanto riguarda le attività che saranno automatizzate, vi sono quelle maggiormente di routine e a basso valore cognitivo, come il prelievo, l’imballaggio, lo smistamento, la movimentazione delle merci, che continueranno ad essere le aree di maggiore automazione nei prossimi anni.

Al contrario, attività come l’assemblaggio, lo stampaggio, il trattamento delle superfici e la saldatura, che richiedono un elevato livello di intervento umano, hanno minori probabilità di essere automatizzate nel breve e medio termine.

I benefici per le aziende che investono in automazione

Le aziende che hanno già automatizzato queste o altre attività, riportano vantaggi in termini di velocità, sicurezza, capacità produttiva e qualità. Nel dettaglio, per l’86% delle aziende l’automazione ha un impatto positivo sulla sicurezza, per il 97% degli intervistati ha un impatto positivo sulla qualità e per il 95% un impatto positivo sulla velocità, sia in termini di produzione che di consegna degli ordini.

Per il 92% degli intervistati, inoltre, i sistemi di produzione impattano positivamente sulla capacità produttiva dell’azienda, l’86% registra vantaggi in termini di costi per unità e l’85% riporta un miglioramento nei tempi di attività.

Più eterogenee le risposte per quanto riguarda il contributo di queste tecnologie alla sostenibilità ambientale, con il 52% degli intervistati che crede che l’automazione abbia portato a vantaggi in questo ambito, mentre il 45% ritiene che l’automazione non abbia impattato in alcun modo questo aspetto e il 3% che ritiene che abbia avuto dei riscontri negativi.

Costi, competenze e fiducia nella tecnologia frenano gli investimenti delle aziende

Il messaggio che emerge dall’indagine è che l’automazione non è facile. I partecipanti riferiscono che le principali sfide all’adozione includono il costo del capitale dei robot e la mancanza di esperienza generale dell’azienda con l’automazione, citati rispettivamente dal 71% e dal 61% degli intervistati.

Alcuni affermano che la fiducia delle imprese nella tecnologia è bassa, il che comporta problemi di convinzione e di finanziamento. Inoltre, le aspettative degli intervistati di guadagni in termini di produzione e affidabilità grazie all’automazione sono controbilanciate dalla convinzione che tali guadagni eliminino posti di lavoro e possano influire sui contratti esistenti.

Il rapporto tra tecnologia – automazione, robotica e intelligenza artificiale – e occupazione è ancora oggi infatti vissuto in maniera fortemente divisiva e negli anni sono numerosi gli studi realizzati per dimostrare che i robot non ci “ruberanno” davvero il lavoro, ma sono presenti anche studi che dimostrerebbero il contrario.

Molte aziende attualmente gestiscono un miscuglio di tecnologie legacy e prevedono sfide nell’implementazione di un’unica serie di soluzioni supportate da programmazione e piattaforme integrate e interoperabili per la robotica e l’automazione.

Il 42% degli intervistati cita la difficoltà di trovare fornitori di soluzioni complete, end-to-end, in tutte le aree geografiche, per le tecnologie robotiche di loro interesse.

Le aziende stanno rispondendo a questi problemi con un aumento delle collaborazioni tra integratori di sistemi tradizionali e start-up di robotica che offrono innovazioni all’avanguardia.

Altre preoccupazioni emerse dall’indagine riguardano l’inserimento della robotica negli spazi esistenti, la potenziale incapacità delle macchine di interfacciarsi con i prodotti e aspetti legati alla cyber security.

Nonostante gli ingenti impegni di capitale, molte aziende faticano a concretizzare i loro progetti in materia di robotica e automazione a causa delle sfide legate alle competenze necessarie e al ritorno sugli investimenti.

Nel settore della vendita al dettaglio e dei beni di consumo, circa il 60% degli intervistati cita questi due fattori come ostacoli al progresso, percentuale che scende al 52% nell’automotive e al 47% nella logistica. Altri ostacoli sono la mancanza di preparazione tecnologica dal punto di vista delle capacità e l’affidabilità del sistema.

Superare gli ostacoli all’adozione, quali opportunità per i fornitori?

Una situazione che, spiega l’analisi di McKinsey, rappresenta un terreno fertile di opportunità per quei fornitori che sapranno ascoltare il mercato e venire incontro alle esigenze dei clienti.

I clienti vorrebbero soprattutto vedere una differenziazione nel prezzo, nella scalabilità e nell’innovazione. Altri  importanti fattori d’acquisto sono la qualità della costruzione del prodotto, la capacità di offrire una soluzione integrata e la fornitura di casi di riferimento che dimostrino il successo delle implementazioni.

Una possibilità per differenziarsi dai competitor è quella di potenziare le vendite di software e hardware con modelli full-service, che offrono non solo l’installazione e l’integrazione, ma anche la manutenzione e l’assistenza per tutto il ciclo di vita del prodotto.

Il 62% degli intervistati concorda sul fatto che la maggior parte dei clienti preferisce i fornitori di robotica e automazione in grado di offrire modelli full-service per l’implementazione. Gli intervistati apprezzano anche i modelli di costo variabile, come il costo per prelievo.

Per quanto riguarda i modelli di manutenzione e di servizio, il 55% degli operatori industriali intervistati preferirebbe che un integratore di sistemi agisse come unico punto di contatto e fornisse la manutenzione sia dell’hardware che del software.

Il 52% desidera invece un modello convertibile in cui gli integratori di sistema cedano gradualmente le responsabilità ai team interni. Altre preferenze comuni sono la possibilità di lavorare con gli OEM per l’hardware e con gli integratori per il software e di stipulare un contratto con una terza parte locale per tutte le esigenze di manutenzione.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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