Il Progetto Pastore 4.0 aiuta a ripensare uno dei mestieri più antichi

La pastorizia può diventare hi-tech? Gli estensori del progetto “Il pastore 4.0” pensano proprio di sì e ne hanno parlato nel corso di Euromontana, la Convenzione Europea della Montagna che si è tenuta a Camigliatello Silano in Calabria.

Pubblicato il 31 Ott 2022

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La pastorizia può diventare hi-tech? Gli estensori del progetto “Il pastore 4.0” pensano proprio di sì e ne hanno parlato nel corso di Euromontana, la Convenzione Europea della Montagna che si è tenuta a Camigliatello Silano in Calabria.

La 3 giorni calabrese si è svolta nel cuore del Parco Nazionale della Sila ed è stata organizzata da Cia – Agricoltori Italiani ed Euromontana con il supporto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, della Regione Calabria e di vari GAL (Gruppi di Azione Locali) regionali.

Fra i vari interventi, che hanno visto oratori provenienti da ogni parte d’Europa insieme a docenti universitari, segnaliamo quello di presentazione del progetto Il pastore 4.0, pensato per creare una nuova figura professionale da un mestiere antico, con l’obiettivo di coinvolgere le nuove generazioni e rilanciare le aree montane.

Un’attività importante ma in sofferenza

Se in Francia o Spagna esistono percorsi formativi dedicati alla pastorizia, in Italia essi non sono previsti nonostante questa professione sia fondamentale per la ‘tenuta’ delle aree montagnose dato che è sia presidio territoriale sia occasione occupazionale. Il settore oggi soffre per la mancanza di un adeguato ricambio generazionale, cosa che ha contraccolpi negativi sulle imprese agropastorali e sulle filiere locali.

Per contrastare questi effetti negativi nasce Il pastore 4.0, fortemente voluto da Cia e realizzato insieme a Inps e Regione Calabria. Si tratta di un corso di formazione dedicato, teorico e pratico, che in due anni vuole far nascere nuove figure specializzate e digitalizzate.

Questi pastori del III° millennio useranno GPS e droni per controllare posizione e movimenti degli animali al pascolo, monitorandone la salute, e sapranno gestire gli impianti fotovoltaici, posizionati sui tetti delle stalle e in grado di alleviare le bollette troppo alte. Si ipotizza l’uso di sensoristica distribuita nei pascoli, nelle stalle e nei terreni per indirizzare al meglio le greggi, preservandole per esempio da condizioni meteo avverse. Il progetto punta a modernizzare il settore e renderlo più redditizio e appetibile per i giovani, rivitalizzando quindi le aree montane che sperimentano un progressivo spopolamento.

Nuova occupazione qualificata

In effetti le terre ad alta quota, così come le attività ad esse legate, agricoltura e pastorizia, non hanno un forte potere attrattivo anche perché considerate faticose e poco remunerative.

Pasquale Tridico, presidente dell’INPS, nel suo intervento a Euromontana ha spiegato che “il progetto del ‘pastore 4.0’ intende invertire la tendenza allo spopolamento e mantenere o riportare i giovani nelle aree montane. Una spinta che deve diventare trainante, per aumentare il capitale umano ma anche la produttività delle aziende. In questo modo la professione del pastore, fondamentale per la tenuta del territorio anche contro il rischio idrogeologico, può diventare più attrattiva e redditizia, grazie all’innovazione. È una figura che va tutelata, pensando anche a esoneri contributivi, così da diventare un vero e proprio driver di nuova occupazione”.

Custodi e imprenditori

Progetti come questo sono fondamentali per ridare vitalità alle aree montane e, secondo Nicodemo Podella, presidente di Cia Calabria, possono “riportare al centro il ruolo dei pastori, sia come custodi del territorio sia come imprenditori, per garantire uno sviluppo più equo e sostenibile del nostro Paese”.

Cosa c’è di più tradizionale della transumanza, una ‘migrazione’ periodica antica quanto l’allevamento? Essa, inserita nel 2019 dall’Unesco nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità, può entrare nel futuro grazie alla connettività e al monitoraggio remoto che potrebbero renderla più sicura ed efficiente.

L’innovazione innestata nell’antico mestiere del pastore non è certo un caso isolato e basta pensare al progetto AgriDataSpace, finanziato nel work programme Digital Europe, per capire come il tradizionale settore agricolo sia sempre più interessato al rinnovamento abilitato dalle nuove tecnologie.

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Nicodemo Angì

Metà etrusco e metà magno-greco, interessato alle onde (sonore, elettriche, luminose e… del mare) e di ingranaggi, motori e circuiti. Da sempre appassionato di auto e moto, nasco con i veicoli “analogici” a carburatore e mi interesso delle automobili connesse, elettriche e digitali.

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