Il Digitale fattore abilitante per non cadere nella trappola della standardizzazione del cambiamento e differenziarsi dalla concorrenza

Anche nei processi che guidano l’innovazione, se troppo standardizzati, c’è il rischio di cadere nella trappola della standardizzazione del cambiamento: fare tutti le stesse cose, per ritrovarsi poi sullo stesso livello operativo e con risultati simili. Il Digitale rappresenta lo strumento giusto per esplorare, creare e anticipare quello che non c’è ancora – e quindi differenziarsi dalla concorrenza -, come ha sottolineato Giovanni Miragliotta nel corso del Forum Software Industriale

Pubblicato il 01 Dic 2022

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In questi anni di crisi e rimbalzi, incertezze e opportunità, sono molte le aziende italiane che – cogliendo anche gli incentivi e sgravi fiscali – hanno fatto e stanno facendo innovazione (anche se molte PMI restano ancora a guardare). Con un rischio però, quello della standardizzazione del cambiamento: fare tutti le stesse cose, per ritrovarsi poi sullo stesso livello operativo e con risultati simili.

Come è emerso nel corso del Forum Software Industriale – organizzato al Talent Garden Calabiana di Milano da Messe Frankfurt e Anie Automazione –, l’innovazione è invece (anche) differenziarsi dalla concorrenza, trovare nuove idee e soluzioni, fare o sviluppare qualcosa di diverso dagli altri. Diverso nei mezzi, ma soprattutto nei risultati. Tra manifattura additiva e Metaverso industriale, intelligenza artificiale applicata alle linee di produzione e Manufacturing as a service.

Altrimenti “è come se delle scuderie automobilistiche usassero tutte le stesse vetture, con gli stessi motori, le stesse gomme, eccetera: poi in gara sono tutti sullo stesso livello, tutti uguali”, rileva con questa metafora Giovanni Miragliotta, Senior director degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano. Così facendo il gap competitivo e innovativo tra imprese si appiattisce, e nel lungo termine questo non si rivela certo un aspetto positivo per le imprese.

Per questo, occorre capire come usare il Digitale “non solo per migliorare rispetto al passato”, evidenzia il docente del Politecnico milanese, “ma anche per esplorare, scoprire il futuro, creare e anticipare quello che non c’è ancora”. Di questi tempi ci sono poi diverse dinamiche e tendenze che stanno plasmando, e soprattutto ri-plasmando, le imprese e le fabbriche. Innanzitutto, secondo quattro necessità stringenti per le aziende: efficacia, efficienza, flessibilità – o resilienza –, persone al centro del cambiamento.

L’innovazione per un’industria responsabile

“La cosiddetta Industria 4.0 – con al centro tecnologie e dati – evolve in Industria 5.0, con una maggiore focalizzazione sulle persone e sulla sostenibilità, verso un’azienda più umano-centrica e resiliente”, sottolinea Fabio Marchetti, vice presidente di Anie Automazione e presidente WG Software Industriale, presentando il White paper ‘Digitalizzazione e sostenibilità nel mondo industriale’. Marchetti, che è anche Head of digital industries in Var Group, aggiunge: “per molte imprese, quelle più dinamiche e reattive, è anche in corso, o comunque necessario, un passaggio dalla tattica, con un approccio limitato nel breve periodo e rivolto ad aspetti più pragmatici e operativi, alla strategia, per una visione complessiva di più lungo periodo”.

In questo scenario, “fare innovazione ‘responsabile’ significa innanzitutto tre cose, tre pilastri: centralità dell’Uomo, sostenibilità, resilienza”, ribadisce Andrea Bianchi, presidente di Anie Automazione: “la resilienza si è rilevata un aspetto fondamentale per affrontare le avversità degli ultimi anni. I cambiamenti geopolitici e le crisi naturali, come la pandemia e gli eventi bellici degli ultimi mesi, mettono in evidenza la fragilità dell’industria. Di conseguenza, avere la capacità di adattarsi a situazioni avverse con risultati positivi è un obbligo nella nuova Industria 5.0”.

Bianchi fa notare: “l’associazione Anie raccoglie e rappresenta circa 1.500 aziende associate, per un fatturato aggregato di 76 miliardi di euro, e Anie Automazione è una delle 13 associazioni specialistiche che convergono in Anie: una realtà che affianca e sostiene le imprese nelle varie e delicate trasformazioni in corso, da quella digitale a quella delle catene di fornitura e approvvigionamento”.

E Donald Wich, amministratore delegato di Messe Frankfurt Italia, osserva: “oggi puntare all’obiettivo della sostenibilità significa anche riuscire a mantenere la propria competitività rispetto ai competitor, i due fattori procedono insieme di pari passo”, poi dà appuntamento a SPS Italia, la fiera del digitale e dell’innovazione in programma a Parma dal 23 al 25 maggio 2023, “il nostro grande appuntamento annuale, con anche 5 tappe di avvicinamento, da gennaio ad aprile, per un ‘SPS in Tour’ in altrettante regioni italiane”.

Le tecnologie in crescita nella manifattura italiana

Per quanto riguarda le tecnologie in crescita nella manifattura italiana, “registriamo un forte interesse e sviluppo nelle tecnologie IoT, analytics, cloud engineering, machine learning e sistemi meccatronici intelligenti – che offrono maggiori gradi di libertà eliminando i vincoli meccanici, con tecnologie di levitazione magnetica – per soddisfare il bisogno di ridurre footprint della installazione, aumentare la produttività intesa come varietà di prodotti per unità di tempo, quindi la flessibilità produttiva, ridurre i tempi di fermo macchina e aumentare l’efficienza”, sottolinea Dulio Perna, Managing director in Beckhoff Automation.

Attraverso test di ‘maturità digitale’ è possibile “valutare il livello di evoluzione digitale dei processi aziendali, delle tecnologie utilizzate e delle competenze interne”, spiega ancora Marchetti, e “dalle criticità identificate si definisce una roadmap che permette all’azienda di tracciare il percorso verso l’obiettivo della completa digitalizzazione e le priorità a questo collegate”.

Il software industriale è il ‘cervello’ della sostenibilità

Non ci può essere sostenibilità aziendale, della produzione e dei prodotti, senza digitale. E il software è il ‘cervello’ che prima permette di arrivare alla sostenibilità, e poi di gestirla insieme agli altri asset fondamentali.

Il software industriale “è centrale nel perseguire e raggiungere la sostenibilità, per esempio per ciò che riguarda l’energy management, l’evoluzione dei materiali, la riduzione degli sprechi, un migliore utilizzo delle risorse, e un minore impatto ambientale, per le imprese e i loro prodotti”, spiega Giancarlo Carlucci, Ecostruxure plant marketing manager in Schneider Electric. Non a caso, come rileva una ricerca dell’Istituto Tagliacarne, le aziende che investono in digitale e sostenibilità aumentano in media del 14% la loro efficienza e produttività, rispetto al passato.

Carlucci osserva “con EcoStruxure Automation Expert, Schneider Electric propone una nuova visione: l’automazione universale, aperta, basata su standard e tecnologie agnostiche, e tesa a disaccoppiare hardware e software per ottenere più innovazione, efficienza, produttività e ottimizzazione in tutto il ciclo di vita”.

Catene di fornitura più flessibili e sostenibili

All’interno del mondo manifatturiero, per anni ci si è concentrati sulla gestione della Supply chain dando priorità al contenimento dei costi e all’efficienza, “vedendo crescere i livelli di complessità, rigidità e conseguente difficoltà di controllo, risultato di politiche sempre più rivolte all’esternalizzazione e alla globalizzazione”, spiega Augusto De Castro, direttore generale del MADE Competence Center con sede presso il Politecnico Bovisa di Milano.

Il modello di gestione lineare della catena di fornitura è stato vincente per lungo tempo, “ma in un mondo iperconnesso, come quello attuale”, aggiunge De Castro, “il successo dipende in gran parte dalla capacità di orchestrare una vasta rete globale di partner, capaci di fornire beni e servizi, così da soddisfare le esigenze dei singoli consumatori”. Al tema tra l’altro è stata dedicata l’edizione 2022 del World Manufacturing Forum.

Il Digitale per stare al passo dei cambiamenti

Inoltre, le catene di approvvigionamento sono oggi sempre più esposte alle pressioni interne ed esterne, rappresentate dai fattori secondo l’acronimo ‘Pestele’ (Politic, Economic, Social, Technological, Environmental, Legal, Ethical). Le emergenze Covid-19 e Ucraina, solo per citare due degli eventi più recenti e impattanti, hanno rivelato i difetti strutturali nelle catene di approvvigionamento e un aumento delle incertezze e delle vulnerabilità.

Per questo, al più presto e poi nei prossimi anni, i ‘decision makers’ dovranno promuovere un percorso di cambiamento, “immaginando modelli organizzativi dove sostenibilità e digitalizzazione avranno un ruolo centrale, per garantire obiettivi di medio-lungo termine”, indica Michele Ugatti, Ceo di Techsol. Il manager ribadisce: “queste due dimensioni – digitale e sostenibilità –, dovranno però essere strettamente correlate tra loro, solo in questo modo sarà possibile costruire catene di approvvigionamento capaci di assecondare il passo del cambiamento e sopravvivere a nuove disruption”.

Le aziende allo specchio del Metaverso industriale

Il mondo reale e quello digitale convergono ogni giorno di più e oggi il Metaverso sta diventando realtà anche nel mondo della produzione. L’Industria 4.0, e il software collegato, “ha significato innanzitutto connettere le macchine, alla rete e tra loro”, rileva Giulio Folgarait, Digital manufacturing business development manager in Siemens Industry Software: “ora il Metaverso industriale è il passaggio ulteriore che permette di usare connettività e dati per simulare la produzione, le catene di fornitura, la ricerca e innovazione, e per migliorarli”.

Il Metaverso industriale – evoluzione su grande scala del gemello digitale, e ancora più connesso al mondo IoT – prende così sempre più i connotati di un grande ‘simulatore’ per le aziende e i loro strumenti, una tecnologia che per questo non può essere chiusa su sé stessa ma che deve e dovrà essere necessariamente aperta a ogni tipo di connettività, e mixare, orchestrare altre tecnologie. Un ambiente evoluto dove convergono diversi ecosistemi tecnologici.

Un’altra opportunità e prospettiva è quella di usare Metaverso industriale e sistemi Digital twin non solo per sperimentare nuove soluzioni e tecnologie”, anticipa Enrico Fossati, manager per l’innovazione in Engineering Ingegneria Informatica, “ma anche per supportare nuove decisioni strategiche di investimento, simulando gli scenari futuri e alternativi”.

La cybersecurity non è un prodotto ma un processo

Aziende, linee di produzione, macchinari, non devono essere solo connessi tra loro, ma anche ad adeguati sistemi di sicurezza informatica, altrimenti le cyber-minacce provenienti dall’esterno rischiano di inceppare e bloccare tutto.

Molte imprese stanno diventando sempre più sensibili e attente alla propria cybersecurity “a mano a mano che gli attacchi esterni sono sempre meno su vasta scala, ‘sparando’ nel mucchio e colpendo ciò che capita, per diventare invece sempre più mirati su target specifici, e quindi anche più dannosi”, rileva Matteo Uva, Director of alliance and business development in Fortinet.

Nella cybersecurity industriale “ci sono ancora molti i vuoti da colmare”, fa notare Alberto Brera, Country manager di Stormshield, per esempio, “in molti devono ancora capire che la sicurezza informatica non è un singolo prodotto o pacchetto, ma è un intero processo che coinvolge tutte le aree aziendali”. È proprio in un ambiente industriale sempre più digitale che si rende necessaria una sicurezza a prova di hacker e organizzazioni cyber-criminali: “Siemens, con il suo know-how a livello internazionale”, sottolinea ancora il Digital manufacturing business development manager di Siemens Industry Software, “è in grado di rispondere a queste esigenze con tecnologie all’avanguardia e partner certificati”, per garantire protezione dai cyber-attacchi lungo l’intera catena della fornitura, della produzione e del valore.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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