Transizione 4.0, volano gli investimenti in beni materiali 4.0, arrancano quelli in beni immateriali, exploit per la formazione 4.0

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato a ottobre un documento mirato a fare il punto sullo stato di attuazione dei progetti del PNRR di propria competenza. Dai dati emerge che complessivamente sono maturati, alla data a cui si riferiscono le dichiarazioni 2021, crediti d’imposta per 2,2 miliardi di euro. Tuttavia non tutte le misure stanno riscontrando risultati in linea con le attese…

Pubblicato il 27 Ott 2022

Transizione 4.0


Il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato un documento che mira a fare il punto sullo stato di attuazione dei progetti del PNRR di propria competenza.

Il principale di questi progetti, che assorbe circa i tre quarti delle risorse in capo al Mise, è senza dubbio il finanziamento del piano Transizione 4.0 per il biennio 2021-2022. Si tratta di cinque crediti d’imposta parte di un pacchetto al quale sono stati assegnati complessivamente circa 13,4 miliardi di euro.

I cinque incentivi sono

  • Credito d’imposta per i beni strumentali materiali 4.0
  • Credito d’imposta per i beni strumentali immateriali 4.0
  • Crediti d’imposta per beni strumentali immateriali tradizionali
  • Credito d’imposta per Ricerca, sviluppo e innovazione
  • Credito d’imposta formazione

Per monitorare l’attuazione del piano, ogni progetto del PNRR prevede dei “target” e delle “milestone”, spesso di natura quantitativa perché necessari a verificare il raggiungimento degli obiettivi.

I target previsti per questa parte del piano sono il T2 2024 che prevede la concessione di almeno 69.900 crediti d’imposta alle imprese, sulla base delle dichiarazioni dei redditi presentate tra il 2021 e il 2022, e il T2 2025 che prevede la concessione di almeno 111.700 crediti d’imposta alle imprese, sulla base delle dichiarazioni dei redditi presentate tra il 2021 e il 2023. Il T2 2024 è quindi un obiettivo intermedio, mentre il T2 2025 quello complessivo.

Attivati crediti d’imposta per 2,2 miliardi

Il documento pubblicato dal ministero, che trovate riportato in fondo all’articolo, si basa sui dati delle dichiarazioni dei redditi comunicati al Mise dall’Agenzia delle Entrate: numeri che costituiscono un primo (provvisorio) strumento utile a monitorare il raggiungimento dei target.

Dai dati emerge che complessivamente sono maturati, alla data a cui si riferiscono le dichiarazioni 2021, crediti d’imposta per 2,2 miliardi di euro.

Di questi 2,2 miliardi poco meno di un miliardo fa riferimento ai tre crediti d’imposta relativi all’acquisto di beni strumentali (credito d’imposta per i beni strumentali materiali 4.0, credito d’imposta per i beni strumentali immateriali 4.0 e credito d’imposta per beni strumentali immateriali tradizionali), poco più di 800 milioni al credito d’imposta per Ricerca, sviluppo e innovazione e circa 400 al credito d’imposta per la formazione 4.0.

Come emerge dalla tabella che segue, tuttavia, non tutte le misure hanno avuto risultati in linea con le attese.

Numero di beneficiari ed importi maturati

(in euro)

Codici tributo Credito Maturato secondo criteri PNRR

(in euro)

Beneficiari anno d’imposta 2020

(provvisorio)

Target          PNRR

(beneficiari) per aa.ii. 2020-2021

(Target             Q2

2024)

Credito

Medio

BENI

STRUMENTALI

MATERIALI 4.0

6.936

6.933

+963.258.61215.90817.70060.552
BENI IMMATERIALI

4.0

6.937

6.934

+20.224.6193.57227.3005.662
BENI

STRUMENTALI

MATERIALI               E

IMMATERIALI

TRADIZIONALI

6.9357.409.5644.34813.6001.704
TOTALE immediatamente imputabile a PNRR990.892.79523.82841.585
R&D&I6.938805.162.23714.04410.30057.331
FORMAZIONE 4.06.897430.346.10010.6641.00040.355
TOTALE (inclusi crediti imputabili

dal 2021)

2.226.401.13

2

48.53669.90045.871

I target a portata di mano e quelli ancora distanti

Come si può vedere, il credito di imposta per i beni materiali 4.0 è stato utilizzato già da 15.908 imprese a fronte di un obiettivo per l’intero biennio di 17.700: il target è quindi praticamente già raggiunto e sarà senz’altro superato nel corso dell’anno.

Il dato relativo ai crediti d’imposta per i beni immateriali 4.0 è invece di segno opposto: la misura è stata utilizzata appena da 3.572 aziende, decisamente non in linea col target di 27.300 per il biennio.

Anche i beni immateriali non 4.0 sono sotto target (4.348, rispetto ad un sotto target al T2 2024 di 13.600), ma, come sottolinea la relazione, per il 2020 l’incentivo si è applicato solo al periodo 16 novembre-31 dicembre 2020 per cui “assumendo che gli investimenti abbiano una dinamica analoga nel periodo 2021, il target appare raggiungibile”.

Infine, nel periodo 2020 le imprese che hanno utilizzato i crediti d’imposta per gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione sono 16.787 rispetto al target di 10.300, mentre il credito per la formazione 4.0 da 10.705 aziende, superando di ben 10 volte il target di 1.000 per l’intero biennio.

Qualche spunto di riflessione

Questi dati spingono a fare alcune riflessioni.

La prima, di carattere generale, è che complessivamente gli incentivi stanno funzionando ma, nonostante le super aliquote di questo biennio, sembra non abbiano realmente fatto l’atteso exploit. Materiale questo che il nuovo Governo dovrà tenere in conto per il prossimo triennio, quando le aliquote saranno sostanzialmente dimezzate.

La seconda osservazione è che, se il trend della seconda metà del piano dovesse essere il linea con i dati raccolti sulla prima metà, gli obiettivi non saranno raggiunti per i crediti d’imposta per i beni immateriali 4.0. Siccome il software è il cuore pulsante della trasformazione digitale, non è una buona notizia. Tuttavia l’aumento delle aliquote per il 2022  dal 20% al 50% intervenuto in extremis potrebbe parzialmente aiutare a raggiungere il target.

La terza riflessione riguarda la formazione 4.0. Finora il credito d’imposta non aveva riscosso apprezzamento da parte delle imprese, che consideravano poco favorevole il rapporto tra oneri (soprattutto burocratici) e benefici offerti dall’incentivo. Il dato del 2020, che testimonia ben 400 milioni di euro richiesti per questa misura in un anno a fronte di una dotazione assegnata di 150 milioni e un numero di imprese fruitrici dieci volte, superiori alle attese, sembrerebbe testimoniare invece un rinnovato apprezzamento per questo incentivo. A nostro avviso le cause sono da ricercare nell’anno anomalo della pandemia, ma sicuramente la semplificazione della misura è stata apprezzata dalle aziende. Ricordiamo infine che questo incentivo al momento è l’unico non rinnovato per il 2023. Vedremo che cosa verrà fuori nella prossima legge di bilancio.

Il documento

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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