Optimus, il robot umanoide di Tesla costerà meno di 20 mila dollari

Il robot umanoide Optimus potrebbe vedere la luce già tra tre anni. Elon Musk ha detto che dovrebbe costare intorno ai 20 mila euro. I suoi movimenti saranno gestiti dagli algoritmi di AI che Tesla usa già per la guida autonoma delle sue autovetture.

Pubblicato il 02 Ott 2022

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Nello scenario dell’AI Day, Elon Musk ha presentato, oltre agli sviluppi del sistema di guida autonoma Autopilot e del super computer Dojo, alcuni prototipi dei suoi robot umanoidi Optimus.

La concretizzazione dell’idea ha portato a un ‘oggetto’ molto diverso dal sinuoso concept dell’anno scorso, ma Optimus, ancora in una fase precoce del suo sviluppo, ha dimostrato di saper camminare muovendo pochi passi (legnosi) e salutando il pubblico.

Il CEO di Tesla – e di diverse altre compagnie – ha affermato che il business dei robot varrà più di quello dei veicoli, sperando che esso si espanda più di quello delle automobili a guida autonoma.

Nelle case e in fabbrica

Optimus è stato anche il protagonista di un video nel quale trasportava una scatola in un ufficio, innaffiava piante e spostava sbarre di metallo nello stabilimento Tesla di Fremont. Musk ha dichiarato che, a differenza di  altre proposte, Optimus sarà un “robot estremamente capace” e potrà essere prodotto in milioni di esemplari ad un prezzo, meno di 20 mila dollari, che è più basso di quello di moltissime automobili.

Secondo il CEO in futuro i robot potrebbero essere usati in casa, per preparare la cena o falciare il prato, prendersi cura degli anziani e persino diventare partner sentimentali (e anche in altre sfere dei rapporti) per gli umani. Ma ne immagina un utilizzo importante anche in ambito industriale.

Riuscirà Tesla a bruciare le tappe?

Una cosa piuttosto interessante è che Musk ha parlato di 3-5 anni per le consegne di Optimus, una data piuttosto ravvicinata.

Boston Dynamics, uno dei leader mondiali nella robotica, sta sviluppando da molto tempo un robot umanoide bipede ma gli unici prodotti attualmente in vendita sono robot non umanoidi e il ‘quattro zampe’ Spot, che costa 75 mila dollari.

Tesla è nota per non mantenere le promesse (quando arriveranno il camion Semi e la sportivissima Roadster?) ma, d’altro canto, nel 2017 l’azienda produceva 50 mila veicoli in un anno mentre oggi la sua Giga factory Shanghai impiega poche settimane per realizzarne lo stesso quantitativo. Questo per dire che ci si può aspettare di tutto dall’azienda di Elon Musk.

Produzione ad hoc

Il prototipo Bumble-Cee, quello meno rifinito ma in grado di camminare, è un prototipo costruito con componenti standard mentre l’altro, attaccato a un supporto ma che muoveva le braccia in maniera più fluida, usava già attuatori di produzione Tesla.

Optimus si basa sull’esperienza e l’enorme mole di dati prodotta dalla flotta di automobili Tesla con Autopilot e usa lo stesso software di AI, con i necessari adattamenti, usato dai veicoli. Il robot umanoide viene inoltre ‘addestrato’ in ambienti del mondo reale e non solo attraverso dati.

Optimus, che pesa circa 70 kg, usa una batteria al Litio da 2,3 kWh con la stessa tecnologia di quella delle automobili e consuma circa 100 watt quando è seduto e 500 watt quando cammina velocemente. Il suo ‘cervello’ sarà un SOC (System On a Chip) Tesla e avrà capacità di comunicazione Wi-Fi e LTE, cosa che ne renderà semplice l’aggiornamento analogamente a quanto accade con le automobili del marchio.

Le sfide tecnologiche appaiono notevoli: Tesla dichiara che Optimus avrà 28 attuatori per più di 200 gradi di libertà, con le mani che, avendo 11 gradi di libertà, potrebbero muoversi in modo molto simile a quelle di un essere umano.

La robotica di Tesla

Il marchio californiano è sempre stato molto coinvolto con la robotica industriale e, in attesa di capire gli eventuali ruoli di Optimus anche negli impianti produttivi, ricordiamo che il production hell che ha rallentato il lancio della Model 3 è stato causato da “Troppa automazione e fattore umano sottovalutato”.

Sappiamo anche che la fabbrica di automobili più produttiva d’America è quella Tesla di Fremont e che l’azienda ha a suo tempo acquisito il costruttore tedesco di robot industriali Grohmann proprio per avere in casa competenze di questo tipo.

L’evoluzione produttiva di Tesla non ha però finito di stupire: durante la recente assemblea degli azionisti Elon Musk ha evidenziato come la recente Model Y abbia bisogno di meno robot per unità prodotta, una rivoluzione nella quale c’è anche una componente ‘tricolore’: la parte anteriore e posteriore del SUV Tesla sono infatti un’unica grande pressofusione che ingloba parte del pavimento, i passaruota e le strutture di sostegno di motore e sospensioni. Queste fusioni, prodotte grazie a Gigapress da 6.000 tonnellate prodotte dall’italiana Idra Presse, sostituiscono circa 170 pezzi diversi e semplificano la produzione a tal punto da richiedere un numero minore di robot. Arriveremo alla struttura del veicolo in un sol pezzo? Quando c’è di mezzo Elon Musk non si può mai dire…

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Nicodemo Angì

Metà etrusco e metà magno-greco, interessato alle onde (sonore, elettriche, luminose e… del mare) e di ingranaggi, motori e circuiti. Da sempre appassionato di auto e moto, nasco con i veicoli “analogici” a carburatore e mi interesso delle automobili connesse, elettriche e digitali.

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