Dalle tecnologie della comunicazione alle tecnologie dell’interazione: è questa la prossima frontiera dell’evoluzione tecnologica che sarà guidata dai robot, come spiega Bruno Siciliano, professore di Controllo Automatico all’Università di Napoli Federico II, Direttore del Centro Icaros e Coordinatore del Laboratorio Prisma presso il Dipartimento di Ingegneria Elettrica e Informatica.
In un suo intervento su Login, inserto tech del Corriere della Sera, il professore – a cui recentemente è stato conferito l’Engelberger Robotics Award 2022, considerato il premio più prestigioso al mondo per la robotica – ha delineato i contorni della prossima frontiera dello sviluppo della ricerca robotica, che si incentrerà su una migliorata comprensione dell’ambiente circostante da parte delle macchine che sarà la base di una maggiore autonomia decisionale dei robot e dell’applicazione di quest’ultimi nel contesto di vita quotidiano.
Una frontiera a cui la ricerca è già vicina, grazie anche allo sviluppo del 5G, ma a cui la società deve prepararsi anche attraverso un confronto che prenda in considerazione, a 360°, le conseguenze sociali, etiche, legali e psicologiche di questi nuovo modo di interagire con le macchine.
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Verso le tecnologie dell’interazione
La Quarta Rivoluzione Industriale ha visto i robot uscire dalle gabbie in cui erano stati relegati, all’interno delle fabbriche, e lavorare sempre più a stretto contatto con l’uomo, grazie all’evoluzione delle tecnologie che permettono a queste macchine di modificare il loro comportamento rispetto agli stimoli ricevuti dall’ambiente.
“Da qui la definizione della robotica ‘come connessione intelligente tra percezione e azione‘, con una dimensione cognitiva, in relazione alla possibilità di decisione e pianificazione delle azioni da svolgere; una dimensione sensoriale, intesa come conoscenza della realtà attraverso l’analisi di dati; infine, una dimensione attuativa, con le azioni da compiere per raggiungere lo scopo desiderato “, spiega Siciliano.
E proprio la robotica guiderà la trasformazione delle tecnologie della comunicazione, ora in grado soltanto di raccogliere ed elaborare i dati dall’ambiente, verso le tecnologie dell’interazione dove i dispositivi autonomi saranno in grado, grazie alle capacità di apprendimento, di intervenire sull’ambiente esterno e relazionarsi con l’uomo.
Un’evoluzione che consentirà a queste macchine di rivoluzionare non solo il nostro modo di produrre – con una maggiore sicurezza e sostenibilità di tutti i processi produttivi e del trasporto di beni e persone – ma anche molti altri aspetti del nostro quotidiano: dall’evoluzioni in campo diagnostico e chirurgico – con la possibilità, ad esempio, di eseguire interventi a distanza utilizzando sistemi robotici – all’assistenza delle persone.
Dall’Internet of Things all’Internet of Skills
A livello tecnologico questo salto, spiega Siciliano, sarà possibile grazie:
- a una tecnologia sempre più intuitiva, che permetterà alle persone di utilizzare i robot con la stessa facilità con oggi utilizziamo altre tecnologie
- al miglioramento della sensoristica e della capacità di elaborazione delle informazioni, che consentirà ai robot di migliorare la conoscenza dell’ambiente circostante
- agli sviluppi del 5G, che permetteranno connessioni wireless rapide e a latenze costanti (quindi prevedibili), che consentiranno di guidare questi sistemi anche a distanza
Grazie al 5G, quindi, i robot saranno in grado di essere collegati a persone e macchine in tempo reale, sia a livello locale che a livello globale. L’Internet of Things sarà quindi superato dall’Internet of Skills, un “Internet tattile per consentire un’esperienza fisica da remoto attraverso dispositivi aptici che si coniughino con le skills, le abilità per esempio dell’operatore di droni o del chirurgo alle prese con un intervento eseguito tramite un sistema robotico a distanza”, spiega il professore.
Le implicazioni sociali, etiche e legali del cambiamento
Uno scenario verso cui la robotica si sta dirigendo: i robot assistenziali sono infatti già ampliamente utilizzati in Paesi come il Giappone e aziende come Tesla hanno già iniziato a lavorare ai primi robot personali, dei veri e propri assistenti in grado di svolgere quelle mansioni (anche nel quotidiano) a basso valore cognitivo.
Tuttavia, questo cambiamento non può non spingerci a considerare le implicazioni etiche, sociali, legali e psicologiche di una realtà basata su un nuovo tipo di interazione tra uomo e macchina.
“Quale sarà l’impatto sociale in termini del mercato del lavoro se l’uso del progresso della robotica e dell’intelligenza artificiale concentrerà ulteriormente il potere e la ricchezza in mano di pochi?” si interroga Siciliano. Del resto, ancora ad oggi, il dibattito intorno al tema dei “robot che ci rubano del lavoro” vede amanti e detrattori delle tecnologie dell’automazione schierati su due poli contrapposti.
E quale saranno le conseguenze psicologiche di questa relazione di sempre maggiore dipendenza che si creerà tra uomo e robot quando quest’ultimi usciranno dalla fabbriche ed entreranno nelle loro case? E ancora, come dovranno essere considerate, a livello legale, queste tecnologie che nel futuro diventeranno strumenti caratterizzati da un alto gradiente di sviluppo?
Domande che dobbiamo porci, spiega Siciliano, partendo dal presupposto che “l’uomo è un soggetto tecnico e si è sempre dotato di strumenti di libertà e liberazione con cui si è potuto evolvere”.
“Va da sé che dovrà essere aperta una profonda riflessione sui vincoli che andranno posti al progresso perché la tecnologia non diventi pericolosa e alienante ma, al pari della politica e dell’economia, si faccia carico e abbia sempre in vista i bisogni e la centralità dell’uomo nel suo divenire”, conclude Siciliano.