Nello scacchiere internazionale, l’Italia si classifica ancora come Paese di medio-bassa attrattività, posizionandosi al 19° posto su 148 Paesi: è quanto emerge dal Global Attractiveness Index 2022 (GAI), lo studio realizzato da The European House-Ambrosetti con il supporto di Philip Morris Italia e Toyota Motor Corporations.
Lo studio, giunto alla sua settima edizione, si pone l’obiettivo di fornire una piattaforma di misurazione dell’attrattività-Paese che mette a confronto 148 economie, pari al 95% della popolazione mondiale e il 99% del Prodotto Interno Lordo.
Da un punto di vista statistico, il GAI è costruito a partire dalla riclassificazione dei KPI nei seguenti sotto-Indici: un Indice di Posizionamento (IP), un Indice di Dinamicità (ID), un Indice di Sostenibilità (IS), un indice relativo alle Aspettative di Crescita.
Per la settima edizione, è stato aggiunto un Indice di Esposizione al Conflitto, che misura il grado di dipendenza economica di un Paese con le aree direttamente coinvolte nel conflitto in corso in Est Europa.
Il ranking dei Paesi è invece stabilito dalle performance rilevate nelle quattro macro-aree che compongono l’indice di posizionamento del GAI, vale a dire: apertura, innovazione, efficienza e dotazione.
Indice degli argomenti
Italia lontana dai Paesi Benchmark
Su 148 Paesi, solo sette si posizionano nella fascia dell’alta attrattività (pari al 4,7% del totale), nove presentano un livello di medio-alta attrattività (6,1%), 47 hanno una attrattività medio-bassa (31,8%) e i restanti 85 hanno una bassa attrattività (57,4%).
Germania, Stati Uniti e Hong Kong sono in cima alla classifica del GAI, mentre l’Italia è al 19° posto, nella fascia della medio-bassa attrattività, a poca distanza dal gruppo superiore, ma con un distacco estremamente rilevante in termini di score rispetto ai Paesi Benchmark.
L’Italia registra infatti uno score pari a 56,1 (nell’edizione 2021 aveva ottenuto un punteggio di 55,5), di poco superiore a quello della Spagna (pari a 51,7) ma nettamente inferiore rispetto alla Francia (70,0) e quasi la metà rispetto a quello della Germania (100,0), 1° Paese per attrattività nell’edizione 2022.
Nel confronto con la Germania, il divario in termini di score è aumentato di 2,8 punti negli ultimi cinque anni, mentre si è ridotto di 7,5 punti nei confronti della Francia (passando da 21,4 nell’edizione 2018 a 13,9 nell’edizione 2022).
Il divario positivo dell’Italia rispetto alla Spagna è inoltre lievemente aumentato nell’ultimo quinquennio, e registra un incremento di 0,5 punti, passando da 3,9 punti nell’edizione 2018 a 4,4 punti nell’edizione 2022.
La pandemia ha interrotto la crescita dell’attrattività del nostro Paese
In particolare, il nostro Paese registra un livello “critico” nell’indice di Dinamicità – che fornisce un’indicazione del livello di variazione dei KPI che determinano il posizionamento – che segnala che un Paese è fermo rispetto agli altri considerati.
Nel rapporto si sottolinea come questo indice sia peggiorato nelle ultime tre rivelazioni e che senza interventi è destinato a seguire questa tendenza di peggioramento nel breve periodo.
Inoltre, anche le aspettative di crescita per il nostro Paese si attestano su livelli bassi, a causa di alcuni fattori (strutturali e non), come:
- l’invecchiamento costante della popolazione
- il peggioramento nasce dalla contrazione delle aspettative di crescita economiche
- rimbalzo più lento in termini di proiezione dei tassi di occupazione
Innovazione e attrattività di investimenti esteri: i due KPI positivi per il nostro Paese
L’Innovazione è la macro-area in cui l’Italia è posizionata meglio, anche se a non si registrano variazioni significative in nessuno dei cinque KPI.
Il Paese guadagna infatti solo due posizioni nel KPI “export di beni high tech” e una nel KPI “utilizzatori di internet”.
Contemporaneamente, ne perde due nel KPI “tasso di occupazione in settori ad alta e
media tecnologia” e nel KPI “Indice di Dotazione Tecnologica”, mentre si mantiene stabile la posizione nel KPI relativo al numero di pubblicazione scientifiche.
Allo stesso tempo, l’Italia sta però riacquistando attrattività sui mercati internazionali in termini di investimenti dall’estero, con una variazione di ben +108 posizioni rispetto all’anno precedente.
Un balzo che il report di Ambrosetti attribuisce principalmente al recupero dopo il crollo di investimenti esteri a causa della pandemia nel 2020, in cui l’Italia figurava tra i Paesi a maggior rischio sia per l’altissima intensità del contagio sia per la fragilità del sistema economico del Paese.
L’Italia ha inoltre assistito ad una forte ripresa dei flussi turistici che, dopo il crollo del -57,6% in periodo pandemico, è cresciuto di +41,2% nel 2021.
L’efficienza, lo storico punto debole del nostro Paese
L’efficienza è l’ambito in cui l’Italia ottiene il risultato peggiore, lo “storico punto debole del nostro Paese”, come lo definisce il report.
Nonostante un miglioramento in termini di crescita della produttività totale dei fattori, l’Italia perde alcune posizioni sia nel KPI relativo al tasso di disoccupazione che nel KPI relativo al Rule of Law Index.
Più nel dettaglio, con riferimento al tasso di disoccupazione l’Italia perde quattro posizioni in questo KPI: nel 2021, la disoccupazione è infatti cresciuta di 0,2 punti percentuali, in controtendenza rispetto a tutti i Paesi benchmark che invece hanno ridotto il proprio tasso di disoccupazione rispetto al 2020 e con un distacco del 2,5% rispetto alla media europea.
Inoltre, nonostante la posizione dell’Italia relativa alla produttività totale dei fattori – che misura la parte di output eccedente rispetto al capitale e al lavoro – sia migliorata di ben sette posizioni (passando dal 75esimo al 68esimo posto in classifica), il miglioramento del ranking non è da attribuire a una miglior performance italiana.
Al contrario, la produttività totale dei fattori è addirittura peggiorata, sia in merito alla contrazione del valore aggiunto (-11,8%) sia la riduzione dell’impiego complessivo di capitale e lavoro (-9,1%) dovuti all’impatto del Covid-19 sull’economia nazionale.
Il miglior ranking del 2022 è quindi dovuto al fatto che il Paese è solo peggiorato meno degli altri.
Nel breve e medio periodo, inoltre, la situazione rischia di peggiorare a causa dell’esposizione al conflitto tra Russia e Ucraina, per cui l’Italia ha un fattore di rischio “medio”.
Tra i KPI che più determinano il grado significativo di esposizione al conflitto dell’Italia vi è sicuramente l’elevata dipendenza dalle aree del conflitto in termini di l’import di gas e petrolio, che pesa per il 22,5% sul totale, ma anche quella sulle materie prime metalliche, che pesa per il 9,3% sul totale e sull’export complessivo, che pesa per il 2,1% sul totale.
Le interruzioni di forniture di gas da parte della Russia e sanzioni economiche imposte dall’UE 27 nei confronti della Russia rischiano pertanto di gravare in modo significativo sui costi di produzione delle imprese e sul reddito disponibile delle famiglie in Italia, ostacolando lo sviluppo e la crescita del Paese nel breve e nel medio periodo.
L’Italia eccelle nella sostenibilità
Un fattore di eccellenza dell’Italia è rappresentato dalla Sostenibilità Alta registrata in tutto il quinquennio preso in esame.
Nonostante livelli critici di rapporto debito/PIL, infatti, l’Italia registra ottime performance in tutte e tre le Macroaree relative all’Indice di Sostenibilità (Resilienza, Vulnerabilità e Transizione Ecologica).
La performance positiva emerge da alcuni KPI distintivi:
- un sistema sanitario pubblico e privato esteso ed efficiente, posiziona l’Italia 12ma al mondo per aspettativa di vita alla nascita (KPI afferente alla macroarea Resilienza)
- ottima performance nella macroarea relativa alla Transizione Ecologica, prevalentemente grazie alla buona efficienza energetica nella produzione industriale (che posizionano l’Italia 17ma al mondo nel KPI Energy Intensity, ovvero MWh consumati per unità di PIL)
- la capacità di sfruttare efficientemente le materie prime (che posiziona 5a al mondo nel KPI Material consumption, ovvero kg di materie prime consumate per unità di PIL)
Le proposte per l’Italia dell’Advisory Board del Global Attractivness Index
Alla luce di questi dati, l’Advisory Board del GAI suggerisce delle azioni per assicurare una maggiore attrattività e crescita economica e sociale del Paese, tra cui:
- riforma del sistema della formazione, sia formale (scuole superiori e università) che professionalizzante (lifelong learning), come chiave per raggiungere una crescita sostenibile
- riduzione del peso fiscale che grava sui salari, incentivando la crescita dei salari sia medio-bassi che per professionalità specializzate, con benefici in termini di crescita dei consumi aggregati, attrattività dei talenti dall’estero, retention dei laureati in Italia e di mitigazione del fenomeno dell’inattività di giovani e donne in Italia
- intervento sulla burocrazia volto alla riduzione dei tempi necessari all’esame e all’autorizzazione dei progetti e degli investimenti privati nella direzione della transizione ecologica, combattendo la cultura NIMBY (Not in my back yard) a livello regionale
Il report
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